tag:blogger.com,1999:blog-47000351002867609672024-03-16T19:51:44.747+01:00INGLORIOUS CINEPHILESIL SITO DEDICATO AL CINEMA IDEATO, SCRITTO E DIRETTO DA GIORDANO CAPUTOGiordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.comBlogger3064125tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-81674504373845145282024-03-11T18:55:00.002+01:002024-03-13T08:36:45.603+01:00Un Altro Ferragosto - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhflXVLl4vylPw8LjH650544BNmM1X_eOr1qWtnepvk4Y08FAiVe-f1g2x9UgKzI6QJ5-9y6NWWyX7lH0u1bpcMmJ9r0sevyTEaM_3-SsXErgDz0Cg5abSgAoJv1xVTxEdXI8THk7sbBGWY7WzCpbXivEmOU8FEscBQzmQrCtYISNbxab-2KBX7no2_PQ4/s1400/Un%20Altro%20Ferragosto.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Un Altro Ferragosto Poster" border="0" data-original-height="1400" data-original-width="979" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhflXVLl4vylPw8LjH650544BNmM1X_eOr1qWtnepvk4Y08FAiVe-f1g2x9UgKzI6QJ5-9y6NWWyX7lH0u1bpcMmJ9r0sevyTEaM_3-SsXErgDz0Cg5abSgAoJv1xVTxEdXI8THk7sbBGWY7WzCpbXivEmOU8FEscBQzmQrCtYISNbxab-2KBX7no2_PQ4/w448-h640/Un%20Altro%20Ferragosto.jpg" title="Un Altro Ferragosto Virzì" width="448" /></a></div><br /><div>Quasi trent'anni.</div><div>È il tempo che è passato tra l'uscita in sala di "<b>Ferie D'Agosto</b>" e il suo <i>sequel</i>.</div><div>Un tempo enorme, che se ci mettessimo a leggerlo in termini politici e sociali - e sarebbe giusto farlo - equivarrebbe praticamente ad un'altra era. Ad una rivoluzione.</div><div>Il mondo è cambiato, le nostre vite non somigliano neppure lontanamente a quelle di una volta e, di conseguenza, anche le ideologie non sono riuscite a restare immuni a tale sballottamento.</div><div><br /></div><div>Per cui aveva senso provare a immaginare come erano sopravvissute a tutto questo le due famiglie più agli antipodi del nostro paese: i Molino e i Mazzalupi. Aveva senso immaginarle di nuovo a Ventotene, di nuovo durante il periodo di ferragosto, di nuovo incapaci di comunicare tra loro e quindi costretti a ricorrere allo scontro come unica forma di interazione e arma di difesa. Eppure per <b>Paolo Virzì</b> ciò non era sufficiente. Messa così, infatti, quella di "<b>Un Altro Ferragosto</b>" sarebbe stata la classica operazione nostalgia pensata a tavolino per racimolare soldi facili al box office: troppo poco per un film che porta con sé determinati valori, che negli anni ha saputo ritagliarsi un ruolo (affettivo) molto importante all'interno della nostra commedia. Ma soprattutto troppo poco per un film che metteva a disposizione molte più riflessioni, sfaccettature e opportunità. Quelle che Virzi - aiutato in sceneggiatura dal fratello <b>Carlo </b>e, ovviamente, dal fedelissimo <b>Francesco Bruni</b> - è riuscito a cogliere con grandissima intelligenza e a mettere al servizio di una storia che - secondo chi scrive - in termini di manifesto su chi siamo diventati sa essere accurata, schietta e amara, tanto quanto è divertente, superando di gran lunga i livelli raggiunti da quella che l'avevano preceduta.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUhYRmUVsTRmPE6C_E4pbJnTj46wemRVonUG6hwsTHG_1OpuqolinsWa46cAPlRa4E-uRiATPFAQGiHqNlzn8l4gJRdenO-feeZJiRadGcgSDS0ApTXjfbumy4qOMBI9_Kc5kAsknqGa610kVB9cDq3Ebttr90UPZa1AmLQ8DbT7sZ-T1_yMoH3CVKOGw/s2500/Un%20Altro%20Ferragosto%20-%20Scene.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Un Altro Ferragosto Film" border="0" data-original-height="1667" data-original-width="2500" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUhYRmUVsTRmPE6C_E4pbJnTj46wemRVonUG6hwsTHG_1OpuqolinsWa46cAPlRa4E-uRiATPFAQGiHqNlzn8l4gJRdenO-feeZJiRadGcgSDS0ApTXjfbumy4qOMBI9_Kc5kAsknqGa610kVB9cDq3Ebttr90UPZa1AmLQ8DbT7sZ-T1_yMoH3CVKOGw/w640-h426/Un%20Altro%20Ferragosto%20-%20Scene.jpg" title="Un Altro Ferragosto Virzì" width="640" /></a></div><br /><div>Sarà che racconta il presente, forse. Sarà che lo fa senza mezzi termini e con l'aria di chi si è stufato di mantenere la calma e ha tutta l'intenzione di voler perdere la pazienza. Però, "<b>Un Altro Ferragosto</b>" dà l'idea di essere un film catartico. Uno di quelli che quando lo vedi, alla fine, ti viene istintivo fare un bel respiro profondo e dire: "<i>Meno male, finalmente qualcuno che dice le cose come stanno!</i>". Perché lo scontro Molino vs Mazzalupi non è un revival. Magari, lo fosse. In quel caso saremmo decisamente meno inguaiati di come siamo adesso. Virzì ci mette di fronte a una realtà, a un ritratto in cui la nostra incomunicabilità è peggiorata: non riguarda più solo la (differenza) politica. Ora è difficile capirsi anche tra di noi-squadra, anche tra genitori e figli: e questo vale sia per chi sta a destra, sia per chi sta a sinistra, oppure al centro (o da nessuna parte). Non è un segreto, infatti, che questo tempo che è passato, questo mondo che è cambiato (e chi se ne frega se è in meglio o in peggio) ha contribuito a imbruttirci ulteriormente, a farci peggiorare. E peggiorando noi è peggiorata la nostra aspettativa di felicità, di benessere. Lo dice chiaro e tondo il personaggio più sintonizzato e meno ipocrita della pellicola, quello interpretato da <b>Emanuela Fanelli</b>: "<i>La vita è una merda!</i>". <br />E probabilmente - o in buona parte, almeno - la colpa è nostra.</div><div><br /></div><div>La politica non c'entra, o meglio, c'entra eccome, ma abbiamo capito che è una battaglia persa.</div><div>Una battaglia che il personaggio di <b>Silvio Orlando</b> tenta ancora di combattere, nonostante le sue condizioni, ma che risiede esclusivamente nella sua testa, nei suoi ricordi. E che se avesse avuto la lucidità di mollare in passato, probabilmente, si sarebbe risparmiato (e avrebbe risparmiato) gran parte del suo dolore e della sua infelicità. Infelicità che qualcuno si chiede se faccia parte del destino, addirittura, messa in contrapposizione con una morte che in "<b>Un Altro Ferragosto</b>" è tema presentissimo sin dall'inizio. È la morte di chi non c'è più per cause di forza maggiore, di chi si è stancato di esserci ed è atterrato dalla nostalgia, di chi fatica a restare e di una Storia che fa sempre più fatica a resistere nella memoria.</div><div>Per questo, dice Virzi, per provare a salvarci l'unica possibilità che abbiamo è quella di imparare (di tornare?) ad amare, a volerci bene. Perdonando, se è necessario.</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/THXqUd-ndNQ?si=pxQkairHN4e2QFBw" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-80558484298082571122024-03-10T19:49:00.000+01:002024-03-16T09:17:14.830+01:00[HOME VIDEO] Nel Corso Del Tempo - Il Film Di Wim Wenders Disponibile In Home Video<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeha5cXyLkGSVCH2LvYkflSbnMX1lcKah6SNtxyfDS_kP5zOp_JuFhL4qMt1n6CB3-wHxQ4s9CY6n4GyUTrE-1_GbQRUQM0o_9CP3JNGg64lIu-hfA_aALgNh3gCcpNWU_koejOFnKvFxaiXf6ptF9PBm8_jNKYtZTiyWjEZxxRbKV1u4BCi7tdEKBxxQ/s1600/Nel%20Corso%20Del%20Tempo%20-%20Home.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Nel Corso Del Tempo Wenders" border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeha5cXyLkGSVCH2LvYkflSbnMX1lcKah6SNtxyfDS_kP5zOp_JuFhL4qMt1n6CB3-wHxQ4s9CY6n4GyUTrE-1_GbQRUQM0o_9CP3JNGg64lIu-hfA_aALgNh3gCcpNWU_koejOFnKvFxaiXf6ptF9PBm8_jNKYtZTiyWjEZxxRbKV1u4BCi7tdEKBxxQ/w640-h360/Nel%20Corso%20Del%20Tempo%20-%20Home.jpeg" title="Nel Corso Del Tempo Film" width="640" /></a></div><br /><div>Mentre guardavo per la prima volta "<b>Nel Corso Del Tempo</b>" di <b>Wim Wenders</b>, non ho potuto fare a meno di notare i punti di contatto che questo avesse col suo ultimo "<b>Perfect Days</b>".</div><div>Parlo di piccoli particolari, come il lettore di vinili che il protagonista tiene nel suo camion, per esempio, e che mi ha ricordato il mangiacassette di cui Hirayama non può proprio fare a meno. Oppure la solitudine e l'alienazione che sono entrambi centrali nei film. E poi quella voglia di affrontare la vita, di cambiare qualcosa per andarsela a riprendere, se necessario, e cominciare finalmente a sentirsi liberi, felici, parte di qualcosa.</div><div><br /></div><div>Certo, non è la stessa storia. Qui siamo più o meno negli anni '70 e c'è un paese che sta mutando, e che è alla ricerca di una nuova identità. Un processo che ha coinvolto indirettamente anche il Bruno di <b>Rüdiger Vogler</b>, che col suo camion va in giro per villaggi sperduti a riparare proiettori cinematografici, ed il Robert di <b>Hanns Zischler</b>, soprannominato Kamikaze perché all'inizio lo vediamo tentare il suicidio gettandosi con la macchina nel fiume, a seguito della rottura con sua moglie. Due anime solitarie che decidono di unirsi per provare a farsi compagnia e, forse, sotto sotto, pure aiutarsi a vicenda.</div><div><br /></div><div>"<i>lo sono la mia storia!</i>", risponde Robert a Bruno, quando quest'ultimo cerca di indagare, su chi sia. Una verità assoluta che spiega anche perché entrambi non siano riusciti ancora a trovare il loro posto nel mondo. Infatti, sia Robert sia Bruno hanno una storia ancora da scrivere e un passato da risolvere. E lo faranno attraverso questo lunghissimo viaggio <i>on-the-road</i> lungo una Germania ancora divisa in due parti, dove la cultura americana sta cominciando a farsi spazio e a <i>colonizzare il subconscio</i>. Analisi profonde, articolate che, ovviamente, non risparmiano nemmeno lo stato del cinema, inteso come attrazione, come luogo: secondo Bruno immortale, a prescindere dalla sua crisi oggettiva, ma con probabilità che si rimanga a secco di film da proiettare. Una riflessione che sembra quanto mai attualissima, questa, e che insieme a tante altre universali ed esistenziali che Wenders mette sul piatto, contribuiscono a rendere "<b>Nel Corso Del Tempo</b>" un film capace di superare a pieni voti la dura prova degli anni che se ne vanno.</div><div><br /></div><div>Il film è ora disponibile, in versione restaurata, per la prima volta in <i><b>blu-ray</b></i>.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx5ITnrofxmX6TvBtiBctLDBQFCTKIl0gEFzSiSsstzqyr7L5H_4tC1zxMylREmXel1vGvFjzbUTDfJKZ9HWFO4uwJ2AJqCcU6gsV4OJU8_TmvISvxqdu-JlFkdUa95yCGcL5DMwi6XVo0YvIK0BGbTJk-oZ67xD9ECSh3VIxjIa5gv_yzbrxefDsGb68/s880/Nel%20Corso%20Del%20Tempo%20-%20Blu-Ray.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Nel Corso Del Tempo Home Video" border="0" data-original-height="880" data-original-width="750" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx5ITnrofxmX6TvBtiBctLDBQFCTKIl0gEFzSiSsstzqyr7L5H_4tC1zxMylREmXel1vGvFjzbUTDfJKZ9HWFO4uwJ2AJqCcU6gsV4OJU8_TmvISvxqdu-JlFkdUa95yCGcL5DMwi6XVo0YvIK0BGbTJk-oZ67xD9ECSh3VIxjIa5gv_yzbrxefDsGb68/w546-h640/Nel%20Corso%20Del%20Tempo%20-%20Blu-Ray.jpg" title="Nel Corso Del Tempo Blu-Ray" width="546" /></a></div><br /><div>Il <b>Blu-Ray</b>, in versione italiana, prevede le seguenti specifiche tecniche:</div><div><div><div><b>Dischi</b>: 1<br /><b>Formato Video</b>: 1,66:1 Anamorfico 1080p<br /><b>Tracce Audio</b>: <i>2.0 Stereo Dolby Digital: </i>Originale -<i> 5.1 DTS HD: </i>Originale<br /><b>Sottotitoli</b>: Italiano</div><div><b>Contenuti Speciali</b>:</div><div>- Commento Audio Regista </div><div>- Intervista Al Regista </div><div>- Conversazione </div><div>- Scene Tagliate </div><div>- Trailer</div><div><b>Durata</b>: 175 minuti</div><div><b>Confezione</b>: Amaray<br /><b>Produttore</b>: Gem Kft - CG Home Video<br /><b>Distributore Home Video</b>: CG Home Video<br /><b>Data di Uscita</b>: 24 Gennaio 2024</div></div></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-47150550882706871992024-03-09T08:40:00.000+01:002024-03-13T08:41:02.766+01:00[HOME VIDEO] Parla Con Lei - Il Film Di Almodóvar Per La Prima Volta In Blu-Ray<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZko0mhVxDfze-BbMdf8S5agIn_xLTjHHRAhdmSMFRctcQuLc00WRtOTC1ILIXTPC0o5URAXiJFQgioTGzKuf3oKFKIRccbazAaQVXsoNKfKtHlBjy8oMQJ4DOk8xped1xr2SoCrx-A7U5bX8t3RhMM_KZ-wC6bs17QOWWR7k5kmTPTIxT6jjpiSdR7nA/s1920/Parla%20Con%20Lei%20-%20Home.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Parla Con Lei Almodovar" border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZko0mhVxDfze-BbMdf8S5agIn_xLTjHHRAhdmSMFRctcQuLc00WRtOTC1ILIXTPC0o5URAXiJFQgioTGzKuf3oKFKIRccbazAaQVXsoNKfKtHlBjy8oMQJ4DOk8xped1xr2SoCrx-A7U5bX8t3RhMM_KZ-wC6bs17QOWWR7k5kmTPTIxT6jjpiSdR7nA/w640-h360/Parla%20Con%20Lei%20-%20Home.jpg" title="Parla Con Lei Film" width="640" /></a></div><br /><div>Con "<b>Parla Con Lei</b>" - ora disponibile per la prima volta in blu-ray, in versione restaurata - <b>Pedro Almodóvar</b> realizza la sua personale rivisitazione de "<b>La Bella Addormentata Nel Bosco</b>". Lo fa con una storia bellissima, intensa, che probabilmente, oggi, scatenerebbe dibattiti e indignazioni incontenibili, simili a quelli che hanno visto il principe azzurro <b>Disney </b>essere accusato di molestie sessuali per aver baciato una donna (addormentata) senza il suo consenso.</div><div><br /></div><div>Perché nel film di Almodóvar la situazione è leggermente diversa, reale diciamo. E la donna addormentata, anzi <i>le</i> donne addormentate sono entrambe finite in coma. Una per via di un incidente stradale, l'altra - torera professionista - per essere stata incornata da un toro. Accanto ai loro letti, in ospedale, a pregare affinché si risveglino, c'è un infermiere per la prima e il compagno della seconda. Tra i due nasce immediatamente una forte empatia che, anno dopo anno, si trasforma in una grandissima amicizia.</div><div><br /></div><div>Come evolveranno le cose potete immaginarlo, o andarlo a scoprire (fate voi), ma chiaramente l'intento di Almodóvar è quello di provocare per accendere, però, insieme, anche un prurito, un dubbio. Perché ciò che commette (e l'istinto a cui cede), a un certo punto, il Benigno di <b>Javier Cámara</b> è sicuramente un atto sbagliato, grave, ma allo stesso tempo è un atto d'amore. Amore infinito. Un atto che nel contesto narrativo in cui accade, viene utilizzato per spiazzare, per dare una svolta, rianimare: avvalendosi pure di un contraltare che, paradossalmente, potrebbe persino sostenergli la tesi.</div><div>Ovviamente è una favola (grottesca), è fantascienza, utopia e Almodóvar se la ride mentre chi guarda fatica a capire contro chi (e se) puntare il dito. Perché "<b>Parla Con Lei</b>" ci mette di fronte a un Principe Azzurro che non faticheremmo a battezzare come uno <i>stalking </i>(e poi peggio), ma che visto da vicino somiglia moltissimo a una persona fragile, sensibile e sinceramente innamorata. Umana, insomma. Costringendo noi spettatori e il Marco di <b>Dario Grandinetti</b> ad accettare sì, la sua colpevolezza, ma pure a non voltargli mai le spalle e né tantomeno condannarlo (gesto che tanto non sarà necessario).</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdMh0JWCSiMHU2cmOsMtiCwT1dKLiDJ_ERyHDZ98kwASo0Ijjef9inbKLmpdkxCFbB4JH1kRdebGFzQ8tFDSorH_adfyEP4IGPisB8l22_J28CeVggOg5BGAeOwAM8AmaNvVZXhIoUtsWTaeq8dEJguVSEYiooH29N4AO1BID5Jke2uo6TPR0iaeOLgoM/s880/Parla%20Con%20Lei%20-%20Blu-Ray.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Parla Con Lei Blu-Ray" border="0" data-original-height="880" data-original-width="750" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdMh0JWCSiMHU2cmOsMtiCwT1dKLiDJ_ERyHDZ98kwASo0Ijjef9inbKLmpdkxCFbB4JH1kRdebGFzQ8tFDSorH_adfyEP4IGPisB8l22_J28CeVggOg5BGAeOwAM8AmaNvVZXhIoUtsWTaeq8dEJguVSEYiooH29N4AO1BID5Jke2uo6TPR0iaeOLgoM/w546-h640/Parla%20Con%20Lei%20-%20Blu-Ray.jpg" title="Parla Con Lei Home Video" width="546" /></a></div><br /><div>Il <b>Blu-Ray</b>, in versione italiana, prevede le seguenti specifiche tecniche:</div><div><div><div><b>Dischi</b>: 1<br /><b>Formato Video</b>: 2,35:1 Anamorfico 1080p<br /><b>Tracce Audio</b>: <i>2.0 Stereo Dolby Digital: </i>Italiano, Spagnolo -<i> 5.1 DTS HD: </i>Italiano, Spagnolo<br /><b>Sottotitoli</b>: Italiano</div><div><b>Contenuti Speciali</b>: /</div><div><b>Durata</b>: 113 minuti</div><div><b>Confezione</b>: Amaray<br /><b>Produttore</b>: TF1 - CG Home Video<br /><b>Distributore Home Video</b>: CG Home Video<br /><b>Data di Uscita</b>: 24 Gennaio 2024</div></div></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-8130047351497811522024-03-05T07:32:00.003+01:002024-03-05T23:40:04.150+01:00Memory - La Recensione<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglfcDQXcn1Ug2-2ljkxnFfSqToVA_iABIvzFdoyhFmVYjYmeYPp9Bod1OJ6Xvm5G66kApkaHEDtk4CY7rS3ipxy0b55NQafkf9cda1JNV69-DPJvJrnnk0bXagRawD5CTZ3tBp35vzs6BJprcaej7RIE_SUGZKvvSLoKgaF2nwmEf3PGV6fhAy61ALkHI/s5906/Memory.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Memory Poster 2024" border="0" data-original-height="5906" data-original-width="4134" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglfcDQXcn1Ug2-2ljkxnFfSqToVA_iABIvzFdoyhFmVYjYmeYPp9Bod1OJ6Xvm5G66kApkaHEDtk4CY7rS3ipxy0b55NQafkf9cda1JNV69-DPJvJrnnk0bXagRawD5CTZ3tBp35vzs6BJprcaej7RIE_SUGZKvvSLoKgaF2nwmEf3PGV6fhAy61ALkHI/w448-h640/Memory.jpg" title="Memory Poster Franco" width="448" /></a></div><i><div><i><br /></i></div>Cos'altro vi serve da queste vite? </i></div><div><i>Ora che il cielo al centro le ha colpite. </i></div><div><i>Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite. </i></div><div><br /></div><div>Cantava così, <b>Fabrizio De André</b> nel ritornello della sua <i>Una Storia Sbagliata</i>. Parole che, mentre vedevo "<b>Memory</b>" di <b>Michel Franco</b>, hanno cominciato lentamente a farsi largo e a suonare nella mia testa. Un'interferenza che, li per li, ho cercato di mettere da parte, di scacciare, ma che poi ho capito essersi palesata in quanto perfettamente in linea con la storia che stavo seguendo. E questo perché sia la Sylvia di <b>Jessica Chastain</b> e sia il Saul di <b>Peter Sarsgaard</b> (ma pure le persone che orbitano attorno a entrambi) sono un po' vittime di una vita che, purtroppo, li ha colpiti e scolpiti.</div><div><br /></div><div>Lei, la vediamo subito in un centro per alcolisti anonimi a raccogliere le congratulazioni per il lungo periodo di sobrietà raggiunto. Un traguardo che però c'entra in parte con le ferite che ha da cicatrizzare, e che è secondario rispetto alla ferita più grande (gigantesca) che Franco sceglie, intelligentemente, di svelarci un pezzettino alla volta: prima mostrando l'espressione preoccupata di Sylvia quando vede un ragazzino avvicinarsi a sua figlia adolescente, poi con un'accusa a parole verso Saul e, infine, in una delle scene madri della pellicola, a dir poco devastante. E a proposito di Saul, i due si incontrano proprio a un raduno della loro città di origine, con lui che le si avvicina come per volerla abbordare e lei che reagisce alzandosi e abbandonando la festa. Non se lo aspetta che lui la seguirà fino a casa, restando accucciato fuori al portone tutta la notte, sotto la pioggia che cade a dirotto. Un gesto che l'uomo non saprà spiegare: soffre di demenza precoce e non ricorda cosa lo ha spinto a comportarsi da stalker. Ma l'impressione è che a legare i due ci sia un passato, un sospeso, e, per un attimo, ascoltando ciò che racconta Sylvia, questo passato non solo esiste, ma è pure orribile. Anche se, stando alla ricerca eseguita dalla sorella sugli annuari scolastici, Sylvia deve aver scambiato Saul per qualcun altro. E così, presa dal senso di colpa per averlo trattato male, decide di accettare l'offerta di lavoro del fratello e della nipote, cominciando a badare a lui.