Miss Peregrine E La Casa Dei Ragazzi Speciali - La Recensione

Miss Peregrine Burton
La notizia buona è che con “Miss Peregrine E La Casa Dei Ragazzi SpecialiTim Burton riprende confidenza con la materia degli emarginati e il loro posto da trovare nel mondo, quella che ha contraddistinto, in gran parte, il meglio della sua filmografia; ristabilisce un contatto con mondi visionari, assurdi, confinanti col nostro reale, eppure accessibili solo a chi è peculiare: perché spesso - non si stancherà mai di ripeterlo - esserlo significa avere una marcia in più di chi è normale (ammesso che normale voglia dire qualcosa).
La notizia cattiva, tuttavia, è che nel fare ciò il regista non ripesca quel piglio che già con “Big Eyes” (se non prima) ci eravamo chiesti che fine avesse fatto, realizzando stavolta un film meno lontano dalle sue corde, ma comunque non abbastanza vicino da poterlo etichettare come figlio legittimo.

Vedere la sua silhouette dietro a quest’ultima fatica, insomma, è un mestiere piuttosto ingarbugliato, sembra che con l’omonimo romanzo di Ransom Riggs, Burton, abbia voluto mantenere quasi una distanza di sicurezza, nascondersi dietro chissà cosa, come se non si sentisse più sicuro dei suoi mezzi e preferisca agire con basso profilo. Questo comportamento in “Miss Peregrine E La Casa Dei Ragazzi Speciali” si avverte forte, troppo in certe occasioni, con quella spinta d’accelerazione che si fa attendere più di quanto le previsioni vogliano e che quando, finalmente, entra in gioco non mostra la brillantezza e la fantasia necessaria per spingere in alto una pellicola arenata e in difficoltà. Un rammarico di proporzioni cosmiche se pensiamo a quanto di burtoniano una storia come questa avesse da offrire, a quanto terreno fertile era disposta a concedere: con freaks di ogni genere, mostri, viaggi nel tempo e un adolescente protagonista - creduto dal padre depresso e sull’orlo di una crisi di nervi - chiamati a muoversi in un mondo dove l’oscurità domina sottotraccia, la luce fatica a tenergli testa e i nazisti bombardano ogni sera l’unica casa dove il chiarore sembra ancora tenere il comando.
Canovaccio che, in altri tempi, avrebbe concesso a Burton di divertirsi parecchio, di sfogare il suo estro creativo, di liberare quel grottesco che lo ha sempre contraddistinto e che, invece, qui, si ritrova anche lui a dare cenni di svigorimento, favorendo un horror puro, assai soft, a cui però manca carisma.

Miss PeregrineIl problema è che ha l’aria stanca Burton, si avverte: traspare dal modo in cui gira, in cui empatizza coi personaggi, da come si lascia coinvolgere dagli stessi.
Fa meno male, allora, mettersi a pensare a “Miss Peregrine E La Casa Dei Ragazzi Speciali” come a un film su commissione, a un film eseguito dal regista secondo direttive specifiche, servito a lui, magari, per compiere movimento in una fase un po’ difficoltosa, forse, della sua carriera (vita?), in cui sta cercando di fare ordine e capire come uscire dallo stallo. Preso così un pochino lo si può accettare, lo si può prendere come discreto lavoro d’intrattenimento per adolescenti, all’altezza di un mercato che ha sfornato prodotti di genere decisamente superiori come peggiori. Certo, ciò sarebbe come girare la testa dall’altro lato, voler scacciare a tutti i costi i sintomi inquietanti di una decadenza evidente, evitare di far caso a quanti spunti tipici del Burton migliore siano stati seminati e non raccolti (o raccolti male), determinando problemi di sviluppo narrativo, sterili autoreferenzialità e fiacchezza di inventiva che in frangenti diversi mai avremmo rischiato di appurare.

Tutti sintomi che confermano quanto il Tim Burton di oggi sia la sua versione sbiadita: una versione incapace di entusiasmare, di appassionare, a disagio persino nel rintracciare quella tenera sensibilità con cui ci permetteva di amare incondizionatamente quegli strambi personaggi a cui era solito dar vita. Feedback chiari, amari, ma di cui, purtroppo, dobbiamo prendere atto, a meno che, continuando a girare la testa dall’altro lato, non volessimo far finta che faccia tutto parte di una sperimentazione personale e che presto, i fallimenti, riporteranno ogni cosa a quella rassicurante normalità che per lui avrà sempre l’accezione di disarmante specialità.
Cosa che, dal profondo del cuore, noi ci auguriamo profondamente.

Trailer:

Commenti

  1. ho letto il libro, e mi è piaciuto tantissimo...
    ora non vedo l'ora di vedere la trasposizione di Tim Burton, anche perché Eva Green è perfetta per il ruolo, ed il regista è abbastanza visionario per renderlo perfetto!

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