London Boulevard - La Recensione

Mitchel (Colin Farrell) è un ex carcerato appena uscito di prigione in cerca di una vita onesta. Rifiutati tutti gli inviti dei suoi ex colleghi a rientrare nel giro, accetta un lavoro come tuttofare per una giovane attrice in pensione (Keira Knightley). Nulla però andrà secondo i piani, le circostanze costringeranno Mitchel a riprendere di nuovo armi e bagagli per liberarsi dei suoi vecchi amici e cercare di guadagnarsi una volta per tutte la sua libertà.

Tratto dal romanzo di Ken Bruen, “London Boulevard” è il primo film da regista dello sceneggiatore William Monahan, il quale, ovviamente, si è anche occupato della scrittura dello stesso.
Sorretto da un curriculum che vanta collaborazioni con maestri del cinema come Ridley Scott (“Le Crociate” , “Nessuna Verità”) e Martin Scorsese (“The Departed”), per la sua prima esperienza dietro la macchina da presa Monahan è riuscito a mettere insieme un cast di tutto rispetto, composto da Colin Farrell, Keira Knightley, David Thewlis, Ben Chaplin e Ray Winstone. Ma purtroppo tutto questo non è bastato per compiere un lavoro perlomeno accettabile.

Nonostante una prima mezz’ora abbastanza promettente, “London Boulevard” si va perdendo quasi volontariamente (forse) proprio nel momento in cui sembrava aver trovato la chiave migliore per proseguire la sua storia. La colpa è della discutibile decisione registica di scegliere di non focalizzarsi prevalentemente sulla costruzione del rapporto tra il personaggio di Farrell e quello della Knightley (subito interessante) ma anzi di staccare l’occhio a favore di un’intreccio narrativo che presto si rivelerà poco funzionale e assai dannoso per il resto del film.

Eppure, come dicevo, l'inizio non era stato poi così male, merito anche di un'ambientazione, quella Londinese (come era facile intuire dal titolo), molto azzeccata e col pregio di riuscire a conferire e mantenere, allo stesso tempo, un’atmosfera affascinante e intima nello spettatore.

Un'altro punto positivo è legato alle interpretazioni. Su tutti spicca, quasi forzatamente, quella di un bravo Colin Farrell nel ruolo di protagonista assoluto. Purtroppo la sfortuna negli anni non gli ha ancora fatto imboccare la strada giusta per una definitiva consacrazione, è anche vero che questo film non è “In Bruges”, e che, se in quel caso la scelta di lavorare in una produzione indipendente era stata molto intelligente, stavolta, purtroppo per lui, non va allo stesso modo. Discorso differente per Keira Knightley in un ruolo molto interessante ma poco sviluppato. La scelta di concedergli così poco spazio nel film, lascia addirittura qualche rammarico sulla possibile ottima intesa non utilizzata che si era percepita inizialmente tra lei e il collega Farrel. Ottime invece, ma non c'erano molti dubbi a riguardo, le prove di David Thewils, Ben Chaplin e Ray Winstone.

La perplessità più grande allora resta quella di capire se il problema del film sia davvero legato ad una regia ancora inesperta del suo esecutore oppure anche ad una sceneggiatura magari da rivedere, specie nella seconda parte. Quello che è certo però, è che il risultato finale non è decisamente dei migliori.

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