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHDadLUkcPazeeaU8szR-a7_E8ypqzkyJVGwVxKj5RnTg19zB_Yi2fnzYNy4A4sy0i2gf92OF5-lOBJqaS48ePxlUv0N36Q7z4eLbwPGTYoO1jo7PeT24My7HU6f1-n8YUYmZpHSfYhKM7m_81Cv4rn8n18SkMdXubCFXfLxDcckGQ0G2FAaZjJCdSvYA/s1440/Memory%20-%20Scene.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Memory Franco Film" border="0" data-original-height="875" data-original-width="1440" height="388" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHDadLUkcPazeeaU8szR-a7_E8ypqzkyJVGwVxKj5RnTg19zB_Yi2fnzYNy4A4sy0i2gf92OF5-lOBJqaS48ePxlUv0N36Q7z4eLbwPGTYoO1jo7PeT24My7HU6f1-n8YUYmZpHSfYhKM7m_81Cv4rn8n18SkMdXubCFXfLxDcckGQ0G2FAaZjJCdSvYA/w640-h388/Memory%20-%20Scene.jpg" title="Memory Chastain Film" width="640" /></a></div><br /><div>Si, è una genesi contorta, in effetti, quella che lega i due personaggi di "<b>Memory</b>". Tanto macchinosa da mettere per iscritto, quanto semplice da guardar nascere sul grande schermo. Questo, probabilmente, perché quello scritto e diretto da Franco è un film fatto di gesti, di sguardi, più di silenzi che di parole. I dialoghi sono pochi, infatti, e quasi tutti faticosi, pesanti, frenati da un cervello che per necessità, o per virtù preferisce operare al contrario, e quindi dimenticando più che ricordando. I ricordi appartengono al passato, del resto, e il passato è ciò che più influenza il presente. In questo caso, lo fa in maniera dolorosissima, quasi straziante. Eppure è proprio da questo dolore che Sylvia e Saul riescono a costruire il loro rapporto prima e la loro relazione poi; a trovare il modo di prendersi per mano, aiutarsi, credere ancora che ci siano motivi per continuare a sorridere. Dall'esterno somigliano a due vite la cui salvezza è complicatissima, impossibile, ma non appena li vediamo attorcigliarsi, cercarsi a vicenda e lottare contro il mondo intero, ecco che ci appaiono improvvisamente vivi, felici, con un futuro davanti (e non importa che sia incerto, breve, basta che ci sia).</div><div><br /></div><div>Una storia d'amore, allora, certo.</div><div>Ma tra abusi e (perdita di) memoria, quella di Franco è pure una storia che intende a analizzare un cambiamento importante, sia culturale, sia generazionale. E a comunicarcelo è una scena semplice, diretta, altissima. Quella in cui la figlia di Sylvia, dopo aver scoperto la verità sulla madre e sul suo rapporto ai minimi termini con la famiglia, impedisce alla zia di entrare in casa, dicendole: <i>Se avessi una sorella, non le farei mai una cosa del genere!</i>". Una frase che racchiude un po' l'intera evoluzione che si è riusciti a fare negli ultimi anni su questo argomento. Un'evoluzione per niente esaurita, ci mancherebbe, ma che già così è capace di poter far la differenza e di spostare parecchio.</div><div>Evitando, magari, di andare a colpire e a scolpire altre vite.</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/uIi11F-lPDw?si=_r3cvyMCG1y_-BxB" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-34158936359604333032024-03-04T23:36:00.003+01:002024-03-04T23:36:42.370+01:00[HOME VIDEO] The Old Oak - L'Ultima Fatica Di Ken Loach Arriva In Home Video<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDgvnKBYklbYWnveBaIxjFp3UgXY3n597MhxZYPebd84TGKI8HNHP9aR1cEzoHaQ3splhK8kLX5VGWZIZRJ2nnlbQjUh-4ihwHy3sMwbg0_YxWFPe6JGXUBC4uWsR795zKPvcazVZ6w3v7Cq_H3dntfh0FFoPqo7fgiaFp5gU5JFX8qoJ5vWfRqH20MQY/s1440/The%20Old%20Oak%20-%20Home.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="The Old Oak Ken Loach" border="0" data-original-height="756" data-original-width="1440" height="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDgvnKBYklbYWnveBaIxjFp3UgXY3n597MhxZYPebd84TGKI8HNHP9aR1cEzoHaQ3splhK8kLX5VGWZIZRJ2nnlbQjUh-4ihwHy3sMwbg0_YxWFPe6JGXUBC4uWsR795zKPvcazVZ6w3v7Cq_H3dntfh0FFoPqo7fgiaFp5gU5JFX8qoJ5vWfRqH20MQY/w640-h336/The%20Old%20Oak%20-%20Home.jpg" title="The Old Oak Film" width="640" /></a></div><br /><div>Disponibile in home video "<b>The Old Oak</b>", l'ultima fatica di <b>Ken Loach</b> (scritta insieme a <b>Paul Laverty</b>), passata in concorso all'ultimo <b>Festival di Cannes</b>. Un film politico, ovviamente, dove il regista affronta argomenti delicati come quelli dell'immigrazione e del razzismo, raccontando di questa comunità siriana che viene ricollocata in un villaggio inglese, vicino Newcastle, scatenando l'odio e la furia di alcuni abitanti locali. Uno dei pochi a non comportarsi in maniera ostile verso di loro è TJ, il proprietario del pub - malconcio - che dà il titolo alla pellicola e che, per questo, si ritrova a dover discutere e poi a litigare con alcuni dei suoi clienti - gli affezionati - nel tentativo di riaccendere in loro quel senso di comunità che una volta rappresentava la base dei loro valori.</div><div><br /></div><div>Una storia, insomma, in perfetta sincronia coi tempi che viviamo, che mostra quanto la povertà abbia fatto sì che gentilezza e solidarietà siano state sostituite da una rabbia e una frustrazione che poi tendiamo a sfogare puntualmente contro chi è più debole di noi. E non tanto per una questione ideologica, ma perché è più facile rispetto al farlo contro chi davvero è responsabile di tali disagi. E, allora, a Loach non resta fare altro che provare a risvegliare le nostre anime, le nostre coscienze, attraverso un'umanità che, forse, è l'unica chiave per resistere e sopravvivere a questo momento. Un suggerimento che nel suo film arriva dal passato, da una vecchia foto sotto la quale c'è una didascalia che invita a mangiare insieme, per cementare il gruppo. E un gruppo unito, si sa, è assai più difficile da calpestare.</div><div><br /></div><div>Un messaggio chiaro, semplice, che nonostante ciò - dice "<b>The Old Oak</b>" - continuerà lo stesso e comunque ad avere i suoi dissidenti, i suoi guastafeste. <br />Eppure, non c'è verso, è da qui che bisogna ripartire, dalla conoscenza e dalla condivisione con l'altro. Rafforzando il cuore di una comunità che, in fondo, intende lottare per difendere il sogno di una speranza. <br />Quella di poter vivere un giorno in un mondo migliore.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXDMSsvcJLas0R0e5vSVoid8nV5AkBK4IZbYrR_fXJ6UgjGHkRAUiSIdp4xGwk3_0_SHiYXf3_MLhQv-A2tfw7cZBqnKgiFPPWLCwTu73_Gu_WxR9r5_nvraHAp0vHZBmQGZRGYCZ_F6x-2vrcT5CJK_vmowUnvZRxbAZRA4Cybg7KOJy8ueVIw2qFlGw/s1500/The%20Old%20Oak%20-%20Blu-Ray.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="The Old Oak Blu-Ray" border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1092" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXDMSsvcJLas0R0e5vSVoid8nV5AkBK4IZbYrR_fXJ6UgjGHkRAUiSIdp4xGwk3_0_SHiYXf3_MLhQv-A2tfw7cZBqnKgiFPPWLCwTu73_Gu_WxR9r5_nvraHAp0vHZBmQGZRGYCZ_F6x-2vrcT5CJK_vmowUnvZRxbAZRA4Cybg7KOJy8ueVIw2qFlGw/w466-h640/The%20Old%20Oak%20-%20Blu-Ray.jpg" title="The Old Oak Home Video" width="466" /></a></div><br /><div>Il <b>Blu-Ray</b>, in versione italiana, prevede le seguenti specifiche tecniche:</div><div><div><div><b>Dischi</b>: 1<br /><b>Formato Video</b>: 1,85:1 Anamorfico 1080p<br /><b>Tracce Audio</b>: <i>5.1 DTS HD: </i>Italiano, Inglese<br /><b>Sottotitoli</b>: Italiano, Italiano Non Udenti</div><div><b>Contenuti Speciali</b>:</div><div>- Trailer</div><div><b>Durata</b>: 113 minuti</div><div><b>Confezione</b>: Amaray<br /><b>Produttore</b>: Lucky Red<br /><b>Distributore Home Video</b>: Plaion<br /><b>Data di Uscita</b>: 29 Febbraio 2024</div></div></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-10856005090235478532024-03-04T18:30:00.002+01:002024-03-06T07:32:45.782+01:00[HOME VIDEO] Volver - Lo Splendido Film Di Pedro Almodóvar Esce In Versione Restaurata<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPv7NVG7QrRdV4LsYaSBkQIK06oHGC00R4GvP5PbodWDJ93nrfgp6YMPPaTbsdmMuYPR8BC-db0_OuPUE2wSMxfA65r2MOk1yrBoN1Z5cq04svhtly5rQdXyTmkps3LFVQ9k9turEze_dbht8D2jYJrkXN4PnARUkqOsctWjMti7LzueZwKvPW90T98DU/s1200/Volver.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Volver Almodovar" border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPv7NVG7QrRdV4LsYaSBkQIK06oHGC00R4GvP5PbodWDJ93nrfgp6YMPPaTbsdmMuYPR8BC-db0_OuPUE2wSMxfA65r2MOk1yrBoN1Z5cq04svhtly5rQdXyTmkps3LFVQ9k9turEze_dbht8D2jYJrkXN4PnARUkqOsctWjMti7LzueZwKvPW90T98DU/w640-h360/Volver.jpg" title="Volver Cruz" width="640" /></a></div><br /><div>Esce per la prima volta in blu-ray e lo fa in versione restaurata. Parliamo di "<b>Volver</b>", ovviamente, una delle pellicole più femminili, più emozionanti e più belle di <b>Pedro Almodóvar</b>.</div><div><br /></div><div>C'è una <b>Penelope Cruz</b> in stato di grazia a guidare la storia, che come al solito non è mai prevedibile, mai semplice, ma sempre ricca di curve e di ribaltamenti capaci di cambiare e di aggiungere carne ad un fuoco che arde senza mai bruciare nulla. E' un film che si apre con i vivi intenti a prendersi cura dei loro morti, "<b>Volver</b>", e che poi si ritrova a dover fare i conti con un fantasma che pare essere tornato dall'aldilà proprio per prendersi cura dei suoi vivi. Perché quello di Almodóvar è soprattutto un film di madri e di figli, anzi, di madri e di figlie. Di rapporti interrotti, sacrifici, segreti. Un film dove gli uomini sono praticamente accessori, assenti, spesso terribili e complici di vuoti e di traumi da colmare, ma colmabili solamente attraverso il calore famigliare, quello materno.</div><div><br /></div><div>E, allora, si resta incantati di fronte a tutto ciò.</div><div>Di fronte alla determinazione di una Cruz straripante (e sensualissima), indomabile, disposta a qualunque cosa pur di proteggere il futuro di una figlia che rischia di ripercorrere le sue stesse disgrazie. Di fronte a una madre che pare essere tornata perché "<i>mi mancavate</i>", dice a sua figlia, ma che in realtà ha un'importante questione in sospeso da portare a termine. Ed il bello è che tutto funziona a meraviglia, che non c'è mai una virgola fuori posto. Ci si diverte, ci si strazia e ci si commuove. <br />Un classico, insomma, quando l'ispirazione di Almodóvar è ai massimi livelli.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgqoFM7fc7nNloTtIEkQChVXpXWduJEIKmmOPqc58w5fiwHz85-6fCjS1XjdINUJHKOr8YmPix8NBOS_2QjlC3qelV_nVEp2dzmVZxR8KmhLead20r3eocqJkLKpzUalJV5oAEsfR6hLzdNQxltks6iPJvZCL7PZHUgrmb3HqIeHGPKA0Nakw-6llPNXw/s880/Volver%20-%20Blu-Ray.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Volver Blu-Ray" border="0" data-original-height="880" data-original-width="750" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgqoFM7fc7nNloTtIEkQChVXpXWduJEIKmmOPqc58w5fiwHz85-6fCjS1XjdINUJHKOr8YmPix8NBOS_2QjlC3qelV_nVEp2dzmVZxR8KmhLead20r3eocqJkLKpzUalJV5oAEsfR6hLzdNQxltks6iPJvZCL7PZHUgrmb3HqIeHGPKA0Nakw-6llPNXw/w546-h640/Volver%20-%20Blu-Ray.jpg" title="Volver Home Video" width="546" /></a></div><br /><div>Il <b>Blu-Ray</b>, in versione italiana, prevede le seguenti specifiche tecniche:</div><div><div><div><b>Dischi</b>: 1<br /><b>Formato Video</b>: 2,35:1 Anamorfico 1080p<br /><b>Tracce Audio</b>: <i>2.0 Stereo Dolby Digital: </i>Italiano, Spagnolo -<i> 5.1 DTS HD: </i>Italiano, Spagnolo<br /><b>Sottotitoli</b>: Italiano</div><div><b>Contenuti Speciali</b>: /</div><div><b>Durata</b>: 120 minuti</div><div><b>Confezione</b>: Amaray<br /><b>Produttore</b>: TF1 - CG Home Video<br /><b>Distributore Home Video</b>: CG Home Video<br /><b>Data di Uscita</b>: 24 Gennaio 2024</div></div></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-32590942635264538902024-02-29T21:36:00.001+01:002024-03-01T09:00:07.609+01:00Dune: Parte Due - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqFvILc5PYSTxC6QcYHnIP-cr3SaWwGi_L9vumz9RZv1cfggGp2-nHaPH8eRb8qIAuvKVZqEC_5b34k-j4b_iIPF0ZGyOOYwmXLNX_9Wv2O-GOiVERrA4Qxps0YdpY_HIJFbvH5kbuAnOobU4xbuJZ0Fyl3-6jSAk04rWZ-A1JbjkmNMHFaEleTUGZTrg/s2048/Dune%20Parte%20Due.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Dune Parte Due Poster" border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1638" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqFvILc5PYSTxC6QcYHnIP-cr3SaWwGi_L9vumz9RZv1cfggGp2-nHaPH8eRb8qIAuvKVZqEC_5b34k-j4b_iIPF0ZGyOOYwmXLNX_9Wv2O-GOiVERrA4Qxps0YdpY_HIJFbvH5kbuAnOobU4xbuJZ0Fyl3-6jSAk04rWZ-A1JbjkmNMHFaEleTUGZTrg/w512-h640/Dune%20Parte%20Due.jpg" title="Dune Parte Due Film" width="512" /></a></div><br /><div>Quando è uscito "<b>Dune</b>", tre anni fa, nessuno sapeva ancora se ci sarebbe stato un secondo capitolo. Non lo sapeva nemmeno <b>Denis Villeneuve</b>, nonostante la sua pellicola - ottimista - terminava il racconto lasciando tutto in sospeso, tutto irrisolto.
Persino la locandina di quel film era fuorviante: perché non era stato inserito da nessuna parte il sottotitolo <i>parte uno</i>.</div><div>Insomma, l'idea di base era capire come il pubblico avrebbe reagito di fronte ad un nuovo adattamento del romanzo di <b>Frank Herbert</b>. Senza fare progetti, senza fare promesse. Magari, con l'ambizione di non pasticciarlo ancora, dopo la realizzazione-incubo avuta da <b>David Lynch</b>.</div><div><br /></div><div>E se adesso siamo qui, a parlare di "<b>Dune: Parte Due</b>" - stavolta quel sottotitolo c'è scritto sul poster - è perché le cose sono andate piuttosto bene. Non secondo il sottoscritto, magari, ma secondo ciò che conta di più ad Hollywood, ovvero gli incassi. Per farvi capire meglio, le cose sono andate talmente bene che adesso è praticamente ufficiale l'uscita di "<b>Dune: Parte Tre</b>" (teoricamente l'ultima).</div><div>Ma andiamo per gradi.</div><div>Perché in questo secondo spaccato Villeneuve si comporta in maniera un tantino diversa: riduce gli spiegoni di cui aveva infarcito la metà precedente, aumenta il ritmo e la spettacolarità, ma soprattutto cerca di rendere il suo lavoro appetibile e comprensibile anche a coloro che dovessero decidere di volerlo approcciare senza recuperare la puntata precedente. E a primo impatto - e per primo impatto, intendo per la prima mezz'ora - le cose sembrano andare alla grande. Rispetto a come era imballata la parte uno, qui finalmente le cose succedono, la storia si smuove e pure nei confronti dei personaggi comincia a instaurarsi quell'empatia, quella profondità che in origine era stata completamente assente. Solo che poi l'occhio comincia a spostarsi, a saltare di palo in frasca, abbandonando il Paul di <b>Timothée Chalamet</b> e la sua gente per spiare un po' cosa succede dall'altra parte, quella maligna. Ed è qui che la narrazione si appesantisce, che divaga, che perde via via il suo pathos (e perde pure la presenza di <b>Javier Bardem</b>, che quando è in scena si mangia tutti quanti).</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6J1NQhQfa0L39sYC8NGhOb11wYTPRtKi_2mZWRE-fjD94MDM5Z5tP9gz4VzspIl-nYhmEEGhcI_P88rU3D2eKYiW5pCa2yjYaw2c67Fi40_PyNy9gpT-oJduTudS8qJPO16i1CiBem9fyuAOzQqIqc2fcg7Z5w462SvSNAbPclch0hUMhiX0zzYX2uZs/s1920/Dune%20Parte%20Due%20-%20Scene.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Dune Parte Due Chalamet" border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6J1NQhQfa0L39sYC8NGhOb11wYTPRtKi_2mZWRE-fjD94MDM5Z5tP9gz4VzspIl-nYhmEEGhcI_P88rU3D2eKYiW5pCa2yjYaw2c67Fi40_PyNy9gpT-oJduTudS8qJPO16i1CiBem9fyuAOzQqIqc2fcg7Z5w462SvSNAbPclch0hUMhiX0zzYX2uZs/w640-h360/Dune%20Parte%20Due%20-%20Scene.jpg" title="Dune Parte Due Film" width="640" /></a></div><br /><div>Ora, è normale ipotizzare che quei controcampi narrativi siano obbligati, che servano a far muovere la trama e che sarebbe stato assurdo se fossero stati ignorati. Però, è altrettanto vero che a quei personaggi Villeneuve non restituisce il medesimo spessore, la medesima cura: sono cattivi bidimensionali, tagliati con l'accetta, che si divertono a spaccare teste quando sono arrabbiati, o a sgozzare gole per rimarcare la loro malvagità. Si, un paio di volte c'è modo di mettere il naso nel torbido della politica, nel potere, ma quegli intrighi - assai più stimolanti - sono fugaci, accennati. Per cui è fisiologico se poi la nostra soglia di attenzione lentamente si assottiglia e se la noia, purtroppo, comincia a farsi largo. Più che altro è fisiologico che ciò accada, quando tu decidi di spingere ulteriormente su baracconate ed effetti speciali, limitando ulteriormente la luce verso i contrasti interni dei personaggi, verso le loro volontà, e i loro demoni, che spesso fanno a botte con quello che dovrà essere il loro destino.</div><div><br /></div><div>La verità, allora, è che in questo "<b>Matrix</b>" che incontra "<b>Star Wars</b>" - e che paradossalmente, oggi, non può non far pensare anche alla guerra in corso tra Israele e Palestina, ma questa è un'altra cosa - e che avrebbe avuto tutte le carte in regola per proporsi come prodotto altissimo di fantascienza, c'è troppa industria cinematografica moderna. Troppi calcoli, troppi compromessi e algoritmi da incasso al botteghino. E quindi poca, pochissima preoccupazione verso un cuore che trova spazio minimo, spazio insufficiente, per battere come dovrebbe.</div><div>Più che un'epopea, allora, più che un blockbuster epico, "<b>Dune: Parte Due</b>" somiglia a un sequestro di persona (due ore e tre quarti, ma perché?). Uno di quelli che a metà visione cominciano a farti guardare l'orologio, a chiederti quanto manca, a farti pensare "<i>Ma chi me l'ha fatto fare?</i>".</div><div>Perché come si diceva una volta, il troppo storpia. E storpia pure se, secondo alcuni, aiuta a far vendere i biglietti al botteghino.</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/RD0-b7VO8F0?si=Xpj2IC2LwIUIuWwe" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-18481705496483461512024-02-29T18:36:00.001+01:002024-03-01T09:18:17.817+01:00[HOME VIDEO] La Mala Educación - Il Film Di Pedro Almodóvar Per La Prima Volta In Blu-Ray<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpCyL0KGw_iapY-kHvQlicAOEhTpHMfaGUiNCs5qyQE3zMjUzUEwd8tDofKm47yjPP-EFttl4rHMcJzmMBuWIg08J9dzZf24XPMHrUTkp7G0YVEHpRiGu7SHVqh-k_YJWqgvuD8sJ1P10rySHKxXWv7ycJYAroxlkNusvSCKXP2qc-cvRtS3zqcniiiEI/s3000/La%20Mala%20Educaci%C3%B3n%20-%20Home.