John Wick - La Recensione

Era alla ricerca del rilancio, Keanu Reeves, di un prodotto che potesse rimetterlo in carreggiata e mantenerlo in piedi, proprio come aveva saputo fare, qualche anno fa, il "Matrix" dei fratelli Wachowski. Terminata quella trilogia, infatti, i buchi nell'acqua commessi dall'attore sono stati anche fin troppi, parentesi mediocri e da dimenticare, annodate da un filotto negativo che pareva non voler più terminare.
Almeno fin quando i registi David Leitch e Chad Stahelski non hanno deciso di proporre all'ex Eletto il copione di "John Wick".

E' un film furbo "John Wick", calcolato al millimetro, che sfrutta il successo di titoli analoghi come "Taken: Io Vi Troverò" e l'ascesa videoludica per impostare una trama tanto semplice quanto rodata: quella di un americano, in passato legato lavorativamente alla Mafia Russa, che si vede costretto a rientrare nel giro da cui era uscito per vendicare la morte del proprio cane - ultimo regalo della moglie deceduta - ucciso brutalmente dal figlio del capo per cui lavorava. Un action adrenalinico e muscolare quindi, che fa il pieno di divertimento posizionando Reeves come arma letale e affibbiandogli l'etichetta - tutta un programma - di "Ammazza Uomo Nero". Un vulcano che aveva deciso di spegnersi, insomma, e che ora è pronto ad eruttare un'ultima volta, con l'intenzione di fare tabula rasa a prescindere dal numero incalcolabile di scagnozzi messi sulle sue tracce da un boss, che nonostante condivida al cento per cento i motivi di vendetta di quello che sta per diventare il suo incubo, deve comunque cercare di proteggere la vita del suo unico, stolto figlio.

Che Keanu Reeves non sia da sperimentare in questo genere di pellicole, e che sappia concedersi senza alcun risparmio quando è il turno di dover picchiare forte e mostrare il suo portamento, ne eravamo al corrente più o meno tutti. Ma se "John Wick" rispetto alle precedenti opere riesce a funzionare assai meglio - persino appassionando e intrattenendo a sufficienza - è più che altro per una struttura capace di non perdersi troppo in fronzoli e brava anche a giocare coi stereotipi e gli elementi di cui fa uso, al punto da riuscire a ironizzarci su e dar vita ad un mondo reale, ma allo stesso tempo assurdo. L'albergo dove i cacciatori di teste si incontrano e conversano, i soldi guadagnati come gettoni bonus e poliziotti che prendono coscienza di affari in cui è meglio non entrare, sono tutte trovate che in qualche modo aiutano la pellicola di Leitch e Stahelski ad assumere un'identità leggermente più in rilievo dalle solite e ad esser ricordata orientativamente sotto una veste positiva e avvincente.

Perché sebbene di "John Wick" alla fine non resti poi questo grande ricordo - a parte l'ombra di un franchise su cui probabilmente si è deciso di puntare - il potersi permettere delle armi particolari, con cui farsi notare tra la massa, può fare una piccola, ma rilevante differenza.

Trailer:

Commenti

  1. se è una roba alla taken, potrei odiarlo parecchio.
    bene, materiale per una nuova stroncatura :)

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