Transformers 3 - La Recensione

Chissà dopo il flop di “Transformers 2” e il consecutivo licenziamento della star super sexy, Megan Fox, quanti si sarebbero aspettati ancora di vedere un terzo episodio sui robot giocattoli della Hasbro.

Arrivati improvvisamente a un punto di rottura, la scelta più logica sembrava quella di salvare il salvabile e abbandonare la nave, questo almeno se dietro il progetto ci fossero stati degli esseri umani più o meno comuni. Ma quando a muovere i fili si celano menti sovrumane (per differenti motivi) come Steven Spielberg (produttore) e Michael Bay (regista), non risulta così sbalorditivo, poi, trovarsi qui a parlare di un azzardo totale chiamato “Transformers 3”.

Un azzardo perché in uscita a luglio, non il periodo più roseo per il cinema (specie in Italia), un azzardo perché non tutti saranno disposti a regalare una seconda possibilità ad un titolo che l’ultima volta si è letteralmente auto-flagellato, un azzardo perché orfano di Megan Fox, presenza che stuzzicava non poco l'ormone maschile ma, soprattutto, un azzardo perché la durata di ben centosessanta minuti non aiuterà minimamente lo spettatore ad avvicinarsi alla sala.

Fortunatamente, però, quando questi rischi vengono sostenuti da una presenza corazzata come quella di Michael Bay, allora tutto assume inspiegabilmente un carattere diverso. Bay è il tipo di persona che se si lancia dal terzo piano e si rompe una gamba, appena riabilitato, riproverà subito il salto, come minimo da un piano più alto. Per questo quella che dovrebbe essere la sua ripresa, o forse la sua rinascita, è stata programmata volutamente in maniera così folle e spropositata.

Il terzo capitolo di Optimus Prime e soci, è quasi un ritorno alle origini, una ricerca totale del buono creato nel primo capitolo, poi inspiegabilmente distrutto nel secondo. Lavoro che fatica molto ad essere rintracciato. La prima parte del film (che per questioni di comodità dividerò in tre parti) soffre moltissimo dell'esagerata presenza dei soli Autobot sullo schermo. L’impossibilità di trasmettere emozioni è proprio uno dei problemi fondamentali degli eroi di questo titolo, le macchine non hanno espressioni, non hanno umanità, non riescono ad empatizzare con il pubblico, possono solamente regalare qualche battutina sarcastica e inscenare battaglie e trasformazioni spettacolari, troppo poco per reggere da soli una buona porzione di storia. Fortunatamente la ripresa arriva nella la seconda parte, quando gli umani iniziano ad entrare nella trama, grazie al ritorno di Sam (Shia LaBeouf) e della sua nuova fiamma Carly (Rosie Huntington-Whiteley). Qui inizia anche a prendere forma il conflitto principale, che porterà in seguito le macchine a lottare tra loro per avere la supremazia sul nostro pianeta. Decepticon da una parte e Autobot dall’altra, se vinceranno i primi le macchine schiavizzeranno gli umani e conquisteranno il pianeta, se vinceranno i secondi noi continueremo ad essere liberi, a governare la terra e a collaborare coi robot. Un regolamento di conti che si allestirà per gran parte del film, ma troverà il suo vero sfogo solo nell’ultima parte, quella più avvincente e intrattenitiva. La battaglia finale è il momento migliore di tutta la pellicola, una mezz'ora condita solo da scene ultra-spettacolari, cadute da grattacieli, rallenti strepitosi, un mix caciarone favoloso eseguito con effetti speciali esagerati che portano il film al picco massimo di divertimento, supportati, tra l'altro, da un uso eccellente del 3D (finalmente!).

Il resto è una combinazione di citazioni, tante delle quali vedono protagonista indiretto proprio il regista Bay. Spazio quindi al suo ideale di donna, che finalmente sarà ben chiaro a tutti quanti. Liquidata la Fox con una sola battuta, Rosie Huntington-Whiteley si identifica subito come donna totalmente subordinata al suo uomo (LaBeouf), il quale seppur disoccupato e mantenuto, detiene sempre una sorta di supremazia nei suoi confronti. Via quindi al match invisibile con l’altro personaggio femminile, quello interpretato da Frances McDormand, lei donna in carriera, dura, rigida, mai sexy, insomma l’esatto opposto dell’altra. A vincere il confronto, ovviamente sarà la nuova pupa, che, proprio in una scena faccia a faccia, domanderà sfacciatamente alla sua avversaria “ma lei è una donna?”.

Le altre New Entry (dopo la McDormand) portano i volti di John Malkovich, in un piccolo ruolo, e Patrick Dempsey, in alcune vesti leggermente diverse del solito. Da non dimenticare anche il ritorno di John Turturro, il quale ha recentemente dichiarato che con “Transformers” ci si paga le bollette!

Risulta scontato, dunque, ammettere che “Transformers 3” non sia una scommessa persa, come, tuttavia, non sia nemmeno una scommessa vinta. L'intera follia, l’esagerazione e l’esaltazione facenti parte dell'ego spropositato di Michael Bay non saranno mai complici del raggiungimento di un completo obiettivo, per questo ci sarebbe bisogno di equilibrio, parola che nel vocabolario di Bay è praticamente assente. Ma per uno che ogni volta ama spingersi continuamente oltre sè stesso, ormai è ordinaria amministrazione cadere e sapersi rialzare costantemente.

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