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="La Mala Educación Bernal" border="0" data-original-height="2250" data-original-width="3000" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpCyL0KGw_iapY-kHvQlicAOEhTpHMfaGUiNCs5qyQE3zMjUzUEwd8tDofKm47yjPP-EFttl4rHMcJzmMBuWIg08J9dzZf24XPMHrUTkp7G0YVEHpRiGu7SHVqh-k_YJWqgvuD8sJ1P10rySHKxXWv7ycJYAroxlkNusvSCKXP2qc-cvRtS3zqcniiiEI/w640-h480/La%20Mala%20Educaci%C3%B3n%20-%20Home.png" title="La Mala Educación Almodovar" width="640" /></a></div><br /><div>Disponibile per la prima volta in alta definizione "<b>La Mala Educación</b>", il film di <b>Pedro Almodóvar</b>, con <b>Gael García Bernal</b>, <b>Fele Martínez</b>, <b>Lluis Homar</b>, <b>Daniel Gimenez Cacho</b> e <b>Javier Cámara</b>, presentato fuori concorso al <b>57° Festival di Cannes</b>.</div><div><br /></div><div>Ambientata nel 1980, la storia vede Juan, un giovane attore alla ricerca della sua grande occasione, presentarsi nell'ufficio del regista Enrique, sotto il falso nome di Ignacio, suo fratello maggiore. Enrique stenta a riconoscere l'amico con cui, in teoria, ha condiviso una fase importante della sua pre-adolescenza, ma li per li non dà tanto peso alla cosa. Nei panni di Ignacio, Juan prova a vendere una sceneggiatura ad Enrique che, leggendola, si accorge essere molto simile a una sorta di autobiografia del suo vecchio amico. Il racconto però termina con la morte di Ignacio ed alcuni elementi al suo interno fanno sospettare Enrique che dietro quel testo si nasconda qualcosa di davvero terribile.</div><div><br /></div><div>Il passato che influenza il presente, unito al male che ostacola il bene.</div><div>E' un film pieno di personaggi che decidono di compiere la scelta sbagliata, "<b>La Mala Educación</b>", pur prendendosi ognuno la propria responsabilità e facendo i conti con le conseguenze a tempo debito. Un film che parte come un thriller, poi devia verso un <i>coming-of-age</i> profondamente gay e infine abbraccia il genere <i>noir</i>, quando affonda le unghie nel torbido di un collegio dove il prete di riferimento pare non potersi trattenere dal molestare uno dei protagonisti. Tanti colori - anche in scena, letteralmente - e tante sfumature, che rendono il film, forse, non esattamente omogeneo, ma con una seconda metà - quella investigativa - che sa essere decisamente più incalzante e coinvolgente.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgf_IESX4RcAyZUM9-7eNcDsqSa9RW3xw2t9_bbia2fNbIf_CP_yUH7XLeTgU1_C0N1dxALTS9UqjSBOqzuLOEZLopyJvBGFw3IO4GgZrwLWfShHWovdA9pCTiTgNs92iOkMXP25HuuPiNMbcdFbg7bScSsuGNHTQ2yKYPY3WY0hWOvNwfOX8y-nqpfRUU/s880/La%20Mala%20Educaci%C3%B3n%20-%20Blu-Ray.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="La Mala Educación BBlu-Ray" border="0" data-original-height="880" data-original-width="750" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgf_IESX4RcAyZUM9-7eNcDsqSa9RW3xw2t9_bbia2fNbIf_CP_yUH7XLeTgU1_C0N1dxALTS9UqjSBOqzuLOEZLopyJvBGFw3IO4GgZrwLWfShHWovdA9pCTiTgNs92iOkMXP25HuuPiNMbcdFbg7bScSsuGNHTQ2yKYPY3WY0hWOvNwfOX8y-nqpfRUU/w546-h640/La%20Mala%20Educaci%C3%B3n%20-%20Blu-Ray.jpg" title="La Mala Educación Home Video" width="546" /></a></div><br /><div>Il <b>Blu-Ray</b>, in versione italiana, prevede le seguenti specifiche tecniche:</div><div><div><div><b>Dischi</b>: 1<br /><b>Formato Video</b>: 2,40:1 Anamorfico 1080p<br /><b>Tracce Audio</b>: <i>2.0 DTS HD: </i>Italiano - <i>2.0 Stereo Dolby Digital: </i>Italiano, Spagnolo<i> 5.1 DTS HD: </i>Spagnolo<br /><b>Sottotitoli</b>: Italiano Non Udenti</div><div><b>Contenuti Speciali</b>: /</div><div><b>Durata</b>: 101 minuti</div><div><b>Confezione</b>: Amaray<br /><b>Produttore</b>: TF1 - CG Home Video<br /><b>Distributore Home Video</b>: CG Home Video<br /><b>Data di Uscita</b>: 24 Gennaio 2024</div></div></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-8985732937896729232024-02-28T09:24:00.002+01:002024-02-28T09:24:21.139+01:00Estranei - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSYW9VnjA0LlzxefM28Y6q737spiNdSZUJ9v4_fJW7wbsCO3agjlBhVrcKemazJxyNoN1UIECV2B6i62xGPPn4rnTmEtngPpnqlqll5L_Axx8HRiANN2TrD8Q2yoFDfecdbUag01E4bwwIzqBgAtKJPshQVCALyuEk_Jd1dHC1sd4ssKt_uLd6nGNev0k/s1831/Estranei.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Estranei Poster" border="0" data-original-height="1831" data-original-width="1287" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSYW9VnjA0LlzxefM28Y6q737spiNdSZUJ9v4_fJW7wbsCO3agjlBhVrcKemazJxyNoN1UIECV2B6i62xGPPn4rnTmEtngPpnqlqll5L_Axx8HRiANN2TrD8Q2yoFDfecdbUag01E4bwwIzqBgAtKJPshQVCALyuEk_Jd1dHC1sd4ssKt_uLd6nGNev0k/w450-h640/Estranei.jpg" title="Estranei Film" width="450" /></a></div><br /><div>L’atmosfera è quella surreale – quasi spettrale – di un enorme palazzo disabitato (un limbo?), situato a nord di Londra. Lì vive Adam, uno sceneggiatore alle prese con un racconto che dovrebbe parlare dei suoi genitori, scomparsi quando aveva solo dodici anni. A disturbarlo, una sera, bussando alla porta di casa sua, arriva Harry, la seconda anima dell’edificio che, palesemente, supplica Adam di passare la notte insieme a lui. Adam educatamente rifiuta, ma andando contro ciò che davvero avrebbe voluto. C’è qualcosa che lo frena, infatti. Qualcosa legato al passato che gli impedisce di vivere e di godersi la propria vita. Ed è per questo che, un giorno, decide di prendere un treno e di recarsi al vecchio appartamento fuori città in cui viveva coi suoi genitori. Restando disorientato – ma neanche tanto – quando, dopo aver bussato alla porta, li ritrova entrambi vivi e identici a com’erano trent’anni prima.</div><div><br /></div><div>A leggerla così, potrebbe far venire i brividi la trama di “<b>Estranei</b>”. Eppure, vivendola insieme all’Adam di <b>Andrew Scott</b>, ci si accorge di quanto la componente <i>horror </i>presente sia stata decisamente smorzata (non fosse per una singola scena) in favore di una pellicola che intende puntare dritta ai sentimenti, alla malinconia, alla vita. Ciò che fa il regista e sceneggiatore (bravissimo) <b>Andrew Haigh</b>, allora, è prendere il romanzo omonimo di <b>Taichi Yamada</b> e adattarlo in maniera tale da modificarne toni e rotta, ma preservando la solidità di uno scheletro che, comunque, ben si adatta anche a quelle che sono le sue esigenze. Rispetto al materiale di partenza, qui lo spettatore è chiamato a interpretare, a farsi un’idea, a decidere in base alle sue sensazioni se ciò che sta succedendo ad Adam sia la conseguenza di un’esperienza sensoriale effettiva, oppure un effetto collaterale del suo stesso mestiere, della sua stessa immaginazione, che improvvisamente aggroviglia realtà e finzione, impedendogli (e impedendoci) di poter distinguere ciò che è l'uno e ciò che è l’altro:
e, in tal senso, in un paio scene, il beneficio di questo dubbio viene addirittura rinforzato.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg__mTdNjrG2GKwc9O89VQDUPtLm5BZIb_jFPQVVEdGHUS-BfvWHhmPcS4q_JFPDUChyphenhyphenguvqMMF-6qk5t_FnWdv18sRHitA00-OWPh2sKrYjG0U0L1RA6akw5Odwxbo1_6Lzvbx9POsdDk-J8SaNcTghM3anT_m3I2au_Lim8bH_nvuLF-N7ityNluzh9k/s1198/Estranei%20-%20Scene.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Estranei Film" border="0" data-original-height="799" data-original-width="1198" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg__mTdNjrG2GKwc9O89VQDUPtLm5BZIb_jFPQVVEdGHUS-BfvWHhmPcS4q_JFPDUChyphenhyphenguvqMMF-6qk5t_FnWdv18sRHitA00-OWPh2sKrYjG0U0L1RA6akw5Odwxbo1_6Lzvbx9POsdDk-J8SaNcTghM3anT_m3I2au_Lim8bH_nvuLF-N7ityNluzh9k/w640-h426/Estranei%20-%20Scene.jpg" title="Estranei Haigh" width="640" /></a></div><br /><div>Questo perché Adam ha bisogno di tornare in quel posto, ha bisogno di ritrovare l’amore dei suoi genitori e di affrontare con loro i sospesi che, evidentemente, continuano a tormentarlo, non lasciandolo in pace. Sia la madre, sia il padre rivivono attraverso i suoi antichi ricordi, e il loro carattere, così come le parole che esprimono, sono un misto tra ciò che l’Adam bambino ha conservato nella memoria e ciò che l’Adam adulto e maturo (e scrittore) è capace di elaborare, di inventare. Recuperare il tempo perduto, dunque, ma pure sciogliere alcuni nodi fondamentali e mettere da parte i sensi di colpa (famigliari): come avviene nel momento in cui Adam fa <i>coming out</i> e la madre – essendo di un’altra epoca – fatica a guardarlo in faccia e a tener viva la conversazione, mentre il padre gli confessa – con gran commozione – di averlo sempre saputo, ma di non essersi mai sentito in grado di gestire l’argomento. Chiarimenti, abbracci e lacrime che gli servono come ossigeno per riaprirsi lentamente al mondo, per riaprire la porta a quell’amore a cui aveva rinunciato, permettendo a Harry, stavolta sì, di varcare la soglia del suo appartamento e di condividere insieme fragilità, dolore e solitudine.</div><div><br /></div><div>Emozioni su cui “<b>Estranei</b>” cuce e poggia la sua essenza, la sua meraviglia. </div><div>Rimandandoci a un finale in crescendo - spiazzante e da pelle d’oca - che proprio con queste emozioni intende flirtare, restituendo a noi l’onere di ricapitolare (e di riesaminare) l'intero viaggio per poi tirarne le fila.
</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/5SRlf_pIHwI?si=X1sC4NCNcysSorMN" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-65122125686156811462024-02-24T10:32:00.002+01:002024-02-24T10:32:35.828+01:00[HOME VIDEO] Anatomia Di Una Caduta - Il FIlm Di Justine Triet Fa Tappa In Home Video<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx5VS4wi7ACkKRZJJfkLlAiPR13Oe77sSHG5_0zCtQ0d4W6YU4pNSlUXccxToWW-vTtOFgIa_Cph0MPgFJygjTXE9Z1VAANXHW-CN-Q1MfHOON_uCNmjvRf1QejLxyvb5qsqHqAJC1VPvFdGJbealHhFtrr17txVb2aSekPL2OdWxNz0ksb6pHTYsjXNQ/s1280/Anatomia%20Di%20Una%20Caduta%20-%20Home.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Anatomia Di Una Caduta Film" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx5VS4wi7ACkKRZJJfkLlAiPR13Oe77sSHG5_0zCtQ0d4W6YU4pNSlUXccxToWW-vTtOFgIa_Cph0MPgFJygjTXE9Z1VAANXHW-CN-Q1MfHOON_uCNmjvRf1QejLxyvb5qsqHqAJC1VPvFdGJbealHhFtrr17txVb2aSekPL2OdWxNz0ksb6pHTYsjXNQ/w640-h360/Anatomia%20Di%20Una%20Caduta%20-%20Home.jpeg" title="Anatomia Di Una Caduta Triet" width="640" /></a></div><br /><div>Palma d’Oro all’ultimo <b>Festival di Cannes</b> e 5 nomination ai prossimi premi <b>Oscar</b> (tra cui miglior film, miglior regia e miglior attrice protagonista).</div><div>Un biglietto da visita niente male quello di “<b>Anatomia Di Una Caduta</b>”, il <i>thriller</i> (procedurale) scritto (con <b>Arthur Harari</b>) e diretto da <b>Justine Triet</b>, ora disponibile anche in home video e in <i>streaming</i> legale.</div><div><br /></div><div>Al centro la storia di Sandra, che improvvisamente deve difendersi dalle accuse che la vedono sospettata della morte del marito, caduto dall'ultimo piano della loro casa in montagna. Potrebbe trattarsi di un suicidio, in realtà, eppure secondo alcune indagini eseguite dalla scientifica, qualcosa non torna. Un dubbio alimentato ulteriormente anche dalla crisi matrimoniale vissuta tra i due, scoppiata a seguito di un incidente che ha reso il loro figlio di 11 anni ipovedente. Tutti pezzi di un puzzle che si fa sempre più contorto e difficile da risolvere.</div><div><br /></div><div>La caduta, allora, diventa quella libera di un matrimonio, analizzato a ritroso per raccogliere informazioni e dare profondità a una trama che non smette mai di mischiare le carte e di complicare la (nostra) ricerca verso un potenziale colpevole. L’indice del nostro dito continua a muoversi indeciso, mentre Triet aggiunge dettagli fondamentali che finiscono anche per trascendere la storia della coppia e raccontare molto della società moderna. Segnali di una sceneggiatura intelligente (anch’essa candidata all’Oscar) che funziona al millimetro e a cui riesce il miracolo di tenere noi spettatori sulle spine per tutti i suoi 150 minuti di durata.
</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFGgTMo8fKiDV-lp0bt5q34yAtt3f3QE59NyNIVVP_RdSi90zx4MYXxqL5tYOhpHFVz5O73Qk7btxUzVgzdCeeDWA8tWA0TrkNnuu0iRRaHXSLuwSd6G1UssZ8WjxofGuu4nGDrxCoh2cQivxd2rxj_KM8xjohGVxqrJ4SZHbQQ0bNiTGgIVCWPh2wP2U/s880/Anatomia%20Di%20Una%20Caduta%20-%20Blu-Ray.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Anatomia Di Una Caduta Blu-Ray" border="0" data-original-height="880" data-original-width="750" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFGgTMo8fKiDV-lp0bt5q34yAtt3f3QE59NyNIVVP_RdSi90zx4MYXxqL5tYOhpHFVz5O73Qk7btxUzVgzdCeeDWA8tWA0TrkNnuu0iRRaHXSLuwSd6G1UssZ8WjxofGuu4nGDrxCoh2cQivxd2rxj_KM8xjohGVxqrJ4SZHbQQ0bNiTGgIVCWPh2wP2U/w546-h640/Anatomia%20Di%20Una%20Caduta%20-%20Blu-Ray.jpeg" title="Anatomia Di Una Caduta Home Video" width="546" /></a></div><br /><div>Il <b>Blu-Ray</b>, in versione italiana, prevede le seguenti specifiche tecniche:</div><div><div><b>Dischi</b>: 1<br /><b>Formato Video</b>: 1,85:1 Anamorfico 1080p<br /><b>Tracce Audio</b>: <i>2.0 Stereo Dolby Digital: </i>Italiano, Francese -<i> 5.1 DTS HD: </i>Italiano, Francese<br /><b>Sottotitoli</b>: Italiano</div><div><b>Contenuti Speciali</b>:</div><div>- Scene Tagliate </div><div>- Trailer </div><div>- Galleria Fotografica</div><div><b>Durata</b>: 151 minuti</div><div><b>Confezione</b>: Digipack<br /><b>Produttore</b>: CG Home Video - Teodora<br /><b>Distributore Home Video</b>: CG Home Video<br /><b>Data di Uscita</b>: 13 Febbraio 2024</div></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-64831064758069082432024-02-23T17:05:00.002+01:002024-02-23T17:05:16.485+01:00[HOME VIDEO] Ghost Dog: Il Codice Del Samurai - Il Film Di Jim Jarmusch Restaurato In 4K Per Una Limited Edition<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_2YPfYjmkqeDQahfykPSGGEsgkl17VLrwsorY_u9-fZDntClQdE3ixBniZ1zdDf8y8n-dCfBEUU1SOpXskGy-60rjaiMhMCNZv6-GbYmqgte2dm0PA5jMeOEQ6NY9HqJHJV7hpotvFRg4vWXT58oa21uhAFQ1JWIZSuFJ5C_F3teiObJsFMlTE-WWv28/s1280/Ghost%20Dogs%20-%20Home.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Ghost Dog - Jarmusch" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_2YPfYjmkqeDQahfykPSGGEsgkl17VLrwsorY_u9-fZDntClQdE3ixBniZ1zdDf8y8n-dCfBEUU1SOpXskGy-60rjaiMhMCNZv6-GbYmqgte2dm0PA5jMeOEQ6NY9HqJHJV7hpotvFRg4vWXT58oa21uhAFQ1JWIZSuFJ5C_F3teiObJsFMlTE-WWv28/w640-h360/Ghost%20Dogs%20-%20Home.jpeg" title="Ghost Dog Film" width="640" /></a></div><br /><div>Con gli ingredienti di un film come “<b>Ghost Dog: Il Codice Del Samurai</b>”, il cinema contemporaneo non sarebbe riuscito a fare di meglio che tirar fuori l’ennesimo surrogato di “<b>John Wick</b>”: e quindi un <i>action-movie</i> rigorosamente condito da coreografie eccezionali (forse), messe al servizio di botte da orbi per un paio di ore abbondanti. Magari – nel migliore dei casi – sfruttando la spiritualità del protagonista, caratterizzandolo il più possibile per fare in modo che diventasse un'icona.</div><div>Un <i>blockbuster</i> estivo, insomma, destinato a durare nella nostra memoria alla stregua di un <i>cocktail</i> rinfrescante. </div><div><br /></div><div>Tutto il contrario di ciò che <b>Jim Jarmusch</b> avesse in mente, in pratica. </div><div>Perché nelle sue mani, “<b>Ghost Dog: Il Codice Del Samurai</b>”, diventa prodotto atipico. Di quelli che a guardarlo oggi – a 25 anni di distanza, interamente <b>restaurato in 4K</b> – si resta spiazzati, per quanto riesce a spingersi controcorrente e a fregarsene di qualsiasi regola o archetipo. Sicuramente non è paragonabile ad un <i>action-movie</i> la parabola che vede <b>Forest Whitaker</b> – il Ghost Dog del titolo – ritrovarsi a scappare e a difendersi dagli stessi capi che lo avevano assoldato per compiere un omicidio (andato a buon fine, ma con l'incidente di aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere). E questo perché non c’è nessuna voglia (nessun interesse) di scatenare l’inferno, come direbbe qualcuno, di mettere intere città sotto sopra, ma solo la paura (e una semi-consapevolezza) di aver scelto di attaccare una preda letale, abituata a vivere e ad agire (e a scomparire) nell’ombra. </div><div>Per farla breve, Ghost Dog è uno di quei <i>serial killer</i> paragonabili al Cavaliere Nero della famosa barzelletta raccontata da <b>Gigi Proietti</b> e chiunque provi a sfidare la sorte non può avere esito diverso da quello ricevuto dalla famiglia del Cavaliere Bianco.</div><div><br /></div><div><i>Ma allora dove sta il mordente, qual è il conflitto?</i></div><div>Il conflitto è che la vita di questo anti-eroe è legata stretta ad uno di questi mafiosi che anni prima (prima che lui diventasse Ghost Dog) gli ha letteralmente salvato la vita. E secondo il Codice dei Samurai, che da quel momento in poi il protagonista ha deciso di seguire rigorosamente, ciò lo rende suo servitore fedele ed eternamente riconoscente. Impedendogli, di fatto, di smantellare ogni pedina dell’associazione criminale che lo vuole morto.</div><div>Questo cavillo permette a Jarmusch di potersi muovere in libertà e di spaziare tra i generi: toccando il <i>noir</i>, il <i>thriller</i>, il <i>western</i> e a tratti persino la commedia. Realizzando un film che vuole essere chiaramente un omaggio a “<b>Frank Costello Faccia D'Angelo</b>” di <b>Jean-Pierre Melville</b> – per gli spunti in comune della trama – ma pure un sanissimo punto d’incontro tra cinema indipendente (che come autore rappresenta) e cinema <i>mainstream</i>.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2-fkOzYyhBwkKOM2EPx4L7Q9hUStg7i3eH0HpGbZMCwirFCsmRVuTYGWblAs8MK3Fy9TwT8AeEVuII8qcTZNexfH3_kvgi4o7xyeGkjdx8OFQ12-AD5sEyw8P6LQPtI4wQGsrOI_PG9sPAZNtFDq14ZolS6DnYOR2_bEoJE1MtciL3tZi6TViNttjSm0/s2560/Ghost%20Dog%20-%20Blu-Ray.