Festival Internazionale del Film di Roma 2012: Tiriamo le Somme


Si chiude tra le infinite polemiche questa settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. A fare arrabbiare stampa e pubblico le premiazioni attribuite a "E la Chiamano Estate" di Paolo Franchi e a "Marfa Girl" di Larry Clark, due titoli che hanno fatto soffrire non poco gli spettatori in sala durante le loro rispettive proiezioni (si dice che il film di Franchi abbia scatenato addirittura richieste di rimborsi). 

Al di là di ciò che si è già detto, e che ormai è piuttosto chiaro, si può aggiungere che premiare meritatamente uno dei film in concorso quest'anno era impresa non poco ardua. Erano presenti infatti titoli di difficile fruizione, in una selezione che puntava più a sorprendere con nuove idee e sperimentazioni, e a voler spiazzare ma allo stesso tempo convincere il pubblico. L’esperimento è riuscito solo a metà, la prima metà. Perché di spiazzi sicuramente ce ne sono stati tanti, troppi, abbastanza da farci arrivare a chiedere se fosse tutto un grandissimo scherzo degli organizzatori. Di scherzo chiaramente non si trattava, era il festival ufficiale, quel festival a cui doveva partecipare anche Quentin Tarantino e che, pur non essendo mai stato smentito, alla fine non ha calcato in nessun modo il tappeto rosso come promesso. E meno male, sarebbe da aggiungere.

Le speranze arrivate con Marco Müller di pareggiare la qualità del Festival di Roma a quella di Venezia (qualcuno diceva anche Cannes) non sono state certo d’aiuto alla situazione e se consideriamo le difficoltà che ci sono state per rendere possibile questa settima edizione allora l’intero insieme comincia a prendere un senso comprensibilmente logico. L’unica spiegazione che riusciamo a darci quindi è di un allestimento eseguito in fretta e furia sulla quale non si è potuta svolgere con serenità e pazienza la scelta variegata delle pellicole da privilegiare, e sulla quale si è compiuto poi, di fatto, un assemblaggio qualitativamente basso o, per essere buoni, ai limiti del passabile.

Mettersi a parlare di coraggio per giustificare l’opera dell’arrogante Paolo Franchi sarebbe come arrampicarsi sugli specchi, “E la Chiamano Estate” è anticinema e basta, guai ad affiancarlo al cinema d’autore o al cinema coraggioso. Chi deve ringraziare Franchi invece è sicuramente Larry Clark che grazie a lui è riuscito a schivare le polemiche che altrimenti si sarebbero scagliate anche sul suo film, il Marc’Aurelio d’Oro a “Marfa Girl” è un riconoscimento folle quasi quanto la personalità del suo regista. A questo punto si dilata il valore dell’unica pellicola in concorso veramente interessante: “Alì ha gli Occhi Azzurri” di Claudio Giovannesi. Due premi vinti che non gli generano forse il giusto rumore forte a sufficienza da muovere la gente a recuperarlo in sala, visto che è stato distribuito al cinema nei giorni scorsi.

Dopo l’ultima edizione insomma - dove il festival aveva deluso pesantemente - anche quest’anno, complici le aspettative altissime, a Roma il buon cinema continua a trovare la porta chiusa. Per Müller è solo il primo anno, un primo anno complicatissimo e probabilmente da battezzare “di passaggio”, le speranze di vedere un grande festival nella città capitolina rimangono comunque ancora vive, nonostante a parlarne oggi sembri più il trapasso la fase vicina. Eppure, prima di scavare la fossa, secondo me sarebbe il caso di aspettare almeno un altro anno.

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