Belli e (im)Possibili: Rubber

Un omaggio al nessun motivo, così viene presentato “Rubber”, commedia horror francese scritta e diretta dallo sconosciutissimo Quentin Dupieux. Presentata a Cannes lo scorso anno, durante la settimana della critica, la pellicola ha subito giudizi di ogni genere ma è riuscita comunque a trovare un distributore come la "Magnet" che si è occupata di farla sbarcare addirittura negli States.

Ad esporre il monologo d'apertura del film, ci pensa uno sceriffo molto particolare, che pare essere uscito proprio da un film di Quentin Tarantino. Attraverso le sue parole cerca di convincere (e convincerci) sulla teoria che ogni grande film deve sempre avere un elemento di nessun motivo al suo interno. Certo è, che il suo monologo ha delle falle assurde, difficili da sostenere, ma tralasciando alcuni esempi sbagliati che vedono protagonisti tra gli altri, film come “Il Pianista” e “JFK”, le intenzioni in generale sono abbastanza buone, così con qualche piccolo sforzo, il (non)senso riesce ad essere accettato.

La vera trama di "Rubber" però è un’altra.
La storia del film vede un comune pneumatico abbandonato nel deserto californiano, prendere vita e scoprirsi spietato assassino con poteri psichici capaci di far esplodere le sue vittime.

Originale no?
In realtà è tutto molto delirante. Vuoi o non vuoi però, un suo fascino questo film ce l’ha eccome. Non mi riferisco solamente al fascino visivo del deserto e di una ruota che prende vita al suo interno dando l’impressione di essere quasi umana a chi la guarda -un pò come il robottino Wall-E della Pixar-. Di interessante in questo b-movie, c’è anche l’idea originale di mettere un pubblico all'interno della trama, armarlo di binocolo e fargli seguire la storia completamente dal vivo. Cercando di avvelenarlo successivamente per evitare di chiudere il film con un finale che in realtà ancora non esiste. Tuttavia si sa, siamo ossi duri noi! 

Ma ottanta minuti a seguire le (dis)avventure di uno pneumatico non è cosa semplice, anche se questo è un super killer. La mancanza di una presenza umana protagonista si sente, e se il pubblico dal vivo ogni tanto smorza leggermente la noia, non basta a risollevare i tanti vuoti creati. Perchè purtroppo i momenti in cui il film di Dupieux cala di ritmo e arranca ci sono, e anche spesso. Però “Rubber” complessivamente riesce a sorprendere e, in qualche scena, anche a divertire. L’unica cosa che non gli riesce è spaventare. Ma quello magari era già stato calcolato dal suo regista.

Sarà difficile che un film così riesca a trovare un distributore in Italia, anche se: "mai dire mai". Fortunatamente internet è un mezzo che molte volte sopperisce a queste ingiustizie, e questa è un ottima opportunità per gli onnivori della settima arte di riuscire a vedere interessanti esperimenti cinematografici.
In questo caso il risultato finale sfortunatamente è parzialmente riuscito. Se vi capita, dategli un’occhiatina. Già il trailer promette bene!

Trailer:

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