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Ghost Dog Home Video" border="0" data-original-height="2560" data-original-width="1792" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2-fkOzYyhBwkKOM2EPx4L7Q9hUStg7i3eH0HpGbZMCwirFCsmRVuTYGWblAs8MK3Fy9TwT8AeEVuII8qcTZNexfH3_kvgi4o7xyeGkjdx8OFQ12-AD5sEyw8P6LQPtI4wQGsrOI_PG9sPAZNtFDq14ZolS6DnYOR2_bEoJE1MtciL3tZi6TViNttjSm0/w448-h640/Ghost%20Dog%20-%20Blu-Ray.jpeg" title="Ghost Dog 4K" width="448" /></a></div><br /><div>Il <b>4K Ultra-HD</b>, in versione italiana, prevede le seguenti specifiche tecniche:</div><div><div><b>Dischi</b>: 2<br /><b>Formato Video</b>: Ultra HD 4K HDR|1,85:1 Anamorfico 1080p<br /><b>Tracce Audio</b>: <i>2.0 Stereo Dolby Digital: </i>Italiano<i> - 5.1 Dolby Digital: </i>Inglese<br /><b>Sottotitoli</b>: Italiano, Italiano Non Udenti</div><div><b>Contenuti Speciali</b>:</div><div>- Scene Tagliate </div><div>- Ghost Dog – The Odyssey </div><div>- Original Trailer </div><div>- Trailer</div><div><b>Durata</b>: 111 minuti</div><div><b>Confezione</b>: Digipack<br /><b>Produttore</b>: CG Home Video<br /><b>Distributore Home Video</b>: CG Home Video<br /><b>Data di Uscita</b>: disponibile in esclusiva a questo <a href="https://www.cgtv.it/film-dvd/ghost-dog-il-codice-del-samurai/">link</a></div></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-88152496846139501442024-02-16T10:04:00.001+01:002024-02-16T10:04:08.901+01:00American Fiction - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_y9xCEWvHxH-l_aXchF8GzsQDAwdv2ELlpNhJuOp998DuKokEA5aEAiMq8WznAQfplOmwL7Lw8bKnDrPT1e0FtJ3CplVuSx4oiS8Yots6sONGJ7VMix_Vuxu2i8xfcLWkxwubpEWFjksi47UJcPeRtKGiSybjxKqP5sMdmlvkilNkPCsuJhZyD1L3rPI/s1500/American%20Fiction.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="American Fiction Poster" border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1013" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_y9xCEWvHxH-l_aXchF8GzsQDAwdv2ELlpNhJuOp998DuKokEA5aEAiMq8WznAQfplOmwL7Lw8bKnDrPT1e0FtJ3CplVuSx4oiS8Yots6sONGJ7VMix_Vuxu2i8xfcLWkxwubpEWFjksi47UJcPeRtKGiSybjxKqP5sMdmlvkilNkPCsuJhZyD1L3rPI/w432-h640/American%20Fiction.jpeg" title="American Fiction Film" width="432" /></a></div><br /><div>Non so se ci avete mai fatto caso, ma a volte – e quando dico <i>a volte</i> significa piuttosto spesso – succede che in certi film che trattano di alcune tematiche (per lo più mi riferisco a tematiche di tipo razziale), gli sceneggiatori (o i registi, oppure entrambi) si appoggiano ad alcuni stereotipi, o ad alcune retoriche, che oltre ad essere diventate ormai fastidiose (perché trite e ritrite), rischiano anche di risultare ridicole e controproducenti. Perché fuori tempo, magari, o perché figlie di una furbizia per niente costruttiva.</div><div><br /></div><div>Questo è un mio personalissimo punto di vista, ovviamente, ma l’ho trovato decisamente in linea con la battaglia sacrosanta, ma impossibile di cui si fa carico lo scrittore e professore universitario di letteratura Monk, che in "<b>American Fiction</b>" è interpretato da un meraviglioso <b>Jeffrey Wright</b>. Stanco, infatti, di sentire gli editori respingere il suo nuovo romanzo, perché a detta loro “<i>non abbastanza nero</i>”, una sera decide di scrivere una storia di getto, riempiendola di tutto ciò che “<i>i bianchi</i>” (ma pure “<i>i neri</i>”, alla fine) pretendono di trovare all’interno di un libro che promette di trattare questioni legate alla comunità e alla cultura afroamericana. E con la complicità del suo agente, spacciandosi per uno scrittore anonimo, evaso di prigione, invia il manoscritto in giro, attirando su di sé un'attenzione paradossale e mai vista prima. Inutile dire che lo scherzo – se così vogliamo chiamarlo – sfugge di mano a entrambi e che Monk sarà costretto a immedesimarsi nella parte, tradendo i suoi stessi principi, per incassare le cifre astronomiche che gli vengono offerte e pagare le cure di sua madre malata di Alzheimer.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLF-6r9DkbcTkFvM3Djl6TqVs2hU0Eer1-_JPqLJF5ynaHAWLPBsTjrSkuGnCr5jvyk_JAJYm8BnociFewYbVyqy9UZbG6qkRezG7p2NPRkO5OIx_GlUTQLydEP_BCy_pdiL8GN50bsEA29_33wDIQcSUCaluNtMSTwcQkLN5rF2aerP1-UvH3p3O_fDE/s4500/American%20Fiction%20-%20Scene.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="American Fiction Film" border="0" data-original-height="2997" data-original-width="4500" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLF-6r9DkbcTkFvM3Djl6TqVs2hU0Eer1-_JPqLJF5ynaHAWLPBsTjrSkuGnCr5jvyk_JAJYm8BnociFewYbVyqy9UZbG6qkRezG7p2NPRkO5OIx_GlUTQLydEP_BCy_pdiL8GN50bsEA29_33wDIQcSUCaluNtMSTwcQkLN5rF2aerP1-UvH3p3O_fDE/w640-h426/American%20Fiction%20-%20Scene.jpeg" title="American Fiction Wright" width="640" /></a></div><br /><div>La verità, allora, è che si ride molto con la pellicola scritta e diretta da <b>Cord Jefferson</b>, e si ride perché riesce a cucire una satira acutissima che – e grazie al cielo – non ha nessuna paura di farsi beffe dei comportamenti e del linguaggio che oggigiorno osserviamo e subiamo ovunque: che sia sui social, o in televisione, oppure al cinema, o nella letteratura. Ovvero la deriva di una società che sta perdendo sempre di più l’abitudine (e l’intelligenza) a contestualizzare – vedi il voler correggere vecchissime opere perché ora ritenute offensive – ed è convinta che basti abbracciare incondizionatamente un’ideologia come quella <i>woke</i> per risolvere tutti i problemi relativi alla discriminazione e migliorare le cose. Ideologia che, peraltro, ognuno tende a interpretare a proprio piacimento, dimenticando che in fondo non esiste nient’altro che un denominatore unico, l’essere umano.</div><div>Tant’è che mentre Monk cerca di sostenere la doppia identità di scrittore, recitando all’occorrenza lo stereotipo del nero malavitoso, cresciuto nel ghetto e ricercato dalle autorità, in parallelo deve tenere conto di una sorella scomparsa prematuramente, di una madre in costante peggioramento, di un fratello incapace a dare una mano e di una storia d’amore che per lo stress che sta subendo, rischia di mandare all’aria. Insomma, nulla a che vedere con l’immaginario tipico del <i>nigger motherfucker</i> che, secondo molti, gli apparterebbe di diritto.</div><div><br /></div><div>Ma nonostante ciò la sua battaglia resta comunque una follia, paragonabile a quella intrapresa da <b>Don Chisciotte</b>: e messa in discussione – con tanto di solidi argomenti – da persone che, in teoria, avrebbero dovuto sostenerlo e pure ad occhi chiusi. E questo perché, forse, la risposta definitiva, quella che potrebbe mettere fine al caos e tracciare finalmente la giusta rotta è addirittura più complessa ed intricata del previsto. O, magari, raggiungibile a piccolissimi passi, lentamente e accettando dei compromessi.</div><div>Un po’ come succede a Monk nell’ultima scena, dove anziché puntare a vincere, o impuntarsi e basta, pur di ripartire, si accontenta di strappare un pareggio.</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/i0MbLCpYJPA?si=ZZ-DGZ1vnD_reGkv" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-47023630523389826782024-02-13T18:33:00.001+01:002024-02-14T10:13:15.703+01:00Monster - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCHr5cRTSR-r9PFTAmulGNJfO4e3UlEGqjUZuVCGBlybwjVwFabmHtFW5YYblrBGP2fsGVzF6WWlMoY0VZi1IsyvKxrGcRA033lCvB5MSbqa9hMeb1KUnfI16JFyr0jkmc_SBHHVeFOI0Pn-w4yBW2xdW4CGUr_44Db7J7AozXQbTNEo9oouPjA-KbRXI/s1200/Monster.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Monster Poster 2023" border="0" data-original-height="1200" data-original-width="840" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCHr5cRTSR-r9PFTAmulGNJfO4e3UlEGqjUZuVCGBlybwjVwFabmHtFW5YYblrBGP2fsGVzF6WWlMoY0VZi1IsyvKxrGcRA033lCvB5MSbqa9hMeb1KUnfI16JFyr0jkmc_SBHHVeFOI0Pn-w4yBW2xdW4CGUr_44Db7J7AozXQbTNEo9oouPjA-KbRXI/w448-h640/Monster.jpeg" title="Monster Poster Kore-Eda" width="448" /></a></div><br /><div>Uno studente pre-adolescente pare essere vittima di violenza fisica e verbale, da parte di un sadico professore. Oppure, no. Perché cambiando il punto di vista della storia, sembra che sia proprio quel professore ad essere vittima dello studente pre-adolescente: preso di mira in maniera subdola, con lo scopo di allontanarlo per sempre dall’istituto.</div><div>Eppure, quando il punto di vista della storia cambia ancora e ancora, anche questa teoria finisce col perdere di significato. Costringendo noi spettatori a porci una semplice e frettolosissima domanda: “<i>Chi è il mostro?</i>”.</div><div><br /></div><div>La verità è che in ogni storia, persino in quella più banale, esistono degli elementi chiamati sfumature. Le sfumature – contrariamente alla loro consistenza e all’importanza che tendiamo a dargli – possono spostare di tantissimo, o di pochissimo la realtà dei fatti (immaginatele come un ago della bilancia), andando ad assumere un ruolo decisivo, nel momento in cui si è chiamati ad esprimere un giudizio in merito ad alcuni eventi o a dei comportamenti (umani). Ora, nel mondo di oggi – quello social, quello veloce – delle sfumature non frega più niente a nessuno. L’obiettivo è arrivare prima, dire la nostra. O, magari, schierarsi con l’opinione di X o di Y, in base a chi c’è più simpatico. E, probabilmente, tale piaga, potrebbe rappresentare uno dei motivi – uno, non l’unico – che hanno ispirato lo sceneggiatore <b>Yuji Sakamoto </b>e spinto<b> </b>il regista giapponese <b>Hirokazu Kore-Eda</b> a realizzare un film gigantesco come “<b>Monster</b>”. Gigantesco perché al suo interno c’è tanto, addirittura il rischio è che ci sia pure troppo, sebbene poi la resa delle delicatissime tematiche che vengono toccate, sia gestita in modo così preciso e magistrale da poter diventare materia di studio all’interno delle scuole di cinema.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnMzkQV2zBbuqEo1mZjJQhOjehzewRm124ELQ_vUI6RZLSSpWXBSS1AG-vxE4NiJ2lA-tE2MaCEr3O-zH5Sxi24vdR7IGWCr7dZMlJoWKcOxDp7mwW2kowUD46JaNS_XmXbRIqdJYpo2AjnT1JhZIeVtqSjmbbYjOEtBo5SDB32NdkSTuSjjA7ohwtUZI/s1280/Monster%20-%20Scene.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Monster Kore-Eda 2023" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnMzkQV2zBbuqEo1mZjJQhOjehzewRm124ELQ_vUI6RZLSSpWXBSS1AG-vxE4NiJ2lA-tE2MaCEr3O-zH5Sxi24vdR7IGWCr7dZMlJoWKcOxDp7mwW2kowUD46JaNS_XmXbRIqdJYpo2AjnT1JhZIeVtqSjmbbYjOEtBo5SDB32NdkSTuSjjA7ohwtUZI/w640-h360/Monster%20-%20Scene.jpeg" title="Monster Film 2023" width="640" /></a></div><br /><div>Partendo dall’immagine di un palazzo in fiamme (che diventerà punto di riferimento per noi e metafora per la storia), Kore-Eda, allora, cuce un percorso in cui analizza la società del suo paese – sebbene non sia difficile immedesimarsi, pur vivendo altrove – e pone l’accento su determinate problematiche e ipocrisie che la affliggono, che la incendiano. Lo fa servendosi di un protagonista pre-adolescente, appena entrato nella fase della sua vita dove la spensieratezza comincia a svanire e a lasciare il posto alle domande, ai quesiti: come la paura di non essere conforme alle regole e, quindi, di non essere umano. Lo fa mettendo dall’altro lato un adulto – il professore – a cui è affidato il compito di educare e di insegnare, pur non potendo farlo come libera umanità vorrebbe. Costretto a investigare per venire a capo dei strani episodi che lo vedono coinvolto e che, non appena vedranno entrare in gioco il destino di un secondo bambino, lo trasformeranno in vittima sacrificale, necessaria a salvaguardare la reputazione della scuola che lo ha assunto.</div><div>Perché “<b>Monster</b>” – come avrete capito – è una storia complicata. Una di quelle che sembra una cosa, poi ne sembra un’altra e poi ne è un’altra ancora. Che si fa carico di argomenti come il bullismo, l’integrazione, le <i>fake-news</i>, cercando di metterne in risalto il peso ed il male che potrebbero provocare, se si procede a far finta di niente e a minimizzarne gli esiti, fingendosi distratti.</div><div><br /></div><div>Un <i>thriller</i>, insomma, - serratissimo, peraltro - ma più di tutto una storia d’amore.</div><div>Una storia d’amore innocente, sincera e poetica, oscurata e avvelenata purtroppo dal pregiudizio e dall’ignoranza degli adulti e della società che hanno contribuito a mettere in piedi. Quella di un mondo che preferisce opprimere, mettere ai margini e al quale servirebbe un nuovo diluvio universale per purificarsi dai suoi peccati e rinascere. <br />Magari, sotto l’arcobaleno di un cielo splendente, dove bambini come Minato possono permettersi di correre felici e leggeri, in compagnia di chiunque vogliano.</div><div>Immuni agli attacchi dei mostri che abbiamo creato.</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/JYIRWnnatBU?si=M-fTkwPotU7YjAg7" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-26757883104575368492024-01-29T18:48:00.004+01:002024-01-30T11:22:29.369+01:00Povere Creature! - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgL6bEbWn6bfLXMUtGj7lDQeVpCaJyO4f7iz4-p_HpeK79NKqYe6zCA5KUDlayLmXeF_XuUbc1UjQT61zgy_XUfj2KcF7oQrw4lxo6udQUEsgBnRxIMxQwG97tXkxjD4q2oGXPpOyR7TPcBny9tyB4TqL2UvGtcO73ci8aKDuGCNr6ZgHHOnwMl7AZ2aW8/s1777/Povere%20Creature.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Povere Creature Poster" border="0" data-original-height="1777" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgL6bEbWn6bfLXMUtGj7lDQeVpCaJyO4f7iz4-p_HpeK79NKqYe6zCA5KUDlayLmXeF_XuUbc1UjQT61zgy_XUfj2KcF7oQrw4lxo6udQUEsgBnRxIMxQwG97tXkxjD4q2oGXPpOyR7TPcBny9tyB4TqL2UvGtcO73ci8aKDuGCNr6ZgHHOnwMl7AZ2aW8/w432-h640/Povere%20Creature.jpg" title="Povere Creature Film" width="432" /></a></div><br /><div>C’è un uomo iper-protettivo (<i>il padre</i>), uno iper-possessivo (<i>l’amante</i>) e un altro iper-violento (<i>il marito</i>). E poi ce n’è un quarto, un quarto uomo che idealmente incarna il modello dell’<i>uomo ideale</i>, quello gentile, educato, paziente, ma col quale faticherebbe a empatizzare circa il 99% degli uomini reali, esistenti (ma, forse, pure buona parte delle donne). </div><div>In “<b>Povere Creature!</b>” è lui la persona che <i>il padre</i> di Bella – una straripante <b>Emma Stone</b> – sceglie come porto sicuro per la “<i>figlia</i>” (anche se la scelta è palesemente egoistica). Così come è lui l’uomo che <i>l’amante</i> intuisce di poter calpestare a suo piacimento. Una mancanza di rispetto replicata dal<i> marito</i> – che in realtà è un ex-marito, ma evitiamo <i>spoiler</i> – quando torna a reclamare ciò che lamenta come una sua proprietà.</div><div>Ognuno, chiaramente, sottovalutando le volontà e lo spirito indomabile della donna in questione.</div><div><br /></div><div>Perché quello di <b>Yorgos Lanthimos</b> non può non essere letto come un film che indaga (anche) sul rapporto dell’uomo nei confronti della donna. E su come dovrebbe essere rivisto, corretto e pensato per fare in modo che non sia mai più sbilanciato e mai più tossico (giusto per usare un termine noto alle cronache). Una tematica sulla quale ogni giorno viene aperto un dibattito, ma sulla quale non si è riusciti ancora a trovare un percorso da intraprendere, una quadra. E, forse, per trovarla questa quadra sarebbe opportuno provare a cambiare il punto di vista, a ragionare fuori dagli schemi, a eliminare le sovrastrutture e le convenzioni di una società che, comunque, resta insana e imperfetta. E quale miglior modo per farlo, se non quello di immolarsi per conto della scienza e vedere cosa potrebbe succedere semmai un giorno, uno scienziato pazzo decidesse di impiantare il cervello di un neonato nella testa di una donna adulta: costringendola ad approcciare al mondo esterno completamente azzerata da qualsiasi istruzione, <i>bias</i> cognitivo o consapevolezza. Una donna adulta, quindi, che però si risveglierebbe vergine di vita, affamata di conoscenza, voglia di sperimentare e, perché no, di farsi male. Cominciare a guardare il mondo – il nostro mondo – attraverso i suoi occhi, i suoi istinti e le sue domande, e vedere se è il caso o meno di rimettere in discussione alcune (o tutte?) delle nostre certezze, atteggiamenti e ruoli di riferimento.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXo1TjZA_zSa5j-sqSY3qz7OwgCSZ9izo3Te4rhscYdfhn4hXYeXc_41phJGe6xgbApCAeLJPShOl_DXztQPxiDlw7rUKbbaqqXYe90YBC5Nc0bAxmw9DW3gaqQRWerhLUNBChz4cWtHC5s5p1te3v8GMt2vsBrIJ_Y-N467ckM1DahUqxwrYDbXSXKK0/s6000/Povere%20Creature%20-%20Scene.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Povere Creature Lanthimos" border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXo1TjZA_zSa5j-sqSY3qz7OwgCSZ9izo3Te4rhscYdfhn4hXYeXc_41phJGe6xgbApCAeLJPShOl_DXztQPxiDlw7rUKbbaqqXYe90YBC5Nc0bAxmw9DW3gaqQRWerhLUNBChz4cWtHC5s5p1te3v8GMt2vsBrIJ_Y-N467ckM1DahUqxwrYDbXSXKK0/w640-h426/Povere%20Creature%20-%20Scene.jpg" title="Povere Creature Emma Stone" width="640" /></a></div><br /><div>Insomma, è evidente che tra le mani di Lanthimos c'è una storia ricchissima di potenzialità e di sfumature.</div><div>Una storia (tratta dal romanzo di <b>Alasdair Gray</b>) che il greco – come potevamo intuire, conoscendolo – ha l’intelligenza di non andare a sviluppare mai prendendosi troppo sul serio, ma estremizzandola, in maniera tale da metterne in risalto tutta l’ironia e la satira a disposizione. E in questo lo ha aiutato moltissimo avere dalla sua un’attrice – ormai una musa – come Stone, che è tra le migliori su piazza quando si tratta di dover giocare con toni drammatici, comici e grotteschi, senza rischiare di perdere il senso della misura e risultare, magari, sopra le righe. E stando alla velocità con la quale decolla, la sensazione è che non ci sia meccanismo che non funzioni, o che possa incepparsi, in “<b>Povere Creature!</b>”, tanto è capace di colpire lo spettatore sia sotto l’aspetto narrativo, sia sotto quello tecnico che sotto quello visivo. Un flusso micidiale, apparentemente instancabile e auto-rigenerante, dal quale veniamo presi per mano e portati a spasso piacevolmente, alimentati da una stramba-protagonista che non smette di tirare fuori dal suo cilindro situazioni assurde e irresistibili, perfettamente in linea con le premesse del suo viaggio. Un canovaccio che sarebbe pure indistruttibile e sfavillante, se non fosse che, ad un certo punto, esaurita la parentesi sull'esplorazione sessuale (quella in cui <b>Mark Ruffalo</b> è costretto, spalle al muro, ad ammettere che l'apparato riproduttivo maschile è nulla, in confronto a quello femminile) e passati al capitolo antropologico e filosofico di Bella, non si facesse prendere la mano da quel pizzico di vanità, iniziando a specchiarsi un pelo troppo troppo da solo e allungando un brodo che (nella fase del bordello, per intenderci) va a raffreddarsi, perdendo quel gusto corposo e deciso che ci aveva conquistato.</div><div><br /></div><div>Una discesa che non migliora neanche a fronte dell'ultimo colpo di scena.</div><div>Perché la chiusura del cerchio di Bella Baxter, seppur corretta in termini teorici (quel corpo ha un passato e ci sta che torni a farle visita), doveva (e poteva) mantenere un ritmo all’altezza con le aspettative lanciate dai primi due terzi del film. Mentre, invece, l'impressione è che si arrivi ai titoli di coda un po’ scarichi e privi di quell’estasi e di quello stupore che Lanthimos era riuscito, con grande maestria, ad accendere e a tenere vivi per la maggior parte del tempo.
