Questi Sono i 40 - La Recensione

Una sorta di sequel di "Molto Incinta" (ma sarebbe corretto chiamarlo spin-off).
Così ama descriversi "Questi Sono i 40", la nuova fatica di Judd Apatow che sfrutta i personaggi di Pete e Debbie - co- protagonisti di quel titolo da lui diretto circa sei anni fa - per affrontare il tema della crisi matrimoniale vista con gli occhi di due quarantenni con figli a carico.

Tra i tanti lavori firmati negli ultimi anni dal regista quest’ultimo spicca senz'altro come il più autoreferenziale: nato dagli spunti forniti dalla lunga unione che da anni lo vede impegnato al fianco della moglie e attrice - nonché protagonista della pellicola - Leslie Mann con la quale, tra l'altro, ha avuto le due bambine scritturate anche loro nel film. Ecco prendere forma allora il pot-pourri di una sceneggiatura colma di imbeccate, la quale va a toccare praticamente qualunque inclinazione, mania e crisi personale capace di scatenare conflitto nell'armonia di una coppia rodatissima ma in difficoltà sul versante sessuale e continuamente sotto pressione per via delle innumerevoli grane collaterali-familiari. Figli, soldi, vizi, genitori, un miscuglio di responsabilità e preoccupazioni che volente o nolente minano la stabilità coniugale e inseriscono nervosismo tra dinamiche conviviali in cui ogni piccola goccia può trasformarsi in quella ultima e giusta per far traboccare un vaso stracolmo fino ai bordi.

Nonostante la vicinanza dell'argomento al regista, a "Questi Sono i 40" manca però qualcosa che impedisce al suo intero ingranaggio di funzionare scioltamente. Si potrebbe imputare la colpa a una sceneggiatura ricca ma poco omogenea o, magari, alla mancanza di un mattatore protagonista come Steve Carrell, che di certo in frangenti come questi sa essere assai più efficace di un attore sobrio ma dalla comicità per niente slapstick come Paul Rudd. Senza nulla togliere all'accoppiata piuttosto credibile formata in scena da Rudd e Mann allora la mancanza di un vero catalizzatore su cui vertire situazioni farsesche - che siano dialoghi ficcanti o scene dall'umorismo fisico - si fa sentire e sottrae alla pellicola la forza motrice che sarebbe servita a raggiungere le cime altissime toccate dai suoi fortunati (fratelli) predecessori.

Ciò non significa che in "Questi Sono i 40" non si rida affatto, anzi, i riferimenti a "Lost" e a J.J. Abrams disseminati lungo il cammino sono deliziosi e geniali come molto spiritoso è anche il ruolo ritagliato intorno a Megan Fox che (anche se per l'ennesima volta) prende in giro la sua bellezza e la sua fama, vincendo tuttavia il duello a colpi di (s)lealtà con la sua commessa "avversaria" poco avvenente.

In ogni caso, quella di "Questi Sono i 40" è una storia destinata ad attecchire maggiormente le corde di chi conosce e ha vissuto (o vive) questo tipo crisi sentimentali e che, per merito della vasta gamma di improvvisazioni, non mancherà certo di riconoscersi in almeno uno dei tanti sviluppi preordinati. In questo modo il poliedrico Judd Apatow quindi - seppur in forma meno smagliante del solito - inserisce un'altro tassello ben preciso nella sua lunga carriera di regista, produttore e sceneggiatore, dimostrando quanto chiara sia nella sua testa la direzione delle commedie a cui ama prendere parte esecutiva, assai diverse da quelle più scanzonate e leggere ed in cui, invece, si limita solitamente a finanziare e ad inserire il suo (pesante) nome.

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