The Witch - La Recensione

Ci tiene a sottolineare di aver preso spunto da leggende, racconti e resoconti, il regista Robert Eggers per "The Witch". Con una postilla che inserisce a fondo pagina al termine del suo racconto, che disturbante lo è più per spiegamento, ambientazione e fotografia che per contenuti o scene degne di nota. Fa così perché, sostanzialmente, è giusto dare rilievo ad una documentazione che, magari, c'è stata davvero; fa così perché in quel momento è la mossa migliore da compiere; ma fa così anche (e soprattutto) per suscitare quel brivido unico e definitivo che solo il legame stretto con la realtà, a volte, riesce ad instaurare: contaminando il pensiero per conservare l'esperienza.

Sarebbe rimasta assai meno nella memoria, altrimenti, la storia di una famiglia minacciata da un male misterioso, situato (si sospetta) dentro il bosco che si affaccia proprio davanti alla loro fattoria: dimora in cui dall'Inghilterra del 1600 sono finiti a (sopra)vivere, per via di un marito testardo (incapace) e ribelle che per questioni religiose ha preferito abbandonare la sua comunità di coloni piuttosto che abbozzare. Decisione che la moglie non è che abbia preso proprio benissimo: lei stava meglio in Inghilterra, dice, dove mangiare, guadagnare e crescere cinque bambini (di cui un neonato) era senz'altro meno arduo e disagevole. Ma lo sapeva Eggers, il semplice fanatismo e le conseguenze che comporta non sarebbero state abbastanza se il suo scopo era quello di squarciare gli animi e di andare a colpire oltre la classica punizione divina che spetta, in teoria, a chi tradisce i 10 comandamenti (e non importa se col pensiero) o a chi spia la sorella maggiore con occhi desiderosi (preoccupandosi comunque per il dolore di una madre disperata che si è appena vista svanire il suo ultimogenito nel nulla, per via, forse, di un mancato battesimo). Era di gran lunga più importante allora contaminare il tutto con la stregoneria, con le mitologie e le favole che sfatate o meno, se accostate a fonti recuperate e studiate, quel minimo di soggezione può esser che la facciano, meno rischiose quindi - e su questo non ci piove - di qualunque discorso relativo alla fede, ormai in fase di indebolimento perenne.

Il fatto è che, fondate o meno, le ricostruzioni di "The Witch" non catturano lo spettatore neanche se ad aiutarle ci fosse un incantesimo o un maleficio. Lo incuriosiscono, certo, con paesaggi e atmosfere lugubri, che nella fase storica intrigante e perduta su cui vertono tengono acceso quel quesito del "dove vorrà andare a parare?". Una domanda su cui Eggers fa molto affidamento e su cui si permette di giocare non rispondendo mai esplicitamente, ma procedendo tenace, sulla sua linea psicologica e (dubbiosamente) soprannaturale, nella quale credenze divine e versanti opposti segretamente potrebbero aver inscenato una battaglia che sulla terra mostra i suoi risultati attraverso le condizioni di una famiglia in decomposizione e sull'orlo dello squilibrio. Metamorfosi alla quale noi partecipiamo però privi di quel pizzico allo stomaco e di quel coinvolgimento emotivo che ci si aspetterebbe quando delle povere vittime - ingenue, per certi aspetti - pagano dazio, un po' per colpa loro un po' per colpa di forze oscure: la cui discrezione e copertura da parte del film poteva essere, sicuramente, un tantino meno eccessiva ed economica.

Ne avrebbe solo giovato in termini di spettacolo e trascinamento, i quali arrivano, si, ma fin troppo tardi e neppure abbastanza armati per cercare di riscattare i vuoti e le perplessità appurate. Consentendo a "The Witch" di adempiere, infine, a quelle che erano le mansioni che si era preposto, ma non di portare a casa quel clamore rimbombante, adeguato alle voci di corridoio che lo incensavano e che lo volevano film portabandiera di genere che indubbiamente non è, e non può diventare in nessun caso.

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