</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/aI8HQYIsV1A?si=OapuLBvtL_3IR7CA" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-68124140952050201402024-01-14T16:31:00.001+01:002024-01-15T10:23:15.011+01:00Perfect Days - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRe-mqVu_AqU9ATYeCEJYYT5AbVVW4Gk893x0KjaFpTTw5lnOiyqOD251e8OFIDoMXphu1gwzFw0U8gyuBAAndHSAzac6qY0h63YcT7pbtIUJ5wOUu27IfDQMGrmZNkg-fPEGg4qqBdaDwThND5xti33Y3DEuU0l-sA-KLWnSwvWIbN0d5598icUmrqkM/s640/Perfect%20Days.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Perfect Days Poster" border="0" data-original-height="640" data-original-width="460" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRe-mqVu_AqU9ATYeCEJYYT5AbVVW4Gk893x0KjaFpTTw5lnOiyqOD251e8OFIDoMXphu1gwzFw0U8gyuBAAndHSAzac6qY0h63YcT7pbtIUJ5wOUu27IfDQMGrmZNkg-fPEGg4qqBdaDwThND5xti33Y3DEuU0l-sA-KLWnSwvWIbN0d5598icUmrqkM/w460-h640/Perfect%20Days.jpeg" title="Perfect Days Wenders" width="460" /></a></div><br /><div>Il protagonista di “<b>Perfect Days</b>” – che si chiama Hirayama – è uno di quelli a cui rischi di affezionarti subito. Un uomo di mezza età che ogni mattina si alza prestissimo, fa colazione, annaffia le sue piante e poi si veste per andare a lavoro, non prima però di essersi preso una lattina di caffè al distributore automatico che ha sotto casa. Dopodiché sale in macchina, sceglie la cassetta musicale da infilare nel suo stereo – sì, cassetta, non cd e non chiavetta usb – e raggiunge i bagni pubblici di Tokyo che la società per cui lavora gli ha incaricato di pulire. Terminato il turno, va a farsi la doccia e a rilassarsi in una struttura dedicata, poi a cena e, infine, a casa a leggere un libro finché non si addormenta.</div><div>E tutto questo ciclicamente, ogni giorno, come fosse la scaletta di un programma.</div><div><br /></div><div>Eppure Hirayama è felice.</div><div>Silenziosissimo, di poche parole, lui non si lamenta mai. Non fa mai una smorfia di fastidio, non perde mai la pazienza, nemmeno quando il suo collega arriva in ritardo a dargli una mano e comincia a chiacchierare a più non posso, facendogli domande private a cui lui non intende rispondere. Sembra che ciò che fa per vivere, per lui, sia una vocazione. Attento, preciso, con strumenti addirittura creati ad hoc per andare più a fondo nella pulizia: neanche se su quei water i giapponesi dovessero andarci a mangiare. Un alieno, insomma. Che in pausa pranzo siede su una panchina a mangiare un tramezzino, tentando di intercettare lo scatto perfetto tra i rami degli alberi e la luce che li attraversa, utilizzando una macchinetta fotografica che va ancora a rullini. Un uomo del passato, allora. Con un passato totalmente oscuro che <b>Wim Wenders</b> non intende svelarci, se non con una nipote che spunterà all’improvviso a chiedere ospitalità dopo aver litigato con la madre ( la sorella di lui). Episodio che rappresenta quasi la rottura di uno schema e che va ad aggiungersi ad altre piccole rotture che, fatalmente, capiteranno e serviranno a noi spettatori per cogliere le sfumature di una vita che è serena sì, ma solamente in parte e apparentemente.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiF92S70ydSCj2SjeUtYLQi8Mc1X_OpTg3f1qjylgU9laXYvhCp9tcqRrQBGKPsg4ddMbv0EAWNYsL9yLUdd71Eqpdu_YFE-TxLCtNvnSjyW3UsemEu6kJ25aa0rW2CFYVm3Yjrn_c5SSMpyYFMJZpQcpm71698_z31WWXFBou0IeY8pvNNw29lzeIZjz8/s1500/Perfect%20Days%20-%20Scene.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Perfect Days Film" border="0" data-original-height="844" data-original-width="1500" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiF92S70ydSCj2SjeUtYLQi8Mc1X_OpTg3f1qjylgU9laXYvhCp9tcqRrQBGKPsg4ddMbv0EAWNYsL9yLUdd71Eqpdu_YFE-TxLCtNvnSjyW3UsemEu6kJ25aa0rW2CFYVm3Yjrn_c5SSMpyYFMJZpQcpm71698_z31WWXFBou0IeY8pvNNw29lzeIZjz8/w640-h360/Perfect%20Days%20-%20Scene.jpeg" title="Perfect Days Wenders" width="640" /></a></div><br /><div>Hirayama, infatti, non ha trovato il senso della vita, non rincorre il mito dell’asceta.</div><div>Quel suo atteggiamento, quell’essere abitudinario ma, soprattutto, la solitudine nella quale si è rinchiuso non sono una soluzione alle (sue) difficoltà (esistenziali). C’è stato qualcosa, un evento (famigliare?) che lo ha spinto ad allontanarsi e a limitare al massimo il contatto con il prossimo. Una condizione che nel tempo ha imparato a sostenere e che lo ha portato – aggrappandosi proprio alla routine e alle sue splendide musicassette d'epoca e alla lettura – ad apprezzare le piccole cose (il qui e ora, l'adesso) e ad addomesticare, magari, la presenza di un vuoto importante, come può essere quello di un amore assente. Una porta che nessuna persona, tuttavia, può decidere di sbarrare davvero, e che quando meno te lo aspetti potrebbe spalancarsi, costringendoti a rimettere tutto quanto in discussione: che sia per colpa di uno sguardo scambiato furtivamente in pausa pranzo, o per una partita a tris, giocata clandestinamente tra le pieghe di un muro.</div><div><br /></div><div>Ed è ricontattando quei sensi che Hirayama sentirà il bisogno di rompere da sé, per la prima volta, la sua <i>comfort-zone</i>. Accompagnandoci in un finale poetico prima e struggente poi, in cui la bellezza di “<b>Perfect Days</b>” si fa sublime e la nostra affezione verso il suo protagonista – uno strepitoso <b>Kōji Yakusho</b> – muta in forte legame.</div><div>Per dirla come la direbbe un personaggio del film: "<i>Un legame che da uno a dieci, è dieci!</i>".</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/vj__7LO2cdc?si=1Mai_RtjtvuEhLKD" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-37531981761299756662024-01-06T11:53:00.005+01:002024-01-06T12:13:33.007+01:00May December - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKe1eMF4CxQr7cLnpx5M6wFKrR0dtOaBDP3Kj7SWu5Qqr451qHRIRbxmp31tgsHpX71xTKqeMAnZm3zLXmWM_hOQCwXgob0CShJfH88izRBWWdb04UD336wLq6eZ_tv8cKi0tTMrbkJBEqdkJpTOQCTDx9x9wDR-M0pDueLo-suyQ_SGgYk7dk60TwCnM/s1200/May%20December.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="May December Poster" border="0" data-original-height="1200" data-original-width="810" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKe1eMF4CxQr7cLnpx5M6wFKrR0dtOaBDP3Kj7SWu5Qqr451qHRIRbxmp31tgsHpX71xTKqeMAnZm3zLXmWM_hOQCwXgob0CShJfH88izRBWWdb04UD336wLq6eZ_tv8cKi0tTMrbkJBEqdkJpTOQCTDx9x9wDR-M0pDueLo-suyQ_SGgYk7dk60TwCnM/w432-h640/May%20December.jpg" title="May December Haynes" width="432" /></a></div><br /><div>Che “<b>May December</b>” sia un oggetto misterioso lo si capisce ancor prima che le sue dinamiche vengano definite. Con quel <i>jingle </i>stranissimo e sinistro – da soap opera, quasi – che suona non appena il personaggio di <b>Julianne Moore</b> apre lo sportello del suo frigorifero.</div><div>Ciò che sentiamo è chiaramente un avvertimento che <b>Todd Haynes</b> vuole dare a noi pubblico, un avvertimento che nel corso della sua pellicola tornerà a farsi vivo: un po’ per incuriosire e attirare l'attenzione, un po’, forse, anche per prenderci in giro.</div><div><br /></div><div>Perché, di fatto, non c’è nulla da nascondere, tutto è alla luce del sole: con la Elizabeth di <b>Natalie Portman</b> che raggiunge Savannah per entrare in contatto con la Gracie di Moore, perché a breve dovrà interpretarla in un film che andrà a ricostruire la sua vicenda (<i>la verità</i>). E la vicenda in questione – finita su ogni tabloid e diventata scandalo di dominio pubblico – è quella che vent’anni prima l’ha vista andare in prigione per aver avuto una relazione col tredicenne Joe, dalla quale poi è nata una bambina. Relazione che, a seguito della scarcerazione di lei, i due hanno ripreso e continuato, dando alla luce altri due gemelli (adesso adolescenti). L’unico mistero da risolvere, allora, è quello relativo alla stabilità di questa famiglia: apparentemente serena e felice, nonostante un passato (e un presente) fuori dal comune. Passato che però Grace è riuscita a mettere alle spalle e a gestire, re-integrandosi pure con buona parte della comunità locale, a prescindere da qualcuno che, sporadicamente, non manca di rinnovargli il proprio rancore. Questo, perlomeno, secondo un lato della medaglia (<i>una verità</i>), quello che noi vediamo insieme ad Elizabeth, e che non fa esattamente il paio con ciò che accade non appena il suo sguardo smette di essere presente.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggM7YtXlyh0YtlBp0p6rBcC_jQD_-vde5bVxcANFPbBK9BZN6naQH2ZG4U6qyzzsQ-frcGutW9Wuuu886t4ym8v1ZZIViONb3vqZ0Aa-8AvyB4tRvjjNw66QUK6jS8xEWmzWst9ccG2xYGYg-Bddlnm0knoPL466G9rOGE2c9AaOnJH2yim8B3D9rodyg/s1280/May%20December%20-%20Scene.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="May December Film" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggM7YtXlyh0YtlBp0p6rBcC_jQD_-vde5bVxcANFPbBK9BZN6naQH2ZG4U6qyzzsQ-frcGutW9Wuuu886t4ym8v1ZZIViONb3vqZ0Aa-8AvyB4tRvjjNw66QUK6jS8xEWmzWst9ccG2xYGYg-Bddlnm0knoPL466G9rOGE2c9AaOnJH2yim8B3D9rodyg/w640-h360/May%20December%20-%20Scene.jpeg" title="May December Haynes" width="640" /></a></div><br /><div>Di polvere sotto al tappeto – o sotto ai tappeti – ce n’è, del resto. E nemmeno poca.</div><div>A cominciare dalle vittime collaterali – il marito tradito, i figli abbandonati, l’eredità per quelli nati dopo – che, inevitabilmente, un gesto come quello di Grace può aver provocato. E scavando nel passato come fosse una giornalista – ma sempre e solo con lo scopo di entrare meglio nel ruolo – è come se Elizabeth, allora, cominciasse a grattare via la superficie e a rimuovere il trucco che ognuno dei diretti interessati si è messo addosso. Un trucco che, in molti, non vedono l’ora di farsi staccare – l’eterno adolescente Joe, in primis – per lasciarsi scoprire e per liberarsi del (grosso) peso. Ma trucco che, al contrario, e letteralmente, Grace continua a mettersi (e incoraggia a mettere) addosso, nel tentativo di insabbiare le informazioni raccolte e proteggere una finta-verità, che cade a pezzi ogni notte, nel buio e nella solitudine della sua camera da letto.</div><div><br /></div><div><i>Ma qual è la realtà? Dove sta la soluzione? E, soprattutto, è davvero utile arrivarci?</i><br />Sono queste le domande che vengono sollevate (a noi) mentre il torbido scambio di ruoli tra Elizabeth e Grace manipola e intossica chiunque osi passarci attraverso. Con grande maestria Haynes lo trasforma nella colonna portante della sua storia, muovendosi a metà tra il <i>thriller</i> e il melodramma e arrivando ad angosciare più per ciò che nasconde e sottende, che per quello che mostra.<br /></div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/8z3JaevxEMA?si=DzZeqFT96E9m8vKa" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-21903124667627956752023-12-28T17:30:00.001+01:002023-12-28T17:30:00.129+01:00I Migliori Film Del 2023 Secondo Inglorious Cinephiles<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj81oJDYMzW0W_9H3r0yzMAiys6TFqIrR2hRgVTMEeEE4ys4NXGv5hP1fSDhpQOASIKkF7-hPZc3eO5OOhIUrMbsx7g8W1nVndDdSUnY4H48tEuJVTFVu5GhegRLfXQAbOB3AV8-9nXKVzsFlsAH7Sujq58MYutgv8PRlh4BldGoQfgtKNR3MPqvRwfhtI/s2120/Copertina%20Top%2023.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Top 20 2023" border="0" data-original-height="1192" data-original-width="2120" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj81oJDYMzW0W_9H3r0yzMAiys6TFqIrR2hRgVTMEeEE4ys4NXGv5hP1fSDhpQOASIKkF7-hPZc3eO5OOhIUrMbsx7g8W1nVndDdSUnY4H48tEuJVTFVu5GhegRLfXQAbOB3AV8-9nXKVzsFlsAH7Sujq58MYutgv8PRlh4BldGoQfgtKNR3MPqvRwfhtI/w640-h360/Copertina%20Top%2023.png" title="Classifica Migliori Film 2023" width="640" /></a></div><br /><div>Ci siamo.</div><div>Con il puntuale ritardo che mi contraddistingue, ho terminato anche io di stilare la classifica dei migliori film di questo 2023. Un anno niente male, mi sono accorto. Nel quale addirittura ho pensato - ma solo per un attimo - di aggiungere 5 titoli e fare una bella Top 25. Poi però ci ho ripensato subito. Chi me lo fa fare? E poi le regole sono regole, e visto che da anni ormai la tradizione ne prevede 20, ho preferito non farmi prendere dalla sindrome sanremese di Amadeus (li volevate i Ricchi e Poveri, è?!).</div><div>Quindi, solito <i>format</i> e soliti criteri: film usciti al cinema e in <i>streaming</i> (e in home video), in Italia, nel corso dell'anno 2023, nessuna <i>wild card</i> e nessuna eccezione per chi è passato solamente ai festival (di Venezia e Roma).</div><div>Pronti?</div><div>Let's go...</div><div><b><br /></b></div><div><b>20 - The Killer</b></div><div><b><br /></b></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6vJG8U9vFl2I_MXLJCohBaoGhl3Ue389tsmli3DRpGLAp-5cdCTxmiyd8tGKfqy-mLK5PnZJwqdkPueYTKqoFUMcsvhKiTp7igOgf0gL35TNFzJVUIJQ6lB9hrKCNwyL0XCPUO_AfQ4U2SFQuD1vOP-Vxib4_1tnQa86duQKM2-vpK4efnfOgHzk1CBQ/s1280/The%20Killer%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="The Killer Fincher" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6vJG8U9vFl2I_MXLJCohBaoGhl3Ue389tsmli3DRpGLAp-5cdCTxmiyd8tGKfqy-mLK5PnZJwqdkPueYTKqoFUMcsvhKiTp7igOgf0gL35TNFzJVUIJQ6lB9hrKCNwyL0XCPUO_AfQ4U2SFQuD1vOP-Vxib4_1tnQa86duQKM2-vpK4efnfOgHzk1CBQ/w640-h360/The%20Killer%20-%20Scene.jpeg" title="The Killer Film 2023" width="640" /></a></div><div><br /></div>Ad aprire la classifica di quest’anno c’è <b>David Fincher</b> che, pur realizzando un film che tende a prendere pieghe (di trama) abbastanza convenzionali (il classico <i>revenge-movie</i>), con il suo tocco riesce comunque a valorizzarlo e a fare cinema con la “<i>C</i>” maiuscola. L’incipit è qualcosa di stratosferico, da far cadere la mascella. Un lavoro da maestri.</div><div><br /></div><div><b>19 - El Conde</b></div><div><b><br /></b></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhawwNLuJAo6pb2IFNlSrcz2P0rcO5pEgIlNLjXOFJ-qPxuIvWMLAFGH1ajkI4J5NTyfYi1B769-vO0I-2gXeNjjNFWHAj19F4BQ0qTR99pxIKSAfX07D2bD9R2wtmebNEXI6jZ00OyOKGt69xoYpH5JVQFVo0OByUordi1kHd7p6KdrMCYL3W_fT1XGgU/s1600/El%20Conde%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="El Conde Larrain" border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhawwNLuJAo6pb2IFNlSrcz2P0rcO5pEgIlNLjXOFJ-qPxuIvWMLAFGH1ajkI4J5NTyfYi1B769-vO0I-2gXeNjjNFWHAj19F4BQ0qTR99pxIKSAfX07D2bD9R2wtmebNEXI6jZ00OyOKGt69xoYpH5JVQFVo0OByUordi1kHd7p6KdrMCYL3W_fT1XGgU/w640-h360/El%20Conde%20-%20Scene.jpeg" title="El Conde Film" width="640" /></a></div><div><br /></div>Ancora <b>Netflix</b> e ancora un autore che si è divertito a giocare, ma senza perdere di vista quello che era il suo obiettivo primario (e la sua storia). <b>Pablo Larrain</b> fa satira politica raccontando – con i se – una realtà alternativa in cui Augusto Pinochet non è morto, ma continua ad influenzare la popolazione cilena in veste di vampiro. <i>Good call</i>!</div><div><br /></div><div><div><b>18 – Kimi</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_5HCoqqL1dz2UQsV4N9T_zqJgDFbDegc6mzMopU1SZiWiJopiggBT2KFQAvtHS3fPMPY-7eoorXV-vDYqSX7uSD3ffYHOvWFblu9rkkTz-RsfJLgsJjbzJ7ocf2TCD2fsJFHTpc6ApGfrF10UsKSWdUJiIWePJ34kgYB3swmc0uL3CN46tXnKZvD0AQ0/s1296/Kimi%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Kimi Soderbergh" border="0" data-original-height="730" data-original-width="1296" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_5HCoqqL1dz2UQsV4N9T_zqJgDFbDegc6mzMopU1SZiWiJopiggBT2KFQAvtHS3fPMPY-7eoorXV-vDYqSX7uSD3ffYHOvWFblu9rkkTz-RsfJLgsJjbzJ7ocf2TCD2fsJFHTpc6ApGfrF10UsKSWdUJiIWePJ34kgYB3swmc0uL3CN46tXnKZvD0AQ0/w640-h360/Kimi%20-%20Scene.jpeg" title="Kimi Film 2023" width="640" /></a></div><br /><div>Forse primo colpo di scena, o forse no. Sta di fatto che proprio all’inizio di quest’anno <b>Steven Soderbergh</b> se n’è uscito (per <b>HBO</b>) con questo piccolo <i>thriller</i> ambientato durante la Pandemia, che affronta con grandissima intelligenza il tema della tecnologia e del capitalismo (e della paranoia). Se non l’avete visto correte subito a recuperarlo. Ah, prego, è!</div></div><div><br /></div><div><b>17 - L’Ultima Notte Di Amore</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFa8zzQwIMSmWcn9NpX0KslKxe7UdgAXNTH8eu2MFTcy7ARMA2I91Ojr71fdQxQJiMavYs2KgJ0_r679lRHV4R4MKKV3f25LIgD8pwmko7b2A6zniMT9Arssz7E6jTvrhns9xGFAeXVZteB2hQSDYdbayK6Jb_Sxs2ZNni9zDsk68Nthyml7npz3j7k8Y/s1200/L'Ultima%20Notte%20Di%20Amore%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="L'Ultima Notte Di Amore Film" border="0" data-original-height="800" data-original-width="1200" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFa8zzQwIMSmWcn9NpX0KslKxe7UdgAXNTH8eu2MFTcy7ARMA2I91Ojr71fdQxQJiMavYs2KgJ0_r679lRHV4R4MKKV3f25LIgD8pwmko7b2A6zniMT9Arssz7E6jTvrhns9xGFAeXVZteB2hQSDYdbayK6Jb_Sxs2ZNni9zDsk68Nthyml7npz3j7k8Y/w640-h426/L'Ultima%20Notte%20Di%20Amore%20-%20Scene.jpeg" title="L'Ultima Notte Di Amore Favino" width="640" /></a></div><br /><div>Un fulmine a ciel sereno nel cinema italiano. <b>Andrea Di Stefano</b> dirige <b>Pierfrancesco Favino</b> in questo (altro) tesissimo thriller, tutto ambientato di notte a Milano, dove un poliziotto prossimo alla pensione si ritrova improvvisamente ad essere pedina sacrificabile della criminalità organizzata, rischiando così di mandare all’aria in un colpo solo tutti i sacrifici di una vita.</div><div><br /></div><div><b>16 - Il Male Non Esiste</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTIbKtZTC36IKD8kB2BRUk3DOfqdsDaeX4nul_S2wzcMjhi817ue54C39j-B6R_IfkrSi73aysKpBIEBQ394Kn2XDRK1uFsQXEhUrL4-YtapheqTTw3E1J4xAtlMhyphenhypheniM6IHMvznNdUN36kb7JoSFElzjS5a0DmG88OCpXxn8EOvzjPYnKXpgzh8WCmRiQ/s2100/Il%20Male%20Non%20Esiste.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Il Male Non Esiste Film" border="0" data-original-height="1182" data-original-width="2100" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTIbKtZTC36IKD8kB2BRUk3DOfqdsDaeX4nul_S2wzcMjhi817ue54C39j-B6R_IfkrSi73aysKpBIEBQ394Kn2XDRK1uFsQXEhUrL4-YtapheqTTw3E1J4xAtlMhyphenhypheniM6IHMvznNdUN36kb7JoSFElzjS5a0DmG88OCpXxn8EOvzjPYnKXpgzh8WCmRiQ/w640-h360/Il%20Male%20Non%20Esiste.jpeg" title="Il Male Non Esiste Hamaguchi" width="640" /></a></div><br /><div>Dopo “<b>Drive My Car</b>” il regista e sceneggiatore giapponese <b>Ryûsuke Hamaguchi</b> realizza un’altra opera degna di nota. Questa volta ci troviamo in un villaggio (tra i boschi) lontano dalla città di Tokyo che viene preso di mira “<i>dai ricchi</i>” per capitalizzare dei fondi utili a far ripartire il paese dopo la Pandemia. Ciò preoccupa la popolazione locale perché l’arrivo dei turisti potrebbe alterare ciò che in natura dovrebbe essere una costante fondamentale: l’equilibrio. <br />PS: ma quant'è bello guardare i giapponesi che litigano in maniera civile? Senza mai perdere la calma e il controllo? Ho immaginato la discussione centrale di questo film, ambientata a Roma. Ho visto il delirio!</div><div><br /></div><div><b>15 - AIR: La Storia Del Grande Salto</b></div><div><b><br /></b></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdmS8jswiYCEi0rFgWhr0l_q_cXKcZ6FBm-XCbZ6IoxJOTOcOr5u4NUPj_tUXIEUkFbKAYJ4_vRNAIO_oQNw0s9waD8VgWOk9WBmR5mxdH1O1wmQHcsW2bWitZaMorHa82aj81bSUVsUOhc9OWNWKZxOhz0_7YNjBY8GSpvI6YfNuUYfvkBphQOqYyC64/s3900/Air%20-%20Il%20Grande%20Salto%20-%20Scene.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="AIR La Storia Del Grande Salto" border="0" data-original-height="2102" data-original-width="3900" height="344" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdmS8jswiYCEi0rFgWhr0l_q_cXKcZ6FBm-XCbZ6IoxJOTOcOr5u4NUPj_tUXIEUkFbKAYJ4_vRNAIO_oQNw0s9waD8VgWOk9WBmR5mxdH1O1wmQHcsW2bWitZaMorHa82aj81bSUVsUOhc9OWNWKZxOhz0_7YNjBY8GSpvI6YfNuUYfvkBphQOqYyC64/w640-h344/Air%20-%20Il%20Grande%20Salto%20-%20Scene.png" title="AIR Ben Affleck Film" width="640" /></a></div><b><div><b><br /></b></div>Ben Affleck</b> torna dietro (e davanti) la macchina da presa per raccontarci la nascita delle iconiche scarpe Nike marchiate <b>Michael Jordan</b>. Lo fa con una commedia scritta egregiamente, che proprio attraverso la costruzione dei dialoghi e la caratterizzazione dei suoi personaggi finisce per forgiare i suoi punti di forza emozionandoci, divertendoci e pure intrattenendo.</div><div><br /></div><div><b>14 - Anatomia Di Una Caduta</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBivV2q6d9tMClr0L-9npiPKp2TBTahP88UNgYbXbYSeol2-oIdPOM_tWYl8ddYRtZd2ndlhZL5Xv8boTFnvHrA8uaWm-KWlDYdrFMcuUunodqoQ3_ZI4iXDOfNjSNnqPbus8QO_rD4zSIb6oi3KGIF9YutGjcXcHSw7DTn8WdKILCyJudhR3A7hI28T8/s1400/Anatomia%20Di%20Una%20Caduta%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Anatomia Di Una Caduta Film" border="0" data-original-height="788" data-original-width="1400" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBivV2q6d9tMClr0L-9npiPKp2TBTahP88UNgYbXbYSeol2-oIdPOM_tWYl8ddYRtZd2ndlhZL5Xv8boTFnvHrA8uaWm-KWlDYdrFMcuUunodqoQ3_ZI4iXDOfNjSNnqPbus8QO_rD4zSIb6oi3KGIF9YutGjcXcHSw7DTn8WdKILCyJudhR3A7hI28T8/w640-h360/Anatomia%20Di%20Una%20Caduta%20-%20Scene.jpeg" title="Anatomia Di Una Caduta Cannes" width="640" /></a></div><br /><div>Non poteva mancare la Palma D’Oro dell’ultimo Festival di Cannes. Un film che per composizione narrativa, atmosfere e recitazione non può fare altro che prenderti e tenerti lì per tutte le sue due ore e venti minuti di durata. Gettando al suo interno anche i semi per dei ragionamenti paralleli che molto hanno a che fare con la società di oggi e con la capacità che ha di speculare e di voler giungere sempre a conclusioni (affrettate).</div><div><br /></div><div><b>13 - November: I Cinque Giorni Dopo Il Bataclan</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt4iOfRh-hz4UFSbISwSZFQTpg3-z1eSfAcEckPHgevs2L0m89b2Zj4mY9aOycEzycrU6l38dz8mOG5FBiZOl4milQi4Dzkpq-N8XiM8DU5oUuHXatTAhmvJZSsH_anXUzqqj409kWtCXqAiCdIfwJIM-3vu3G_716eFExsv0lILk_GXREtxe57Zxe2Tc/s1280/November%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="November Film" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt4iOfRh-hz4UFSbISwSZFQTpg3-z1eSfAcEckPHgevs2L0m89b2Zj4mY9aOycEzycrU6l38dz8mOG5FBiZOl4milQi4Dzkpq-N8XiM8DU5oUuHXatTAhmvJZSsH_anXUzqqj409kWtCXqAiCdIfwJIM-3vu3G_716eFExsv0lILk_GXREtxe57Zxe2Tc/w640-h360/November%20-%20Scene.jpeg" title="November Jimenez" width="640" /></a></div><br /><div>Con uno stile <i>alla-Jason-Bourne</i>, il regista <b>Cédric Jimenez</b> ci riporta agli istanti immediatamente successivi a quel famoso 13 Novembre 2015: data cruciale per la Storia della Francia. Una corsa contro il tempo che non ti lascia nemmeno il tempo di respirare, dove <i>spy-story</i> ed <i>action</i> si mescolano perfettamente, restituendo a noi spettatori l’urgenza e la profondità di una ferita mai rimarginata.