Project X: Una Festa che Spacca - La Recensione

Il nome di Todd Phillips tra i produttori di "Project X" non figura esclusivamente come una mossa commerciale progettata per promuovere al meglio una pellicola altrimenti priva di attenzione.

Durante la visione infatti è netta la sensazione che il DNA del film provenga dalle idee e dagli spunti allestiti in passato da "Una Notte da Leoni" e che a differenziare i due titoli ci sia solamente la volontà di "Project X" di elaborare, in maniera molto più accurata, le situazioni assurde che in quel contesto furono solamente accennate, sacrificando pertanto un interesse approfondito nei confronti dei suoi personaggi. Lo zampino di Todd Phillips allora lo si nota senza grandissimi sforzi, è sempre li, agitato dietro la macchina da presa, mascherato dalla regia videoclippara dell'esordiente Nima Nourizadeh (alla sua prima esperienza cinematografica) e impegnato a godersi la sfuria sregolata di chi ha capito come ci si sballa veramente.

Ma sebbene sia l'esagerazione dei festeggiamenti a far da padrona e a dar vita ai momenti più incredibili di "Project X", rimane altrettanto coerente dichiarare che il film, oltre ad appartenere alla categoria dei party-movie, porta con sé anche una seconda e leggermente sfumata parentela con la teen-comedy (distinguibile negli istanti iniziali e conclusivi della storia). E allora il motivo che spinge i tre sfigati protagonisti (quattro se contiamo anche il cameraman -inquadrato solo una volta-) ad organizzare la festa più cool di Pasadena diventa la disperata ricerca di una popolarità liceale mai acquisita. Sfruttando il compimento della maggiore età di uno di loro e un giro di passaparola improvvisato e confusionario, il gioco gli riesce alla perfezione, uscendo decisamente fuori dai canoni previsti. Così, gli invisibili della scuola si trovano a dover gestire, nella casa del festeggiato, un esercito di ragazzi e ragazze preoccupati solo a divertirsi e a fare baldoria, in uno scenario inevitabilmente destinato a sfociare nell'apocalisse totale.

Girato con la tecnica del found-footage (in gran voga ultimamente) e ispirato a un fatto realmente accaduto, "Project X" si trasforma nel film più fancazzista mai visto sul grande schermo. La mancanza di solidi contenuti presenti sul fondo, ad esclusione del desiderio di oltrepassare ogni limite e di fare sesso, gli esplicitano l'unica finalità di voler mostrare le possibili conseguenze scatenabili da un'infinita mandria di teenager ubriachi e sotto effetto di stupefacenti. Il risultato è un finale a tinte catastrofiche, senza alcun dubbio la cosa migliore riuscita al film, paragonabile alle migliori sequenze di conflitto tra esercito e alieni portati al cinema negli ultimi anni, con la sola differenza che questa volta a impersonare gli extraterrestri sono esseri umani incontrollabili.

Scritto senza grandi fiammate da Matt Drake e Michael Bacall, il primo impatto col grande schermo di Nima Nourizadeh non è abbastanza sufficiente per fare previsioni sul futuro della sua carriera ma si rivela decisamente perfetto per dare un giusto benvenuto alla stagione cinematografica estiva. Il ritmo incalzante e la durata leggera di "Project X" suscitano quantomeno curiosità nell'apprendere fino all'ultimo istante i pericolosi consigli su come organizzare una festa squilibrata senza precedenti e dagli strascichi spaventosi.

Trailer:

Commenti