Gli Equilibristi - La Recensione

Roma, giorni nostri. Un tradimento extraconiugale mette in crisi il matrimonio con due figli tra Giulio ed Elena. Lui, per ammissione di colpa, decide di abbandonare il tetto familiare e di trovare un'altra sistemazione, con la speranza che la moglie possa in breve tempo perdonarlo completamente e riaccettarlo in casa. L’impatto con la realtà di vivere lontano dalla famiglia e al tempo stesso prendersene cura mette però Giulio in un preavviso di crisi economica. Le cose peggiorano profondamente quando Elena sceglie la via della separazione e a lui, come da prassi, rimane il compito di continuare ad adempiere alla salute finanziaria della famiglia a tempo indeterminato.

La separazione al tempo della crisi. E’ di questo che parla “Gli Equilibristi”, pellicola diretta da Ivano De Matteo e presentata quest’anno a Venezia nella sezione Orizzonti. Trainata efficacemente da un Valerio Mastandrea formato gigante la storia ci fa assistere al cambiamento radicale di un uomo messo alle strette dopo un divorzio che evidentemente non si poteva permettere, poiché, come gli viene detto anche nel film: “Il divorzio è per quelli ricchi!”. E forse è proprio così, oggi più che mai, a prescindere dalla forza di volontà che alberga in ognuno di noi.

Giulio - il personaggio di Mastandrea - ce la mette davvero tutta per riuscire a rispettare scadenze e conti da pagare, non lo spaventano né doppi turni a lavoro (posto fisso al comune), né secondi lavori in nero e neppure alloggi in pensioni a una stella popolate da extracomunitari. Eppure ogni volta, arrivati alla fine del mese, nessun sacrificio risulta mai essere stato abbastanza per poter dormire sereni. Questa ingiustizia lo trasforma lentamente in un'altra persona, cinica e depressa - se volessimo agganciarci all’ultimo film di Bellocchio - in ogni caso assente come padre e infelice come uomo/equilibrista.

Questo cambio di personalità viene accentuato assai maggiormente da De Matteo tramite un percettibile spacco della narrazione, che nella prima parte abbonda largamente di un piacevole uso di ironia (spesso derivata dalla satira sul nostro (mal)costume) mentre nella seconda lascia che essa si dilegui per dare spazio alla drammaticità della vicenda incaricata di raggiungere l’apice. Viaggiando su questi binari, dunque, “Gli Equilibristi” offre al pubblico gioia e sofferenza, le stesse emozioni che prova Giulio ogni mattina in macchina accompagnando i suoi figli a scuola quando ascolta quella canzone francese di cui non capisce il significato. Lo stesso che nel nostro caso invece non può venire in alcun modo schivato.

Ne è la riprova l’ultimo fotogramma del film che ci mostra in primo piano il volto perduto di Valerio Mastandrea: un’istantanea che sa commuovere ma capace ugualmente di terrorizzare.

Trailer:

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