Posti in Piedi in Paradiso - La Recensione

Nel panorama cinematografico italiano Carlo Verdone è rimasto forse l’unico autore in grado di portare sullo schermo delle commedie originali e interessanti, capaci di stimolare delle riflessioni nello spettatore e insieme anche di adempiere benissimo al ruolo ricercato di far ridere di gusto.

In questo senso “Posti in Piedi in Paradiso” è una bellissima storia, la migliore scritta da Verdone da parecchi anni a questa parte, che si concentra prevalentemente sulle figure di tre padri separati schiantati dalle loro vite, atterrati violentemente dalla situazione economica del nostro paese e quindi alla sfrenata ricerca di una svolta utile per rimettersi in pista. Una pellicola unicamente al maschile dunque, che può contare però sulla sola presenza femminile elaborata di una bravissima Micaela Ramazzotti.

In questo film Verdone decide di guardare al passato per affrontare il delicato tema del futuro, un futuro precario, instabile, allarmante e apparentemente senza via di scampo. La convivenza fra i tre sconosciuti, uniti dalle stesse necessità e difficoltà, diventa allora un pretesto per dare il via a delle situazioni comiche prettamente “verdoniane” che dimostrano ancora una volta dopo “Io, Loro e Lara” come ad essere il più in forma, nonché fresca scoperta della nostra commedia sia proprio Marco Giallini, forse già eleggibile come nuovo attore-feticcio per il regista romano. Il suo personaggio è decisamente il più eccessivo e sregolato del gruppo e per questo in grado di fornire un umorismo più becero e sfrontato rispetto al critico intellettuale cinematografico retrocesso al gossip Pierfrancesco Favino oppure dell’ex produttore discografico ora commerciante di vinili Carlo Verdone, entrambi più razionali e equilibrati.

Purtroppo “Posti in Piedi in Paradiso” però soffre alla lunga di un leggero rallentamento di ritmo, riscontrabile in gran parte verso le battute finali, e accoppiato inoltre da un problema generico di regia fiacca. Sebbene, come detto in precedenza, la sceneggiatura posseduta da Verdone questa volta sembri veramente ottima, è la modalità di racconto a volte a sembrare leggermente posticcia e priva della giusta vivacità necessaria alla commedia. Si ha l’impressione infatti che le reali potenzialità della trama non riescano a venir fuori completamente, lasciando una leggera delusione nello spettatore consapevole di aver potuto pretendere sicuramente un qualcosina in più.

Le gag esilaranti e le battute divertenti però non mancano, come non mancano neanche alcuni riferimenti alla commedia all'italiana del passato allegate a quella consueta dose di buoni sentimenti che Verdone ama da sempre trasmettere ai suoi affezionati e che, specie in questa storia, diventano la cura principale per affrontare qualsiasi tipo di problema la vita spesso ci pone di fronte. La speranza della vecchia generazione finisce così per tagliare quel disperato cordone che la legava a ciò che è destinato a non ritornare, puntando ogni singola aspettativa nei giovani che secondo il verdone-pensiero dovranno essere il futuro e i fautori del cambiamento di questo paese. Insomma, un leggero sprizzo di positività in un momento storico in cui proprio noi giovani fatichiamo a sorridere.

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