Sausage Party: Vita Segreta Di Una Salsiccia - La Recensione

Sausage Party
L’idea era folle e geniale: tutti i cibi di un supermercato credono nell’esistenza di alcuni Dei a cui spetta il compito di sceglierli e di portarli in quello che loro chiamano "Il Grande Oltre”, ovvero il mondo all’esterno che non hanno mai visto o conosciuto e considerano un Paradiso (sessuale). Nessuno, o quasi, è consapevole che quei Dei che loro adulano siamo noi e che, una volta finiti nel carrello, ne "Il Grande Oltre" li attende uno spettacolo orrorifico dove vengono affettati, immersi nell’acqua bollente, accoltellati, fritti e masticati.

Il consueto delirio mentale di Evan Goldberg e Seth Rogen - a cui per l’occasione si uniscono anche le menti di Kyle Hunter e Ariel Shaffir – partorisce l’ennesimo colpo sopra le righe, questa volta con un film d’animazione per adulti in cui, però, vuoi per la difficoltà maggiore, vuoi per un processo creativo meno smagliante dei precedenti, perdono la bussola, maciullando il genio nel mezzo in un pasticcio strabordante e dal sapore poco convincente. La maniera per rendere “Sausage Party: Vita Segreta Di Una Salsiccia” memorabile, elevandolo all’estremo delle sue potenzialità, era infatti quella di ambientarlo prevalentemente nella casa di chi, ad un certo punto, compra i protagonisti per cucinarli nel giorno del ringraziamento, andando a rivoltare un prologo rilassante, da commedia positiva e musicale, in un film dell’orrore grottesco, esilarante e matto da legare. Le situazioni per montare gli eventi, in quel caso, sarebbero stati più ardui da scrivere e sviluppare (e neanche è detto), ma più efficaci da vedere e da gustare: e a testimoniarlo sono proprio i picchi della pellicola, assai più alti nelle (limitate) scene vissute al di fuori del supermercato. Già, perché in quel supermercato, purtroppo, si finisce per restare più a lungo del previsto, si finisce per ambientarci tre quarti della storia, con una salsiccia (che sembra un würstel) e una panina da hot dog che per una serie di eventi finiscono fuori dal carrello, rischiando che il loro amore si dissolva in un cassonetto e venendo a scoprire che, forse, la leggenda degli Dei per cui hanno sempre vissuto è una enorme farsa, rassicurante.

Vita Segreta Di Una SalsicciaIn quello che somiglia allora a uno script messo nero su bianco sotto sostanze stupefacenti (e quando si parla di Rogen e Goldberg il dubbio viene sempre), apparso dal nulla per essere libero, disinteressato a incombenze o a riflessioni senzienti, si commette l’errore di inserire una morale di fondo di cui, davvero, non se ne sentiva il bisogno. Una morale che ci vuole un attimo per privare della sua patina e intuire sia legata alla religione, o comunque a tutte quelle credenze, pregiudizi e barriere che impediscono ad ogni essere umano vivente di gestire la sua vita come, in realtà, vorrebbe o come lo guida il suo istinto. Un concetto nobile, condivisibile e corretto che, tuttavia, in “Sausage Party: Vita Segreta Di Una Salsiccia” entra a forza come un settimo panino in una scatola da sei, calpestando quanto di buono c’era nel contenuto, comprese le ipotesi di divertimento sfrenato a disposizione.

Per dirla rimanendo in tema, dunque, il film affidato alla direzione di Greg Tiernan e Conrad Vernon esce un po’ come una ciambella senza buco, deturpata dal troppo peso poggiato sopra e da un utilizzo abusato, rispetto a quelli che erano i suoi principi nutritivi.
Un vero peccato perché da “Sausage Party: Vita Segreta Di Una Salsiccia” si poteva tirare fuori davvero qualcosa di particolare, un prodotto in cui volgarità, insulti razziali, doppi sensi e svolte porno, anziché restare fine a sé stessi (esilaranti solo sul momento), avrebbero potuto collimare in qualcosa di strepitoso, aggiudicandosi il sigillo di garanzia e di fedeltà degno dei migliori articoli presenti sul mercato.

Trailer:

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