</div><div><br /></div><div><b>12 – Oppenheimer</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7rGa5KGx1ZtKtkXVYsZKclvX9StomjbrcfRnhoxVvpQ9P91HxdhlYjmfEtIOOti84Ert4KszDNH1v4LPVH9P71WLfrHZV3FefBQApW6UOgfRENgiHqGe2nAjtNZsKLVpXkwQhxPis9MQYMq3jI9IwDFyUiDiffatJJtQEcwbjJ4vZuiqLMub3b8YJXDY/s1280/Oppenheimer%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Oppenheimer Nolan" border="0" data-original-height="640" data-original-width="1280" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7rGa5KGx1ZtKtkXVYsZKclvX9StomjbrcfRnhoxVvpQ9P91HxdhlYjmfEtIOOti84Ert4KszDNH1v4LPVH9P71WLfrHZV3FefBQApW6UOgfRENgiHqGe2nAjtNZsKLVpXkwQhxPis9MQYMq3jI9IwDFyUiDiffatJJtQEcwbjJ4vZuiqLMub3b8YJXDY/w640-h320/Oppenheimer%20-%20Scene.jpeg" title="Oppenheimer Film" width="640" /></a></div><br /><div>Lo stavate aspettando, secondo me, anche perché è stato uno dei protagonisti indiscussi di quest’anno (e d questa estate). Tuttavia, io con <b>Cristopher Nolan</b> è un po’ che non vado d’accordo, ma la sua capacità di fare cinema e di farlo in pompa magna resta indiscussa. Finalmente con “<b>Oppenheimer</b>” recupera gran parte della sua lucidità e pur non trovandolo esattamente impeccabile, sotto l’aspetto visivo e sonoro credo che in questo film sia stato fatto davvero un lavoro stratosferico. A Roma diremmo “<i>della Madonna</i>”.</div><div><br /></div><div><b>11 - Sick Of Myself</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOBO4a2MOId3_kx5JvDex4S5PMFfBUOUzdZ4WwSqQz2Onv0n8OOLvw5XJzzJ2_euQ_IS0_0YQd855JwRL0xckdoN8zsWX26ClBDR6kVOcFM0vpbqPDAJJgMn03V_JP24DBChSy2G2HKlVHYKT1BsB2OEMFepAu09uiLjzcpBp2YizEWD2Ab1m7uWPOO2k/s2560/Sick%20Of%20Myself%20-%20Scene.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Sick Of Myself Film" border="0" data-original-height="1370" data-original-width="2560" height="342" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOBO4a2MOId3_kx5JvDex4S5PMFfBUOUzdZ4WwSqQz2Onv0n8OOLvw5XJzzJ2_euQ_IS0_0YQd855JwRL0xckdoN8zsWX26ClBDR6kVOcFM0vpbqPDAJJgMn03V_JP24DBChSy2G2HKlVHYKT1BsB2OEMFepAu09uiLjzcpBp2YizEWD2Ab1m7uWPOO2k/w640-h342/Sick%20Of%20Myself%20-%20Scene.png" title="Sick Of Myself Borgli" width="640" /></a></div><br /><div>C’è mancato poco, pochissimo per non vedere in questa classifica due film diretti da <b>Kristoffer Borgli</b> (e sarebbe stata la prima volta). Perché fino a qualche giorno fa tra questi venti, c’era pure il suo “<b>Dream Scenario</b>”. Per cui vi consiglio di leggere questa posizione non tanto come quella di “<b>Sick Of Myself</b>” – che è un film bellissimo e intelligentissimo – ma come quella dedicata al suo autore: che è da tenere d’occhio, eccome. Al norvegese interessa molto esplorare temi caldi, temi che ci riguardano da vicino, come quello della popolarità, per esempio. In “<b>Sick Of Myself</b>” ci mostra una ragazza disposta a tutto – pure ad ammalarsi – pur di diventare famosa. Mentre in “<b>Dream Scenario</b>” usa <b>Nicolas Cage</b> per mostrarci come esser famosi sia un’arma a doppio taglio.</div><div><br /></div><div><b>10 - Foglie Al Vento</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9iUkUr-ruqAYRsC6ia3MUW6XQEYjk_fwrymQfCu1ersU9YjUvcNU6xcP3A8yMQictSTGh5uL6QJkVR5jWrmyJ5mbXzihxBD08CE-vlhb8kUrjLyVBgzM17e3q7KCfFvBWN-l_lqv_ID_RG67hw3DKX0_ndlYdnN2NpNBTfh2yJcucME_6sreEuBT2mdU/s1068/Foglie%20Al%20Vento%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Foglie Al Vento Film" border="0" data-original-height="800" data-original-width="1068" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9iUkUr-ruqAYRsC6ia3MUW6XQEYjk_fwrymQfCu1ersU9YjUvcNU6xcP3A8yMQictSTGh5uL6QJkVR5jWrmyJ5mbXzihxBD08CE-vlhb8kUrjLyVBgzM17e3q7KCfFvBWN-l_lqv_ID_RG67hw3DKX0_ndlYdnN2NpNBTfh2yJcucME_6sreEuBT2mdU/w640-h480/Foglie%20Al%20Vento%20-%20Scene.jpeg" title="Foglie Al Vento Kaurismaki" width="640" /></a></div><br /><div>Con il suo modo di raccontare un po’ fuori dal mondo – e meno male – <b>Aki Kaurismaki</b> realizza un film che il nostro mondo – purtroppo – lo guarda dritto negli occhi, ma senza disperarsi. In “<b>Foglie Al Vento</b>” c’è tutta la speranza, la voglia di sopravvivere e di continuare ad amare di cui abbiamo bisogno. Un film dolce, tenero, che ti fa venire voglia di pensare che l’umanità può ancora farcela.</div><div><br /></div><div><b>09 - Killers Of The Flower Moon</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC2YmoSs1SyNaRE93d_PavH9bAlO3__NlZovh9tFrByqTLDDV1AOT5Mwz_eGfmgrJuSNQgAag0DChhuP2NZ5VK33P0zrft9wEwRXLfemi3L9bc9A9I9USqC1Bb-K7j_ZRe8BQN0WzCFNzzqIZWPFVZ-j2ZXdaepq5SAQVQZzrfxjSghsK5ppmZuONNkt0/s1440/Killers%20Of%20The%20Flowers%20Moon%20-%20Scene.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Killers Of The Flower Moon Film" border="0" data-original-height="960" data-original-width="1440" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhC2YmoSs1SyNaRE93d_PavH9bAlO3__NlZovh9tFrByqTLDDV1AOT5Mwz_eGfmgrJuSNQgAag0DChhuP2NZ5VK33P0zrft9wEwRXLfemi3L9bc9A9I9USqC1Bb-K7j_ZRe8BQN0WzCFNzzqIZWPFVZ-j2ZXdaepq5SAQVQZzrfxjSghsK5ppmZuONNkt0/w640-h426/Killers%20Of%20The%20Flowers%20Moon%20-%20Scene.png" title="Killers Of The Flower Moon Scorsese" width="640" /></a></div><br /><div>Da qui il gioco si fa duro e ad entrare in campo, infatti, arriva <b>Martin Scorsese</b>. Accompagnato, ovviamente, da <b>Leonardo DiCaprio</b> e da <b>Robert De Niro</b>. Più che un film, un fiume, il suo. Un fiume dal sapore epico con dentro tanto, tantissimo cinema. Straborda, quasi. Eccede. Eppure, resta ugualmente una meraviglia per gli occhi, qualcosa da cui non ti puoi staccare, finché non è lui a decidere – dopo quasi tre ore e mezza – che è giunto il momento. Maestoso.</div><div><br /></div><div><b>08 – Rapito</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTUAqydTDKlcWEJ6J2OTiUnNVLFNvxFV0rBS26BPN0TAONJKzT_syiiK2qYi9tzbKZi36C3vp46X9q0NWzTvosLw51t0bden-4gvthu6hWarfX2-H7wheE0aZNgpjPt7AsMDu7173M_ymvc2mKcA6L7eaBNz0tokPUEDPSZykKqpZaFp_C8G2z9fD3jd4/s3024/Rapito%20-%20Scene.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Rapito Film 2023" border="0" data-original-height="2012" data-original-width="3024" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTUAqydTDKlcWEJ6J2OTiUnNVLFNvxFV0rBS26BPN0TAONJKzT_syiiK2qYi9tzbKZi36C3vp46X9q0NWzTvosLw51t0bden-4gvthu6hWarfX2-H7wheE0aZNgpjPt7AsMDu7173M_ymvc2mKcA6L7eaBNz0tokPUEDPSZykKqpZaFp_C8G2z9fD3jd4/w640-h426/Rapito%20-%20Scene.png" title="Rapito Marco Bellocchio" width="640" /></a></div><br /><div>Una storia devastante e disumana quella che racconta <b>Marco Bellocchio</b>, il quale per l’ennesima volta non sbaglia un colpo e realizza un film a dir poco splendido. Un film che riesce – partendo da un fatto di cronaca – ad analizzare le spaccature, la psicologia e le ossessioni del nostro paese, senza il bisogno, peraltro, di doversi schierare o prendere posizione.</div><div><br /></div><div><b>07 – Pacifiction</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8Z97TE4FhHoqKcihBpB6M14fWMBNqs6Q3t-hhi6TzP1tr-pyu9sMsHUWb2MC7Oi1mzw_Ppsr3GHDU-9BzSRwyBooG0kNhCcEJjmz3-8sl3FJ6WmKwARt9J_K4l_LmTKGJJWSIXEY7TvS7cyOzdYeZHkemvuKvVyDWLk-PEXPWkxQBcplxAf_DE7MNdc0/s1277/Pacifiction%20-%20Scene.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Pacifiction Film 2023" border="0" data-original-height="713" data-original-width="1277" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8Z97TE4FhHoqKcihBpB6M14fWMBNqs6Q3t-hhi6TzP1tr-pyu9sMsHUWb2MC7Oi1mzw_Ppsr3GHDU-9BzSRwyBooG0kNhCcEJjmz3-8sl3FJ6WmKwARt9J_K4l_LmTKGJJWSIXEY7TvS7cyOzdYeZHkemvuKvVyDWLk-PEXPWkxQBcplxAf_DE7MNdc0/w640-h358/Pacifiction%20-%20Scene.png" title="Pacifiction Magimel Film" width="640" /></a></div><br /><div>Un mastodontico (anche di stazza) <b>Benoît Magimel</b> è il protagonista indiscusso di questo thriller politico dove apparentemente sembra non accadere nulla, ma sotto sotto c'è una pentola che bolle da far paura. E' un Paradiso l’isola dove questo Alto Commissario è stato chiamato a vigilare, ma i <i>rumors</i> che iniziano a circolare, parlano di una Francia che vorrebbe tornare lì ad eseguire dei test nucleari. Sarà vero? Al netto di qualche fatica – dovuta pure alla sua durata – il film di <b>Albert Serra</b> è affascinante, oscuro, misterioso. Un cinema, insomma, dentro il quale è un piacere perdersi.</div><div><br /></div><div><b>06 – Aftersun</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEy1ySa7m3gd9v5yuchKQSw0jrsiM7AXD_YnH-vUcTFbOIZnrFotIHZeu9lWeExSUF4X7eZTapfNdCykWz0rsYNSR-R_FEd1G14Wy5xPF-RwQCFvUSDV5jvXdet1-LtXdpLGrD139ORlVxH2P7be-AozuEjQC-shTNWGPzEP7gv5sJtolHwuAmoW0bslk/s1200/Aftersun%20-%20Scene.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Aftersun Film 2023" border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEy1ySa7m3gd9v5yuchKQSw0jrsiM7AXD_YnH-vUcTFbOIZnrFotIHZeu9lWeExSUF4X7eZTapfNdCykWz0rsYNSR-R_FEd1G14Wy5xPF-RwQCFvUSDV5jvXdet1-LtXdpLGrD139ORlVxH2P7be-AozuEjQC-shTNWGPzEP7gv5sJtolHwuAmoW0bslk/w640-h360/Aftersun%20-%20Scene.png" title="Aftersun Charlotte Wells" width="640" /></a></div><br /><div>E a proposito di misteri e oscurità, qui c’è un altro titolo che pure chiede uno sforzo da parte nostra. Sforzo che se decidete di fare, sarà sicuramente ripagato. “<b>Aftersun</b>” è un sogno a occhi aperti, un viaggio mentale dentro il treno dei ricordi: quelli di una figlia che cerca di tornare all’ultima vacanza fatta con il padre. Ma quello di <b>Charlotte Wells</b> è soprattutto un film che, per mettere ogni pezzo al suo posto, chiede a noi spettatori di fare un passo verso di lui, di affidarci all’istinto, alla percezione.</div><div><br /></div><div><b>05 - Il Sol Dell’Avvenire</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ-_DtLEZ6-1dWh1HgKcFNnHdnlphMX4nqHTc8hmxSdLwjhiJkGgTFmy5-UHInCa5iZ97kbGlfTtOs6zKltRj-aHL3b-lZwBo6uAdnfvKQ3jld27dxfHeW2jqEbyqvaF1D7yaBPKrdcDGQkLaXmAdRsrkrvN8jeTvkQrBPnKOO-vKKgNkFKqS4erEIzTk/s1600/Il%20Sol%20Dell'Avvenire%20-%20Home.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Il Sol Dell'Avvenire Moretti" border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ-_DtLEZ6-1dWh1HgKcFNnHdnlphMX4nqHTc8hmxSdLwjhiJkGgTFmy5-UHInCa5iZ97kbGlfTtOs6zKltRj-aHL3b-lZwBo6uAdnfvKQ3jld27dxfHeW2jqEbyqvaF1D7yaBPKrdcDGQkLaXmAdRsrkrvN8jeTvkQrBPnKOO-vKKgNkFKqS4erEIzTk/w640-h360/Il%20Sol%20Dell'Avvenire%20-%20Home.jpeg" title="Il Sol Dell'Avvenire Film" width="640" /></a></div><br /><div>E non poteva mancare l’irresistibile <b>Nanni Moretti</b>, in questa lista. Ho amato “<b>Il Sol Dell’Avvenire</b>” già dalla prima visione, ma poi ho avuto modo di vederlo una seconda volta e di amarlo ancora di più. In questa fase della sua carriera, il cinema di Moretti sembra essere in costante movimento: è più aperto, solare, e lui stesso da l’impressione di volersi auto-analizzare per esorcizzare paure e idiosincrasie. Ciò non è interessante solo dal punto di vista autoriale, ma rende il suo cinema ulteriormente più profondo e irresistibile.</div><div><br /></div><div><b>04 - Decision To Leave</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjajeigAO4OHdjTYBgKCqNW3YyOAakDc-93TDEGj4jGRNgexcl1xo5D7GXaGxobyuQBL6Epx4dTOPa04EUV6s1OOzZv4RsJ9dGYUWz6NEi2bbA-DbDdae20Tpu30pnEIu9IY6VmHYx6ZhkRmXWCTJVfcqMcwJZaQNwreWFqMv0IYvbgNoiyqy0YYtysW78/s2000/Decision%20To%20Leave%20-%20Scene.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Decision To Leave Film" border="0" data-original-height="1333" data-original-width="2000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjajeigAO4OHdjTYBgKCqNW3YyOAakDc-93TDEGj4jGRNgexcl1xo5D7GXaGxobyuQBL6Epx4dTOPa04EUV6s1OOzZv4RsJ9dGYUWz6NEi2bbA-DbDdae20Tpu30pnEIu9IY6VmHYx6ZhkRmXWCTJVfcqMcwJZaQNwreWFqMv0IYvbgNoiyqy0YYtysW78/w640-h426/Decision%20To%20Leave%20-%20Scene.png" title="Decision To Leave Park Chan-wook" width="640" /></a></div><br /><div>Siamo in zona podio e, come da copione, le cose si fanno calde. Qui infatti troviamo uno dei titoli più sorprendenti della stagione, con un <b>Park Chan-wook</b> che si lascia andare a fortissimi riferimenti (e simbolismi) <i>hitchcockiani</i>. Un <i>noir</i> che si aggroviglia al melodramma, dove l’intreccio riesce ad evitare qualsiasi cliché, tenendo sempre alta la tensione e l’attenzione dello spettatore. Un cinema raffinato, malinconico, e anche doloroso, se vogliamo. Di quelli che ti entrano sotto pelle e non ti lasciano più andare via.</div><div><br /></div><div><b>03 - Il Libro Delle Soluzioni</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyMvsK33Dk4xKDpyW81E_zynjHjlgLrVmjIbrqTtiREneLroXnP_V-I6_vb0QHyZiL8GVxXnPtZJCbnlfVRbH2rd09P0W6Y3A_SzbAgcVy3LH7TKbDM60AM8oE0a4Fz512DKkFdWju39_0KzfJm6O1lxy19f2NdvzMdOsHZyfedT7QzePEdbAajT4ko_Y/s1340/Il%20Libro%20Delle%20Soluzioni%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Il Libro Delle Soluzioni Gondry" border="0" data-original-height="657" data-original-width="1340" height="314" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyMvsK33Dk4xKDpyW81E_zynjHjlgLrVmjIbrqTtiREneLroXnP_V-I6_vb0QHyZiL8GVxXnPtZJCbnlfVRbH2rd09P0W6Y3A_SzbAgcVy3LH7TKbDM60AM8oE0a4Fz512DKkFdWju39_0KzfJm6O1lxy19f2NdvzMdOsHZyfedT7QzePEdbAajT4ko_Y/w640-h314/Il%20Libro%20Delle%20Soluzioni%20-%20Scene.jpeg" title="Il Libro Delle Soluzioni Film" width="640" /></a></div><br /><div>Ebbene sì, <b>Michel Gondry</b> è tornato. Dopo qualche passo falso, risveglia finalmente la sua creatività e, scavando dentro sé stesso, realizza un’opera che è un vero e proprio gioiello. Il protagonista è chiaramente un suo alter-ego e la parabola che lo vede fuggire con il girato di una pellicola che la produzione vuole togliergli di mano, è chiaramente una confessione delle fragilità e delle debolezze che lo hanno visto uscire di scena negli ultimi anni. Divertente, commovente, sincero, “<b>Il Libro Delle Soluzioni</b>” è uno di quei film che ti piacerebbe avere sempre a portata di mano quando sei giù di morale, perché ha la capacità di risollevarti e di convincerti che a tutto, in fondo, c'è rimedio.</div><div><br /></div><div><b>02 - Gli Spiriti Dell’Isola</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5JuDa_eySohA1olXnau4wp20A3_M6boMjS_Vt_eywQiXUbLNGJTJs8MAHy5l2O2ZLJRQhujrVOOUaBXqJ4OGruFReEi1dOwynF8zZt_k_wgJOl_bDCGmJPQSOrazy2SfEXU21eBqj7kc4U5nKaqsCRSIpRiXyVxPbJgjifH2D7mh8UBIjA6fKjtTvj00/s2047/Gli%20Spiriti%20Dell'Isola%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Gli Spiriti Dell'Isola Film" border="0" data-original-height="1152" data-original-width="2047" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5JuDa_eySohA1olXnau4wp20A3_M6boMjS_Vt_eywQiXUbLNGJTJs8MAHy5l2O2ZLJRQhujrVOOUaBXqJ4OGruFReEi1dOwynF8zZt_k_wgJOl_bDCGmJPQSOrazy2SfEXU21eBqj7kc4U5nKaqsCRSIpRiXyVxPbJgjifH2D7mh8UBIjA6fKjtTvj00/w640-h360/Gli%20Spiriti%20Dell'Isola%20-%20Scene.jpeg" title="Gli Spiriti Dell'Isola McDonagh" width="640" /></a></div><br /><div>Per un pelo non ha preso la vetta, ma fidatevi che siamo lì. <b>Martin McDonagh</b> compie l’ennesimo miracolo e scrive (e dirige) un copione che mette in risalto tutto il suo genio, la sua irriverenza e la sua profondità. Qui si ride per non piangere, verrebbe da dire, perché in ciò che rompe <i>di botto e senza (apparente) senso</i> l’amicizia tra i due protagonisti – entrambi in stato di grazia – c’è così tanta roba che a furia di scavare è impossibile non ritrovarsi invischiati dentro dilemmi esistenziali. A mio modesto parere, un piccolo capolavoro (lasciatemi sbilanciare).</div><div><br /></div><div><b>01 - As Bestas</b></div><div><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgj-P319IVc6I3adx6vw3hrQ71qhjOlGC8zV8_nZA6dlSe6yE0sxwC6X2KZS_gH7bZ2bZ5rWPek5_r_eEKYpjzdje6hFB1otpjg0JXLBOs9WS7v80zumvQt4YW5H50ma4dRTmKlP3E8vMrwp-nnfvnFro1altD3fnB6CWYD4fzfzPQfhgqFH_L1ILc1vQQ/s1200/As%20Bestas%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="As Bestas Sorogoyen" border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgj-P319IVc6I3adx6vw3hrQ71qhjOlGC8zV8_nZA6dlSe6yE0sxwC6X2KZS_gH7bZ2bZ5rWPek5_r_eEKYpjzdje6hFB1otpjg0JXLBOs9WS7v80zumvQt4YW5H50ma4dRTmKlP3E8vMrwp-nnfvnFro1altD3fnB6CWYD4fzfzPQfhgqFH_L1ILc1vQQ/w640-h360/As%20Bestas%20-%20Scene.jpeg" title="As Bestas Film" width="640" /></a></div><br /><div>E qui, invece, abbiamo ciò che potremmo definire perfezione. Non conosco il motivo per cui <b>Rodrigo Sorogoyen</b> sia ancora un autore sconosciuto ai più: visto e considerato che ogni cosa che ha toccato fino ad ora è riuscito a trasformarla in oro. Eppure, scommetto che – togliendo i cinefili di turno – sono stati in pochi a vedere e a godere di “<b>As Bestas</b>”. Un film che funziona e che sconvolge proprio perché non ha alcun problema ad essere brutto, sporco e cattivo; che racconta una storia attualissima e lo fa senza preoccuparsi dei punti e delle virgole. Sorogoyen colpisce e basta, va dritto, non si preoccupa di ciò che farebbe sentire più o meno a suo agio lo spettatore. Ed è per questo che alla fine vince l'intero bottino. <br />Con tanto di applausi, mi verrebbe da aggiungere.</div><div><br /></div><div>E sulle note di questo trionfo va a chiudersi un altro interessantissimo anno cinematografico.<br />Il prossimo, forse, causa sciopero sceneggiatori e attori, potrebbe riservare qualche carenza di titoli e/o di qualità, ma sono d'accordo con voi, adesso è presto per cominciare a parlarne.</div><div>Meglio rimandare ogni discorso al 2024.</div><div>Ah, se volete aggiungere o commentare qualcosa, potete farlo qui sotto.</div><div>Io, intanto, ne approfitto per ringraziarvi e per augurarvi buon cinema.</div><div><i>See you soon!</i></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-27210699189231251532023-12-27T17:32:00.002+01:002023-12-27T17:32:22.512+01:00Foglie Al Vento - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEin9orQmkgcBTlup6CFLzngYwlD3fEqmh74WLyqs2fX85vcjMul4ML6Ba0qiyipETVce7sJV17uXZFUWZ5XOXMwGc-P15Vq_lUaTx9ywfi0bvV2HDbHqzCjNJvbVKMsB94gIl4WBMQVOUl7QeavCbGkdEC3eYOncyXq0scvH_4H86nldwnZpRt3Nhgc_1E/s914/Foglie%20Al%20Vento.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Foglie Al Vento Poster" border="0" data-original-height="914" data-original-width="640" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEin9orQmkgcBTlup6CFLzngYwlD3fEqmh74WLyqs2fX85vcjMul4ML6Ba0qiyipETVce7sJV17uXZFUWZ5XOXMwGc-P15Vq_lUaTx9ywfi0bvV2HDbHqzCjNJvbVKMsB94gIl4WBMQVOUl7QeavCbGkdEC3eYOncyXq0scvH_4H86nldwnZpRt3Nhgc_1E/w448-h640/Foglie%20Al%20Vento.jpeg" title="Foglie Al Vento Kaurismaki" width="448" /></a></div><br /><div>Quando entri in un film di <b>Aki Kaurismäki</b>, tutto appare strano, assurdo, come fosse un sogno.</div><div>La realtà è alterata, non proprio distorta, ma comunque diversa da come noi la conosciamo.</div><div>L’atmosfera ha un sapore suggestivo, intrigante, sebbene non somigli minimamente a quella di un'isola felice.</div><div>Tutt’altro, casomai. </div><div><br /></div><div>Perché in “<b>Foglie Al Vento</b>”, ci sono una donna e un uomo che, di fatto, son due perdenti. </div><div>Lei lavora in un supermercato dove è pagata malissimo e dove viene pure licenziata, perché scoperta a portare a casa della merce scaduta (e che per lei voleva dire cena). Lui è un operaio, invece, pagato sempre malissimo e licenziato quando, a causa di un incidente, il suo datore di lavoro lo scopre essere alcolizzato. Neanche a dirlo, i due sono destinati ad incrociarsi, a piacersi e, quindi, a frequentarsi. Entrambi anime ferite, disincantate, deluse, che sembrano fatte l’una per andare a guarire i vuoti presenti nell’altra. Eppure, le cose si complicano, sia per colpa di lui (e del suo vizio), sia per colpa di una sorte beffarda e disgraziata che, a quanto pare, non vede l’ora di accanirsi ulteriormente su esistenze già martoriate. E, allora, a lui e a lei non rimane che intestardirsi, opporsi, non perdere la speranza e tenere testa alle avversità. Anche se a volte farlo è di una difficoltà inaudita, anche se le cose vanno tutte per il verso sbagliato e nemmeno accendere la radio ormai dà più sollievo: perché al posto della musica scorrono notizie spaventose, riguardanti il conflitto tra Russia e Ucraina.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmTAU3IuQptErjJOM4strj8m4i2U_uQMVwZkTmu8Z1X1GmZTDoew5ihYTX682U560WVFvXwYE4RpdGS0FeKS7Vs2BP3AmyV3qOvq9ipaoNKaaSY3dxp33UlUxN3j9Vd2d4GnZFPPRU_prMI7IQT8QWSSsKo4mHfzK2K6pHwaK_tadsnJKgx4bt2-9eAiw/s1068/Foglie%20Al%20Vento%20-%20Scene.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Foglie Al Vento Film" border="0" data-original-height="800" data-original-width="1068" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmTAU3IuQptErjJOM4strj8m4i2U_uQMVwZkTmu8Z1X1GmZTDoew5ihYTX682U560WVFvXwYE4RpdGS0FeKS7Vs2BP3AmyV3qOvq9ipaoNKaaSY3dxp33UlUxN3j9Vd2d4GnZFPPRU_prMI7IQT8QWSSsKo4mHfzK2K6pHwaK_tadsnJKgx4bt2-9eAiw/w640-h480/Foglie%20Al%20Vento%20-%20Scene.jpeg" title="Foglie Al Vento Kaurismaki" width="640" /></a></div><br /><div>C’è una vitalità enorme dentro un film, apparentemente così piccolo, come “<b>Foglie Al Vento</b>”.</div><div>Una vitalità che diventa una sorta di diritto che i suoi – meravigliosi – protagonisti (ma non solo loro) decidono di esercitare e di difendere, nonostante intorno ogni cosa stia lentamente cadendo a pezzi e morendo. L’unico luogo sicuro, protetto dal declino, è forse il pub dove la sera (tutti?) si rifugiano per bere (e dimenticare) e svagarsi, e dove la musica (finalmente) può ritrovare quello spazio (e quel senso) che ha perduto al di fuori. Ed è lì dentro che le storie nascono, che il tempo è sospeso e la magia risorge. Dove si può ricominciare a pensare a una felicità ancora possibile e, magari, raggiungibile proprio attraverso il lusso dell’amore. Il mondo fuori è diventato un posto arido, in fondo, pieno di gente orribile e insensibile, ci dice Kaurismäki, ma non per questo ci dobbiamo abbattere o adeguare a loro. Non per questo dobbiamo voltare le spalle a noi stessi, o tantomeno perdere il senso dell’umorismo.</div><div><br /></div><div>E lui è il primo a dare l’esempio, con un film (e con un cinema) che su uno sfondo per niente rassicurante, costruisce una storia d’amore tenera, dolce e divertente. Una di quelle che ti restano addosso e che ti fanno stare bene anche a distanza di giorni, accendendo la fiamma di una speranza secondo la quale nulla è mai perduto davvero.
