Madagascar 3: Ricercati in Europa - La Recensione

Giungere al terzo capitolo per Madagascar deve essere stato un po’ come aver vinto alla lotteria.
La serie d’animazione di casa Dreamworks infatti si era presentata sulla scena con uno stile umoristico sempre piuttosto debole se paragonato a quello dei suoi concorrenti, sorretti ogni volta da protagonisti effervescenti e vivaci e capaci perciò di mandare avanti un racconto senza il bisogno categorico di aiuti o rinforzi. Le sventure di Scrat, per esempio, ne “L’Era Glaciale”, sono sempre state utilizzate solo e soltanto come valore aggiunto e, seppur esilaranti, non sono mai diventate indispensabili per strappare risate al pubblico, dato che l’esistenza di un personaggio buffo come Syd forniva da solo la comicità e il divertimento necessari. Ma tra Alex, Marty, Gloria e Melman purtroppo non c’era nessuno in grado di interpretare una figura intrattenitiva simile a quella del bradipo e la conferma è arrivata direttamente dallo spazio che i Pinguini hanno dovuto conquistare in fase di avanzamento della serie per garantire quella dose media di umorismo che altrimenti sarebbe rimasta profondamente contenuta.

Tuttavia con “Madagascar 3: Ricercati in Europa” si compie un passo importantissimo ai fini della vitalità del titolo perché si decide di abbandonare il vecchio tipo di regolamento favorendo la caratterizzazione dei comprimari all’ennesima potenza con conseguente alterazione del loro modo di fare e un risalto di cattiveria e scorrettezza poggiato su dei livelli mai azzardati prima. I protagonisti dunque cambiano, esistono ancora ma dividono la scena equamente con le loro “spalle”, mentre i pinguini diventano finalmente un punto quasi fermissimo e assai efficace per convertire l’intera miscela di elementi in un film d’animazione corale e molto piacevole. Scelte intelligenti, scelte coraggiose, scelte vincenti che impiegano poco per suggerire allo spettatore che lo spettacolo che sta guardando non ha niente in comune con il precedente ma questa volta ha intenzione di non porsi né limiti né obiettivi escluso quello di divertire a crepapelle e a qualunque costo. Questo diventa il preludio basilare a sbloccare scene d’azione e di inseguimenti notevolissime che strizzano forte l’occhio a "Matrix" e insieme bastano ad introdurre lo spietato e indomabile capitano-donna-francese Chantel DuBois, nuova villain dal fiuto eccezionale ossessionata dall’acciuffare il leone Alex per tagliargli la testa ed appenderla sul proprio muro di casa.

Per esaltare al massimo le sue potenzialità “Madagascar 3: Ricercati in Europa” ambienta la nuova storia all’interno di un circo in tour per l’Europa con destinazione finale New York. Ma in realtà il vero circo pare riesca a costruirselo con le sue stesse mani innalzando una serie di vicende veramente spassose e inaspettate, impossibili da immaginare se aggrappati ai vecchi standard. L’esecuzione di “Non, Je ne Regrette Rien” da parte del capitano DuBois rimane una delle sequenze che da sole potrebbero valere il prezzo del biglietto; il colpo di fulmine di Re Julien a spese dell’orsa in tutù Sonya (con relativo scompiglio creato tra i centri storici di Roma, lo scherzetto al Papa e i momenti da stravagante love-story) è tra i frame migliori da ricordare, eppure fortunatamente questo terzo capitolo contiene anche molto altro ancora.


I registi Eric Darnell, Conrad Vernon e Tom McGrath hanno compiuto una vera e propria rivoluzione sulla quale deve aver sicuramente avuto i suoi meriti anche la complicità dello sceneggiatore Noah Baumbach (nuovo entrato). Evidentemente un’aria di cambiamento era imprescindibile ma la sua riuscita ha finalmente fatto guadagnare al franchise di Madagascar quella medaglia al valore che prima indossava ma non meritava affatto.


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