[REC] 3: Genesis - La Recensione

Un Paco Plaza orfano di spalla del fedele amico Jaume Balaguerò prosegue da solista la storia della diffusione del virus aggressivo capace di trasformare gli esseri umani in animali rabbiosi e affamati di carne.

[REC] 3: Genesis” nasce cronologicamente come terzo e penultimo capitolo della quadrilogia iniziata cinque anni fa –e destinata a concludersi con un Apocalypse già annunciata– ma i fatti che racconta, in realtà, si svolgono temporalmente in parallelo a quelli avvenuti nel primo capitolo.

La zona rossa stavolta è la villa dove stanno celebrando il loro freschissimo matrimonio gli sposini Koldo e Clara, circondati da una folla di invitati in giubilo e del tutto ignara delle circostanze che a breve trasformeranno un giorno di esclusiva felicità nel peggiore mai immaginato. Ma “[REC] 3: Genesis” sceglie di non risultare troppo prevedibile e di non farsi carico quindi solo del suo marchio di fabbrica –tra l'altro in forte affaticamento– per cui tenta di sorprendere leggermente tutte le aspettative presunte non investendo le proprie risorse interamente sulla tensione e il terrore ma inventandosi una tragedia romantica alla Romeo e Giulietta da innestare all'interno del suo contesto cupo e spaventoso.

L'infetta storia d'amore di Koldo e Clara diventa così il motore principale dell'intero impianto, soffiando un po' di aria fresca sopra un modello narrativo che, se solo pochi anni fa pareva affacciarsi in maniera piuttosto innovativa, oggi sembra aver subito un rapidissimo esaurimento con prossima fermata obsolescenza. Perché “[REC] 3: Genesis”, forza dei sentimenti a parte, non ha niente di nuovo da aggiungere alla propria causa, e, tolti alcuni divertenti momenti di inaudita violenza (lo sfogo aggressivo di un rappresentate della SIAE su un infetto) e la fuoriuscita a sorpresa di una sposa agguerrita e determinata a ricongiungersi al neo-marito, somiglia molto a un bis senza pretese rivolto più a radunare i fan affezionati che altri interessati.

Stando a ciò, e in attesa di vedere come Balaguerò e Plaza abbiano deciso di inserire la parola "fine" al loro fortunoso franchise, bisogna ammettere che le capacità di sconvolgere il pubblico padroneggiate una volta dalle mani dei due cineasti spagnoli al momento sembrano attraversare un periodo di parziale crisi. In questo terzo capitolo si registra addirittura l'abbandono di una delle caratteristiche fondamentali che avevano contraddistinto il loro marchio: l'utilizzo della camera a mano in stile amatoriale. Bastano i primi venti minuti infatti per abbandonarla definitivamente a favore di una ripresa del tutto classica, la solita cinematografica per intenderci.

Insomma, i tempi della proiezione stampa a Venezia sono lontanissimi, per farci balzare dalla poltrona oggi c'è bisogno di qualcos'altro. Magari un innovazione. Si, un'altra.

Trailer:

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