</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/VQU3pA4x1jM?si=4s-aoH3253SxII2-" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-75155038303794470552023-12-12T18:27:00.001+01:002023-12-13T08:15:06.904+01:00Ferrari - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIZ6XoIJJoh6OTdIwQg7S_EZMvnkHQWwCWt7GMB9PeEwsHODrnpgPohjdROOo-1VPNGIFv71CP0r_fTHRxEPd9_vsPO5KJchXPVEI0zOO2HvCBktDTg843L8TPczZ57W2dRIsEnyZR6DjvN7F0iRBBStK7Sif_khCGlVtdySMKlgOtOQlX8VqsD8b3hMM/s2560/Ferrari.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Ferrari Poster Film" border="0" data-original-height="2560" data-original-width="1828" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIZ6XoIJJoh6OTdIwQg7S_EZMvnkHQWwCWt7GMB9PeEwsHODrnpgPohjdROOo-1VPNGIFv71CP0r_fTHRxEPd9_vsPO5KJchXPVEI0zOO2HvCBktDTg843L8TPczZ57W2dRIsEnyZR6DjvN7F0iRBBStK7Sif_khCGlVtdySMKlgOtOQlX8VqsD8b3hMM/w458-h640/Ferrari.jpg" title="Ferrari Film Mann" width="458" /></a></div><br /><div>Racconta la storia di un momento specifico, il “<b>Ferrari</b>” di <b>Michael Mann</b>: ovvero quando, nel 1957, la casa automobilistica fondata da Enzo Ferrari e da sua moglie Laura, stava affrontando difficoltà economiche tali per cui rischiava il fallimento. L’unica speranza, allora, era vincere la gara Mille Miglia, che li avrebbe aiutati a rilanciare il marchio e a non chiudere l'azienda.</div><div><br /></div><div>Eppure non sono la corse, in realtà, ciò che interessa a Mann. Non è per il duello <i>Ferrari vs Lamborghini</i> che ha impiegato vent’anni a realizzare questo film. Anzi, a dire il vero, la gara – che c’è, sia chiaro – è solo un frammento del puzzle, una parentesi adrenalinica e muscolare (e affascinante) che serve a scatenare il suo secondo colpo di scena: che poi è quello che ci rivela davvero – probabilmente – i motivi che hanno spinto il suo regista ad appassionarsi così tanto alla vicenda. Perché, sulle prime, questo <i>biopic</i> tende a rimanere ambiguo, a schiudersi in silenzio. A raccontare le dinamiche e le difficoltà – imprenditoriali e private – di un Enzo Ferrari alle prese con un matrimonio finito – al di là dei sussulti – a causa della morte prematura di un figlio e con una relazione extraconiugale che non può essere vissuta – e ufficializzata – come i sentimenti di entrambi (teoricamente) vorrebbero. Ma pure un Enzo Ferrari che non può fare a meno di avere la testa fra i motori, di essere orgoglioso del suo marchio, della sua creazione, e che perde improvvisamente la pazienza se uno dei piloti che ha appena messo sotto contratto decide di frenare durante una curva per evitare un pericoloso incidente contro un avversario (che invece ha tenuto fino all’ultimo il piede sull’acceleratore). Un dualismo caratteriale che si specchia (e si nutre?) con quello delle due donne che dividono la sua vita: la ruggente Laura di – una bravissima – <b>Penelope Cruz</b> e la tanto paziente, seppur risoluta Linda Lardi, interpretata da <b>Shailene Woodley</b>.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHojj5tDo1wUT9gCdUZKzqlA_kH7N0P2_XiAjdigebtbo_rZ8MRpknfrGseoE-KbywDREhw2nXv7pmEfinDQTfg6VCrC07mew5pj5mVY5jI1YHShWaDlghb7tAMjFMwMOeZTReIauaykZAZLIqgBf8AXHBxyP_PJRBjliZGygc65fxz44q8q9t5gGYG8E/s1280/Ferrari%20-%20Scene.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Ferrari Adam Driver" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHojj5tDo1wUT9gCdUZKzqlA_kH7N0P2_XiAjdigebtbo_rZ8MRpknfrGseoE-KbywDREhw2nXv7pmEfinDQTfg6VCrC07mew5pj5mVY5jI1YHShWaDlghb7tAMjFMwMOeZTReIauaykZAZLIqgBf8AXHBxyP_PJRBjliZGygc65fxz44q8q9t5gGYG8E/w640-h360/Ferrari%20-%20Scene.jpg" title="Ferrari Michael Mann" width="640" /></a></div><br /><div>La prima compagna di affari, la seconda compagna di vita.</div><div>Due presenze fondamentali e decisive, sia per il futuro di Enzo che per quello della Ferrari. Non è un caso, infatti, se Mann tiene molto a porre l’accento su di loro (e quindi sul <i>melò</i>), sulla loro diversità e sulla loro influenza: in un periodo, tra l’altro, in cui le donne – quelle degli altri, almeno – tendevano a rimanere più o meno in disparte, lasciando agli uomini il proscenio e le decisioni importanti. E se Linda si sente un po’ rassegnata (e colpevole) in merito al ruolo che suo malgrado si è ritagliata – e che, tornasse indietro, lo dice chiaro e tondo, sceglierebbe di non avere – Laura, invece, stenta a sopportarlo, a digerirlo, riversando su Enzo tutta la sua rabbia e il suo dolore e tenendolo sulla corda attraverso l'ampio potere che ha tra le mani. Un potere che si rivelerà, però, non solo una minaccia, ma anche un'arma decisiva e lungimirante, donando a “<b>Ferrari</b>” quell’anima torbida, americana, che – piaccia o non piaccia – difficilmente avrebbe avuto, se fosse stato un prodotto italiano. </div><div><br /></div><div>Una svolta che, in qualche modo, giustifica la firma del suo regista, che avvicina l’opera a tematiche da lui già affrontate in passato, chiudendo un cerchio che, inizialmente, potevamo faticare a comprendere.</div><div>Poi, certo, la polemica sarà sempre dietro l’angolo.
Sia lato famiglia Ferrari, che forse non sarà proprio contentissima del ritratto restituito, sia lato cinefili di Mann, i quali sicuramente, a distanza di otto anni dal suo ultimo lungometraggio, si aspettavano un ritorno più eclatante e più sorprendente.
<br />Sebbene, a suo modo, “<b>Ferrari</b>” eclatante e sorprendente lo sia.</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/3GdQBLOw0TY?si=Zh64NcOPSIPvJMA-" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-78262034490512069882023-12-02T11:39:00.005+01:002023-12-02T11:39:56.833+01:00The Holdovers: Lezioni Di Vita - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcO3ujrAIOi4HXGHqvixBoNYU03Jod7jfNe7NJSMLFMRB7NeuYpa8MaMAv7qv-WfM6MLuK5jl9cQ5_zpsCpyc93WnI-yjpuKHAKrg-Bk2cADnaViVXyuZmziDM18eC4HJA0To33HJhS8b5drbtEPqTCStQwlc8p4Vhwdl5h36SKwMCtk4QsgE0-M-uaqk/s622/The%20Holdovers.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="The Holdovers Poster" border="0" data-original-height="622" data-original-width="420" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcO3ujrAIOi4HXGHqvixBoNYU03Jod7jfNe7NJSMLFMRB7NeuYpa8MaMAv7qv-WfM6MLuK5jl9cQ5_zpsCpyc93WnI-yjpuKHAKrg-Bk2cADnaViVXyuZmziDM18eC4HJA0To33HJhS8b5drbtEPqTCStQwlc8p4Vhwdl5h36SKwMCtk4QsgE0-M-uaqk/w432-h640/The%20Holdovers.jpg" title="The Holdovers Film" width="432" /></a></div><br /><div>Gli <i>holdovers </i>di <b>Alexander Payne</b> sono coloro costretti a <i>rimanere</i>, appunto, nella Burton Academy del New England, durante il periodo delle vacanze di Natale. E con la parola <i>coloro </i>intendiamo non solo la manciata di studenti <i>dimenticati </i>dai propri genitori, ma pure il professore di <b>Paul Giamatti</b>, designato a fargli da balia, la cuoca dell’istituto, in lutto per la scomparsa del figlio (in Vietnam), e l’inserviente dedito alle pulizie, che ogni tanto farà capolino.</div><div>Un quadretto tutt’altro che sereno e armonioso, visto che ognuno di loro – salvo forse la cuoca – avrebbe fatto volentieri a meno di passare quei giorni in una scuola abbandonata, in compagnia di (semi)sconosciuti. Scenario che addirittura è destinato anche a peggiorare, quando quattro dei cinque studenti in questione tolgono il disturbo, lasciando tra le grinfie del tanto odiato insegnante di Storia, il ribelle Angus Tully.</div><div><br /></div><div>Ed è qui, esattamente, che Payne inizia a schiudere la sua pellicola.</div><div>L’impronta anni ’70 – con la quale sporca l’immagine – e l’incipit che richiama il “<b>Breakfast Club</b>” di <b>John Hughes</b>, sono una minima parte dei riferimenti presi in prestito. Una sorta di <i>entree </i>da offrire allo spettatore. La portata principale, se vogliamo, potrebbe ricordare (alla lontana) “<b>L’Attimo Fuggente</b>” di <b>Peter Weir</b>, con la differenza sostanziale, però, che il <i>physique du role</i> di Giamatti non è quello di <b>Robin Williams</b> e che quindi il suo professore non potrà mai incarnare le vesti del mentore vincente, semmai quelle dell’esatto opposto. Un perdente, insomma. O meglio, un anti-mentore che (ti) insegna – e nel frattempo impara, pure – a vivere (e a difendersi) nonostante le (nostre) paure e le (nostre) fragilità che la vita mette davanti agli occhi. Un mentore che, tuttavia, ha commesso e che continua a commettere (un sacco di) errori, ad avvitarsi nella sua <i>comfort zone</i> e al quale, probabilmente, la responsabilità di gestire un’anima ribelle e irrequieta come quella di Angus – che ha l’istinto di disobbedire, di provocare e di sfidare la pazienza e i limiti del prossimo – può aiutare ad innescare contraccolpi a dir poco positivi.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnGaxo-PEw7wdpKDpVoOneuSrkwXjRNarNi6jQMkfl5rGp0R30PzZ6DE_A1N6_ALd0deczIZxK-6G440bDWkl1rVOHmiJJ1W1ILGDr2YLMqd18LBrNMDLL2PjcjELxVgWstRFBDgkZ0c8c3kWjIFhSlKCDF6FMOt78IU43n3cLcLN_EwPQ7x8mxCUNPQA/s1114/The%20Holdovers%20-%20Scene.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="The Holdovers Giamatti" border="0" data-original-height="627" data-original-width="1114" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnGaxo-PEw7wdpKDpVoOneuSrkwXjRNarNi6jQMkfl5rGp0R30PzZ6DE_A1N6_ALd0deczIZxK-6G440bDWkl1rVOHmiJJ1W1ILGDr2YLMqd18LBrNMDLL2PjcjELxVgWstRFBDgkZ0c8c3kWjIFhSlKCDF6FMOt78IU43n3cLcLN_EwPQ7x8mxCUNPQA/w640-h360/The%20Holdovers%20-%20Scene.jpg" title="The Holdovers Payne" width="640" /></a></div><br /><div>Contraccolpi che diventano la benzina di “<b>The Holdovers: Lezioni Di Vita</b>”.</div><div>Quelli attraverso i quali Payne riesce a fornire profondità e umanità ai personaggi, a mettere in risalto la sua ironia – acida – e a costruire l’empatia con la quale lo spettatore passa dalla semplice curiosità nei confronti della storia, a un interesse sincero e appassionato (e vivo). I siparietti in cui Angus e Paul si punzecchiano, si mandano al diavolo, si mentono a vicenda, salvo poi riconciliarsi, spalleggiarsi e leccarsi ognuno le proprie ferite, emanano un’autenticità capace di andare a smuovere le nostre corde emotive, di metterci in connessione con i loro drammi, i turbamenti, strappandoci comunque sempre un sorriso a margine per come poi questo dolore decida di essere archiviato, messo da parte, o trattenuto. Come se, in fondo, non si possa fare altrimenti, come se fosse questa l’unica vera grande lezione da impartire a uno studente (e a noi stessi): quella fondamentale per evitare di finire all’angolo e, un giorno, trovarsi a fare a botte coi rimpianti.</div><div><br /></div><div>E allora, archiviato il dimenticabile (e dimenticato) “<b>Downsizing</b>”, Payne torna in pista.</div><div>Torna in pista con un film che per quanto mostri nostalgia e sembri rivolto al passato è assolutamente conficcato nel presente e rivolto con lo sguardo verso il futuro.</div><div>E lo dimostra la (romantica) scena in cui Giamatti sta quasi per arrendersi di fronte alle sue responsabilità di insegnante, citando le storture di un mondo contro le quali non può nulla, e qualcuno gli ricorda che è esattamente in tempi come questi che i più giovani hanno bisogno di avere a fianco figure (rare) come lui.
</div><div>E come dargli torto...</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/BL0AqNyvLdg?si=vzkHRzRPnugpq6LI" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-74897771215956155672023-11-29T19:06:00.000+01:002023-11-30T12:55:24.074+01:00[HOME VIDEO] Il Fuggitivo - Una Steelbook In 4K Celebra I 30 Anni Del Film<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgccMhaVXOcHXDRVcVxiFBk6k-nUJlIV4pYaNu-gwhyphenhyphenNODutuANtZ9YzekIpqPjQrJTMtlCLcF9H-w4JSFde9_tIipHGfMFB_89ri8tbP5Kr0dELr1q6kEkC5fWmMpWzAs1J3FbC2kb-Gu07CsWoDG_hkoIAH87-zekXDnuhx73biFiCqdr2yYN_BZrM2E/s1280/Il%20Fuggitivo%20-%20Home.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Il Fuggitivo Harrison Ford" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgccMhaVXOcHXDRVcVxiFBk6k-nUJlIV4pYaNu-gwhyphenhyphenNODutuANtZ9YzekIpqPjQrJTMtlCLcF9H-w4JSFde9_tIipHGfMFB_89ri8tbP5Kr0dELr1q6kEkC5fWmMpWzAs1J3FbC2kb-Gu07CsWoDG_hkoIAH87-zekXDnuhx73biFiCqdr2yYN_BZrM2E/w640-h360/Il%20Fuggitivo%20-%20Home.jpg" title="Il Fuggitivo Tommy Lee Jones" width="640" /></a></div><i><div><i><br /></i></div>- I didn't kill my wife!</i></div><div><i> - I don't care! </i></div><div><br /></div><div>Personalmente, quando ripenso a “<b>Il Fuggitivo</b>”, è questa la prima immagine che mi viene in mente.
Ovvero quella in cui <b>Harrison Ford</b> e <b>Tommy Lee Jones</b> si parlano per la prima volta, mentre sono faccia a faccia e pistole puntate contro, all’interno di un canale di scolo.
Il primo, accusato – forse ingiustamente – dell’omicidio della moglie, sul quale intende indagare da solo, il secondo, disinteressato ai dettagli, perché incaricato semplicemente di seguire (e di far rispettare) la legge.</div><div><br /></div><div>E da quella frase, da quel botta e risposta così asciutto, così secco, le loro anime vengono fuori di colpo, come i proiettili che non si sparano. Lo spettatore intuisce – siamo ancora alle prime battute – che il testa a testa sarà lungo, intenso, ma soprattutto equo, e che entrambi sono destinati a rimanere avversari perché, in qualche modo, schierati rispettivamente in favore dei loro credo. Un pragmatismo che per un thriller commerciale come lo è, in effetti, quello diretto da <b>Andrew Davis</b> si rivela inaspettatamente punto di forza inesauribile, con le caratterizzazioni dei due protagonisti – fantastici – che da soli tengono in piedi suspence, tensione e ritmo. Questo perché entrambi godono di medesima intelligenza e furbizia, non tradiscono mai il loro carattere e i loro comportamenti e ciò, inevitabilmente, finisce per alzare la posta in gioco e rendere la caccia all’uomo (e il loro rapporto) decisamente più intrigante e convulso del previsto.</div><div><br /></div><div>Sarà (anche) per questo che a 30 anni dalla sua uscita – non a caso è da poco disponibile, in home video, un’<b>edizione 4K steelbook</b> pronta a celebrarlo – la pellicola continua a restare un cult del genere. Oltre che un riferimento su come, in teoria, quei titoli considerati <i>mainstream </i>e realizzati per andarsi a prendere un pubblico di stampo medio, dovrebbero essere pensati, scritti e realizzati.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRgvPv5Cus6yzvl8dJebxf1mINWrVUZLtPjMeIndeGLK0AgHZtO0R15z2FvbyAUkC2ix9oTyjSpJrg7oIEeTOGo8gkKQz25Rj6x7TcJIuaU_7MrmGAiGstv1Djf5yvSPMFlDPPO4lhSZwC_Tjsq6cILzgr5-2SRP8vLSzqHvo_YQ6iK7MWSvVrhx6Duv0/s1000/Il%20Fuggitivo%20-%204K.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Il Fuggitivo 4K" border="0" data-original-height="968" data-original-width="1000" height="620" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRgvPv5Cus6yzvl8dJebxf1mINWrVUZLtPjMeIndeGLK0AgHZtO0R15z2FvbyAUkC2ix9oTyjSpJrg7oIEeTOGo8gkKQz25Rj6x7TcJIuaU_7MrmGAiGstv1Djf5yvSPMFlDPPO4lhSZwC_Tjsq6cILzgr5-2SRP8vLSzqHvo_YQ6iK7MWSvVrhx6Duv0/w640-h620/Il%20Fuggitivo%20-%204K.jpg" title="Il Fuggitivo Home Video" width="640" /></a></div><br /><div>Il <b>4K Ultra-HD</b>, in versione italiana, prevede le seguenti specifiche tecniche:</div><div><div><b>Dischi</b>: 2<br /><b>Formato Video</b>: Ultra HD 4K HDR|1,85:1 Anamorfico 1080p<br /><b>Tracce Audio</b>: <i>5.1 Dolby Digital: </i>Italiano, Spagnolo, Tedesco, Francese - <i>Dolby TrueHD Atmos: </i>Inglese<br /><b>Sottotitoli</b>: Italiano Non Udenti, Inglese Non Udenti, Tedesco Non Udenti, Spagnolo, Francese</div><div><b>Contenuti Speciali</b>:</div><div>- Introduzione </div><div>- Commento Audio </div><div>- Featurette </div><div>- 2 Documentari </div><div>- Trailer</div><div><b>Durata</b>: 130 minuti</div><div><b>Confezione</b>: Steelbook<br /><b>Produttore</b>: Warner<br /><b>Distributore Home Video</b>: Warner Home Video<br /><b>Data di Uscita</b>: 23 Novembre 2023<br /></div></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-55071432856902556392023-11-23T18:34:00.002+01:002023-11-24T16:40:14.556+01:00[HOME VIDEO] Mission: Impossible: Dead Reckoning - Parte Uno - L'Ultima Avventura Di Ethan Hunt Arriva In Home Video<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWrFk_anV3cOW8BWaXJfbOcELs4A6-wzlUDzndDwLjfFj9dSRVUGP4QLK5LeSIFnrJBcdVuuIdfwDZnZ93tGVcVzEh1pdzvTe7a7fPWRcCvywCNAAAR_gOqIjy_Hsp29AP3lll8mkIQe7OnPlBVlgvKUsxGOXmoE0Sk6Oxi173fjgiu5I2ttTw7U1DXmw/s2400/Mission%20Impossible%20-%20Dead%20Reckoning%20-%20Parte%20Uno%20-%20Home.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Mission Impossible Dead Reckoning" border="0" data-original-height="1350" data-original-width="2400" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWrFk_anV3cOW8BWaXJfbOcELs4A6-wzlUDzndDwLjfFj9dSRVUGP4QLK5LeSIFnrJBcdVuuIdfwDZnZ93tGVcVzEh1pdzvTe7a7fPWRcCvywCNAAAR_gOqIjy_Hsp29AP3lll8mkIQe7OnPlBVlgvKUsxGOXmoE0Sk6Oxi173fjgiu5I2ttTw7U1DXmw/w640-h360/Mission%20Impossible%20-%20Dead%20Reckoning%20-%20Parte%20Uno%20-%20Home.jpg" title="Mission Impossible 7" width="640" /></a></div><br /><div>In concomitanza alla notizia che vede la seconda parte slittare di circa un anno a causa del protrarsi dello sciopero degli attori (ora terminato), “<b>Mission: Impossible: Dead Reckoning - Parte Uno</b>” piomba in home video.
Girato a singhiozzo per via della Pandemia, il nuovo capitolo della saga vede <b>Tom Cruise</b> tornare nei panni della celebre spia <b>Ethan Hunt</b> per contrastare una minaccia che porta il nome di Entità: ovvero un’Intelligenza Artificiale pericolosissima, diventata senziente. Ad aiutarlo nell’ardua impresa il duo storico composto da <b>Ving Rhames</b> e <b>Simon Pegg</b>, con <b>Rebecca Ferguson</b> e la new entry <b>Hayley Atwell</b> delegate indirette nell'ottenimento di importanti informazioni.</div><div><br /></div><div>Incassi a parte, quello diretto da <b>Christopher McQuarrie</b> è stato il vero blockbuster dell’ultima estate.<br />Il film per cui paghi il biglietto al cinema con la certezza che azione, adrenalina e coinvolgimento ti inchioderanno alla poltrona finché sullo schermo non cominceranno a scorrere i titoli di coda. Promesse rigorosamente mantenute - al netto di qualche leggerissima frenata - attraverso il classico innalzamento della spettacolarizzazione e all’intrattenimento di qualità. Merito – ma lo sappiamo, ormai – anche di Cruise che ogni volta non vede l’ora di gettarsi a capofitto nell’ennesima sfida (spaventosa) e che con una moto da cross decide di raggiungere la vetta di una montagna (norvegese) per poi lanciarsi nel vuoto a tutta velocità (sebbene la sequenza in treno, a parer mio, è ancor più incredibile).</div><div><br /></div><div>Che è un po’ il motivo per cui questo franchise continua a sopravvivere senza perdere mai di interesse. Insieme all’altro motivo, che riguarda sempre Cruise che, in veste di produttore, pretende ogni volta che si lavori per raggiungere l’eccellenza sotto ogni punto di vista. Una filosofia che pure quando non riesce in pieno, ha il pregio di farti portare a casa un prodotto sempre di altissimo livello.</div><div>Uno di quelli (e sono pochi) per cui vale la pena spendere due ore e quaranta del nostro tempo.
</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhti3IjrMYZuzcnZV35Xt0632EdcKMBAJdXTvv8RfIzbfzhnkOpOl0lKd0a7vLyrqh90PQpyvfjyk5Sznn6S9XKQdqITIk0vnMBF81LUZknF-GFycMTpEAXyC_hPQObYNQ1ZkpqDhADJkW8rhykqNGA_2awTTuyRTr6KOcZQ2lpw-RsWtTVlSfK8dQEXcU/s1500/Mission%20Impossible%20-%20Dead%20Reckoning%20-%20Parte%20Uno%20-%204K.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Mission Impossible Dead Reckoning 4K" border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1110" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhti3IjrMYZuzcnZV35Xt0632EdcKMBAJdXTvv8RfIzbfzhnkOpOl0lKd0a7vLyrqh90PQpyvfjyk5Sznn6S9XKQdqITIk0vnMBF81LUZknF-GFycMTpEAXyC_hPQObYNQ1ZkpqDhADJkW8rhykqNGA_2awTTuyRTr6KOcZQ2lpw-RsWtTVlSfK8dQEXcU/w474-h640/Mission%20Impossible%20-%20Dead%20Reckoning%20-%20Parte%20Uno%20-%204K.jpg" title="Mission Impossible 7 home video" width="474" /></a></div><br /><div>Il <b>4K Ultra-HD</b>, in versione italiana, prevede le seguenti specifiche tecniche:</div><div><div><div><b>Dischi</b>: 3<br /><b>Formato Video</b>: Ultra HD 4K Dolby Vision|2,40:1 Anamorfico 1080p<br /><b>Tracce Audio</b>: <i>5.1 Dolby Digital: </i>Italiano, Spagnolo -<i> Dolby TrueHD Atmos: </i>Inglese, Tedesco<br /><b>Sottotitoli</b>: Italiano, Inglese, Tedesco, Spagnolo, Turco<br /><b>Contenuti Speciali</b>:</div><div>- Commento del regista Christopher McQuarrie e del montatore Eddie Hamilton </div><div>- Colonna sonora </div><div>- BD Bonus: Abu Dhabi, Roma, Venezia, Caduta Libera, Speed Flying, Treno</div><div><b>Durata</b>: 163 minuti</div><div><b>Confezione</b>: Slipcase<br /><b>Produttore</b>: Paramount<br /><b>Distributore Home Video</b>: Plaion Pictures<br /><b>Data di Uscita</b>: 9 Novembre 2023</div></div></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-78518280900391890892023-11-22T08:02:00.003+01:002023-11-22T08:02:30.773+01:00The Old Oak - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivSeHa2Xm1B5p-ACeolVfZneOCg_TOGN-RILWI87P-EJgqaP1x8E_1s5UWr6p6hWnbLJhuyxM9s2_iJHJaFO7df9Ocfl0YRnm6-8AgB51TnAhYhqM1ytz9BxChelr-hu-s92d5pVJC7-DjDQ6Gaz6A4My657VoUw6rR4eV7LcBx7UzbhTFQ9wfk6yc4B0/s1280/The%20Old%20Oak.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="The Old Oak Poster Ita" border="0" data-original-height="1280" data-original-width="952" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivSeHa2Xm1B5p-ACeolVfZneOCg_TOGN-RILWI87P-EJgqaP1x8E_1s5UWr6p6hWnbLJhuyxM9s2_iJHJaFO7df9Ocfl0YRnm6-8AgB51TnAhYhqM1ytz9BxChelr-hu-s92d5pVJC7-DjDQ6Gaz6A4My657VoUw6rR4eV7LcBx7UzbhTFQ9wfk6yc4B0/w476-h640/The%20Old%20Oak.jpg" title="The Old Oak Loach" width="476" /></a></div><br /><div>Si apre con un gruppo di immigrati siriani che arriva in un villaggio del nord-est dell'Inghilterra – vicino Newcastle – per fuggire dalla guerra che sta affliggendo il loro paese, “<b>The Old Oak</b>”.</div><div>Ma neanche il tempo di scendere giù dal pullman, che subito si accorgono che l’accoglienza (e la permanenza), per loro, sarà tutt'altro che in discesa. La comunità locale, infatti, sta attraversando un forte momento di crisi economica (e sociale), il mercato immobiliare del quartiere è in netta svalutazione e la rabbia e la frustrazione di chi si sente imprigionato e vittima della politica, fanno da padroni. Prendere di mira i nuovi arrivati quindi – schierandosi a prescindere (e gratuitamente) contro di loro – diventa lo sport più facile da praticare. Col solo TJ Ballantyne – il proprietario del malconcio pub del titolo – che non dimentica da dove viene, e che cerca di smorzare i toni.</div><div><br /></div><div>Come potevamo immaginare, <b>Ken Loach</b> mette in scena il cinema (politico) che più lo contraddistingue e che sa urlare al (tempo) presente come forse nessun altro in circolazione. Dentro “<b>The Old Oak</b>” ci sono una valanga di tematiche attuali, al punto che risulta quasi impossibile non sentirsi chiamati in causa, interessati e complici. Perché quello che ci mostra Loach – e che dice letteralmente, pure – è che il razzismo di oggi è più figlio dell’impotenza di ribellarsi ai potenti che una questione di appartenenza. Prendersela con chi sta sotto di noi, con il debole, è un gioco al quale in molti di noi hanno aderito, purtroppo, magari anche a causa di certa propaganda perpetrata da coloro che cercavano un escamotage per svicolare dalle proprie (e scomode) responsabilità. Ma un gioco che, però, non paga e che non da sollievo a nessuno. E il TJ protagonista pare sia l’unico abbastanza lucido da averlo capito: stemperando le chiacchierate che i suoi amici intavolano nel suo pub tra una pinta e l’altra (e frenandone altresì le iniziative) e tentando di rendersi utile nei confronti di chi non per scelta, ma per necessità, si ritrova a vivere in un luogo sconosciuto e ostile, lontano da casa e dagli affetti più cari.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCvjzbtauZGz1PiuMEaYRrAKUScdCwHiD_nTNaD-w59hc67YVNRiCyHC6naAjqaqDghTqOnNOG78iFOkdFd-VZQQ6BUqmbQM-8q2KADun9YXIRd_gdlAYvZVqOg9wzge45NpYrmwrgotusgMsKWdmf34bsU0AXtG9GTgt_aNOkps7X-YTx8cZQuADRIeg/s1280/The%20Old%20Oak%20-%20Scene.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="The Old Oak Loach" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCvjzbtauZGz1PiuMEaYRrAKUScdCwHiD_nTNaD-w59hc67YVNRiCyHC6naAjqaqDghTqOnNOG78iFOkdFd-VZQQ6BUqmbQM-8q2KADun9YXIRd_gdlAYvZVqOg9wzge45NpYrmwrgotusgMsKWdmf34bsU0AXtG9GTgt_aNOkps7X-YTx8cZQuADRIeg/w640-h360/The%20Old%20Oak%20-%20Scene.jpg" title="The Old Oak Film" width="640" /></a></div><br /><div>Eppure, la chiave per risolvere i problemi, se c’è, sembra venire dal passato.</div><div>Precisamente da una foto attaccata alla parete di un'ala abbandonata del locale, in cui figurano dei minatori riuniti a tavola e uno striscione, appeso al soffitto, che dichiara: <i>mangiare insieme, può aiutare a cementare un gruppo</i>. Praticamente, una sorta di variabile della nota affermazione:<i> l’unione fa la forza</i>. Una frase fatta, apparentemente. Semplicistica, potremmo dire. Ma per Loach, probabilmente, da rispolverare e da far nostra di nuovo. Perché la spaccatura sociale, ormai, è palese. Preoccupante. Ma, soprattutto, controproducente. E la bellezza commovente di “<b>The Old Oak</b>” sta tutta nella voglia sincera, e mai intrisa di retorica – e né tantomeno di melassa – di rimetterci in contatto con questi sentimenti, di farci riscoprire il valore e l’influenza (positiva) che la solidarietà può apportare nella vita della collettività e del singolo, rompendo le barriere (dell’odio e della solitudine) e creando legami. <br />Con buona pace di quei dissidenti che resteranno in circolazione, intenti a far danni. </div><div><br /></div><div>E se nella scena che anticipa i titoli di coda, Loach, è facile si lasci un po’ prendere la mano dalle passioni, è altrettanto vero che stavolta, per gran parte della pellicola, riesce a controllare perfettamente la sua tendenza recente di portare all’eccesso determinate situazioni. Amalgamando con equilibrio narrazione, denuncia sociale e sconfinata voglia di continuare a lottare per un mondo migliore. <br />Anche a ottantasette anni. <br />Anche per (forse) l'ultima volta.</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/PksDXk0mUWw?si=2Gxn2xe0L-k7EmMI" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-22456208994130630122023-11-16T17:42:00.002+01:002023-11-16T18:03:04.363+01:00Napoleon - La Recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsIhkBLXQwGaoJz9CdQEaDNXBa09YUf9paD0UxOCh0qu23J0y7jBpYoZpJDnNKd1nfFjDSjwsBIQi3QtAF3jkt5hlzeZ2xaIeb1mbYo1vtf97FCjgjw1DKi09tiaS25TPeLlyfWC2cyZnAjTAPKlwfAcPiZEAKjacFFJAW8ef6LpP2eIwdN_K9qGvP5U4/s1024/Napoleon.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Napoleon Film Poster" border="0" data-original-height="1024" data-original-width="819" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsIhkBLXQwGaoJz9CdQEaDNXBa09YUf9paD0UxOCh0qu23J0y7jBpYoZpJDnNKd1nfFjDSjwsBIQi3QtAF3jkt5hlzeZ2xaIeb1mbYo1vtf97FCjgjw1DKi09tiaS25TPeLlyfWC2cyZnAjTAPKlwfAcPiZEAKjacFFJAW8ef6LpP2eIwdN_K9qGvP5U4/w512-h640/Napoleon.jpg" title="Napoleon Poster Ita" width="512" /></a></div><br /><div>Quando ho visto le prime foto di <b>Joaquin Phoenix</b> con in testa una corona di foglie d’oro, ho pensato che <b>Ridley Scott</b> avesse trovato il modo di far tornare Commodo ne “<b>Il Gladiatore 2</b>”. <br />Soltanto dopo, approfondendo, ho capito che quelle immagini, in realtà (e per fortuna), appartenevano al suo progetto più imminente, “<b>Napoleon</b>”.</div><div><br /></div><div>Eppure, guardando questo (imponente) <i>biopic</i> – sarà la mia testardaggine, di sicuro – qualche reminiscenza di quel personaggio la s’intravede lo stesso. Una sorta di <i>what if</i> che trascende la Storia vera (seppur con licenza) e va a richiamare l’immaginario di noi spettatori, per intrecciarlo alla filmografia di Scott. <br />Perché per Napoleone, Phoenix, sembra aver ereditato caratterialmente alcune inclinazioni del farabutto che fu, e che noi tanto abbiamo odiato e maledetto (è insicuro, fragile, spesso inadeguato, così come animalesco e inopportuno). Se non dal punto di vista dell’estrazione sociale – lo vediamo, infatti, farsi largo nell’esercito in punta di piedi, attraverso le sue innate capacità strategiche – quantomeno sotto l’aspetto dell'inconscio e dei suoi complessi. E non è un caso se più della grandezza della pellicola e dell’ambizione con la quale intende percorrere oltre trent’anni di avvenimenti, scanditi da intrighi politici, vita di corte e battaglie – si parte in piena rivoluzione francese per finire con la morte di Napoleone all’Isola di Sant’Elena – il <i>focus</i> da cui si viene maggiormente rapiti è proprio quello che Scott esegue esaminando il rapporto tra il suo protagonista e l’infedele (ma astuta) Giuseppina, interpretata da <b>Vanessa Kirby</b>. Una relazione apparentemente classica e prevedibile, se andiamo a inquadrare il contesto, ma che assume via via una traiettoria sempre più perversa la cui piega (secondo Scott e lo sceneggiatore <b>David Scarpa</b>) – forzata da decisioni istituzionali – si rivelerà decisiva per il destino di entrambi (e non solo). </div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhn0V2Mqtax1wjT975MMrn0ACIaOaukwlq5uX3qNbiK8I2NX11FCoFNCwP5U-jG0NsiyynX28TYLDUagXbOTphWCxgOLjOnG-8RlH1eiEctGxgfFKlUZ4bvUpcoOouXIxa_ZXFFuxjYy7XxqK3nur8LJrwewBN2an0WqnuG4tnc7YKbOY8vZKGOJqQqYr0/s1920/Napoleon%20-%20Scene.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Napoleon Scott" border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhn0V2Mqtax1wjT975MMrn0ACIaOaukwlq5uX3qNbiK8I2NX11FCoFNCwP5U-jG0NsiyynX28TYLDUagXbOTphWCxgOLjOnG-8RlH1eiEctGxgfFKlUZ4bvUpcoOouXIxa_ZXFFuxjYy7XxqK3nur8LJrwewBN2an0WqnuG4tnc7YKbOY8vZKGOJqQqYr0/w640-h360/Napoleon%20-%20Scene.jpg" title="Napoleon Phoenix" width="640" /></a></div><br /><div><i>Francia, esercito e Giuseppina. </i></div><div>Si chiude con queste tre parole scritte su schermo nero, “<b>Napoleon</b>”, e dichiarate come le ultime pronunciate da Napoleone, poco prima di morire. Un po’ come a voler porre l'accento su una trinità che, finché è rimasta legata stretta ha portato al successo e all’Impero del suo detentore, ma che poi, non appena smembrata, ha fatto sì che l’intero castello cadesse in rovina, senza possibilità di ripresa. E, forse, se fosse stato <i>esclusivamente</i> questo, se il racconto si fosse limitato al rapporto dipendente, tossico, ma pure affettuoso tra i due, la trazione e l’attenzione generale ne avrebbe giovato. Peccato che rinunciare alla realizzazione di un <i>blockbuster</i>, per Scott, non è mai stata un’opzione percorribile. Anzi, fosse stato per lui avrebbe portato al cinema direttamente la versione integrale da quattro ore (che vedremo su Apple Tv+), anziché quella (tagliata) da due e quaranta. Perché tutto quello che narrativamente – secondo chi scrive, almeno – potrebbe apparire superfluo, o magari eccessivo in termini di quantità, per un maestro come lui equivale a una maniera imprescindibile di sperimentare e trovare nuovi stimoli per (continuare) a fare cinema.</div><div>E visivamente, senza dubbio, è un qualcosa che (ci) affascina e (ci) sbalordisce (ma qui non emoziona).</div><div><br /></div><div>Certo, è un qualcosa che può sovraccaricare e sfibrare altrettanto.</div><div>Che evidenzia dei sbilanciamenti d'interesse che non aiutano né la pellicola, né tantomeno la tenuta dello spettatore. Il quale torna a casa un tantino provato, domandandosi semmai, in un futuro prossimo, sentirà il bisogno di replicare tale esperienza (magari aumentandone la portata con lo streaming della <i>director’s cut</i>). E questo al di là della bellezza della messa in scena, delle interpretazioni e dell’eccellenza registica.</div><div><br /></div><div><b>Trailer</b>:</div>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/rztd9Kw_D1I?si=eWwVfS9M6O2BoWNg" title="YouTube video player" width="560"></iframe>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4700035100286760967.post-32108578509168724072023-11-07T17:55:00.004+01:002023-11-07T17:55:38.205+01:00[HOME VIDEO] Barbie - Il Film Campione D'Incassi Esce In Home Video<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkqxredjDDsGJSYWi5AWXeWFdPXNPqsP406lB5wWX18Ev_XHt0XxsdGlwrORD4ZSS4K5VVNrT7tuG0IIRgbFnNUfPB93D56JUNlTNo5P-ffC1_FBtZeV4AbhEj736cuV9C4-S_LtZ7Ak7galJ4lHj43xDRMRSHu31P02UJFp7LwvkmmLh-WAoKrMOmWRg/s1280/Barbie%20-%20Home.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Barbie Film" border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkqxredjDDsGJSYWi5AWXeWFdPXNPqsP406lB5wWX18Ev_XHt0XxsdGlwrORD4ZSS4K5VVNrT7tuG0IIRgbFnNUfPB93D56JUNlTNo5P-ffC1_FBtZeV4AbhEj736cuV9C4-S_LtZ7Ak7galJ4lHj43xDRMRSHu31P02UJFp7LwvkmmLh-WAoKrMOmWRg/w640-h360/Barbie%20-%20Home.jpg" title="Barbie Greta Gerwig" width="640" /></a></div><br /><div><i>Alzi la mano chi non ha visto “<b>Barbie</b>” al cinema. </i></div><div><i>Eh. lo sapevo. Siete in pochi. In pochissimi.</i> </div><div><br /></div><div>La verità è che non serve nemmeno che io vi veda davvero per scoprirlo.</div><div>I numeri parlano chiaro ed il film diretto da <b>Greta Gerwig</b>, quest’estate, è riuscito a distruggere qualsiasi previsione (ottimistica) d’incasso al box office. Anche in quello italiano, dove le presenze, in quel periodo, solitamente tendono a latitare, a non tenere proprio conto della sala cinematografica. Una vittoria netta, insomma, che ha dato il via libera a una serie di analisi e di studi, e che, per quanto mi riguarda, trovano soluzione in quella teoria secondo la quale tale successo (mondiale) è da attribuire, non tanto alla pellicola, quanto alla potenza del marchio che gli fa da scudo.</div><div>E, magari, anche a un pizzico di fortuna. </div><div><br /></div><div>Però, se per qualche motivo siete diffidenti a riguardo e la curiosità di mettere gli occhi sul prodotto (o su <b>Margot Robbie</b>, o su <b>Ryan Gosling</b>) improvvisamente si sta facendo largo in voi, sappiate che adesso “<b>Barbie</b>” è disponibile in home video, in tutti i formati possibili. <br />Insomma, non avete più scuse. <br />La prossima volta che vi troverete ad una cena e qualcuno intavolerà il discorso, non potrete fare finta di niente. Dire: "<i>Eh, no, io ancora lo devo vedere!</i>". Perché non vi perdoneranno. Non più.<br />Meglio, allora, approfondire il fenomeno e farsi trovare preparati.</div><div>Che poi, alla fine, sono due ore comunque gradevoli…</div><div><br /></div><div><b>PS</b>: Se per caso voleste sapere cosa ne penso io del film, qui trovate la recensione che ho scritto qualche mese fa (<a href="https://www.ingloriouscinephiles.com/2023/07/barbie-la-recensione.html" target="_blank">LINK</a>).
</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYH4S76_s_RPw167plkd4slwFPj6A_wkAhGek89YYel5uhN_IJ7FezhyaNxVuPyz6J3twjGrRu4sH_lAcGSZwuOmKir8NFhjidxHULzjktsAx1M3dKaZitQ3PFrzt-y4q_YhDxG4T3OnoIkeTg-Ulfz5ZGfp1Y-BVz-K-w5Ffd7OMOL2QYljwNcx1aa-0/s1500/Barbie%20-%204K.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Barbie Home Video" border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1086" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYH4S76_s_RPw167plkd4slwFPj6A_wkAhGek89YYel5uhN_IJ7FezhyaNxVuPyz6J3twjGrRu4sH_lAcGSZwuOmKir8NFhjidxHULzjktsAx1M3dKaZitQ3PFrzt-y4q_YhDxG4T3OnoIkeTg-Ulfz5ZGfp1Y-BVz-K-w5Ffd7OMOL2QYljwNcx1aa-0/w464-h640/Barbie%20-%204K.jpg" title="Barbie 4K" width="464" /></a></div><br /><div>Il <b>4K Ultra-HD</b>, in versione italiana, prevede le seguenti specifiche tecniche:</div><div><div><div><b>Dischi</b>: 1<br /><b>Formato Video</b>: Ultra HD 4K HDR|2,00:1 Anamorfico 1080P<br /><b>Tracce Audio</b>: <i>5.1 Dolby Digital: </i>Francese, Spagnolo -<i> Dolby TrueHD Atmos: </i>Italiano, Inglese<br /><b>Sottotitoli</b>: Italiano Non Udenti, Inglese Non Udenti, Francese, Spagnolo<br /><b>Contenuti Speciali</b>:</div><div>- 6 Barbie-tastiche Featurette</div><div><b>Durata</b>: 113 minuti</div><div><b>Confezione</b>: Amaray<br /><b>Produttore</b>: Warner<br /><b>Distributore Home Video</b>: Warner Home Video<br /><b>Data di Uscita</b>: 19 Ottobre 2023</div></div></div>Giordano Caputohttp://www.blogger.com/profile/13652034815170289122noreply@blogger.com0