Kick-Ass 2 - La Recensione

A metà tra spin-off e sequel, "Kick-Ass 2" centra la miscela riuscendo almeno nell'impresa di non far rimpiangere quanto di buono realizzato dal suo capostipite.

Jeff Wadlow - che nel frattempo ha assunto il testimone della regia da Matthew Vaughn (ora solo produttore) - scrive una sceneggiatura furbamente incentrata sul personaggio dell'ormai cresciuta e adolescente Hit-Girl e, in parallelo, prosegue - con minore interesse - i contraccolpi degli eventi accaduti nel primo capitolo sia dal punto di vista di Kick-Ass che da quello del villain Red-Mist, evolutosi per l'occasione nel super-villain The MotherFucker. Così facendo "Kick-Ass 2" si carica in abbondanza, rinforza il costume e alterna respiro e pochezza di idee con salti equilibrati e folli che lo vedono barcamenarsi tra il revenge-movie e il coming-of age, sostenuto da una Chloë Grace Moretz rock-star inesauribile che ancora una volta si conferma indispensabile e preziosissima per l’effervescenza del franchise.

La sua Hit-Girl è, per background, il miglior personaggio da vedere e da ampliare: orfana di padre e di guida, e affidata a un tutore che la vorrebbe integrata al liceo, in sintonia con le comuni coetanee, viene letteralmente gettata in pasto ad un contesto a lei assolutamente estraneo e difficile, che fa assumere alla trama le sembianze di un "Mean Girls" nerd e violento e all'attrice i panni indossati da Lindsay Lohan in quello stesso film, anche se leggermente più emarginati e aggressivi. Vederla emulare le abitudini e gli interessi di una barbie della sua età, rinunciare al costume e percepire le prime pulsioni sessuali rappresenta il miglior pregio di uno script obiettivamente non irresistibile, a cui piace giocare molto di rimessa e a cui non manca - in un'occasione in particolare - di perdere il controllo e lasciarsi cadere in qualche fossa inattesa.

Per evitare l'effetto spin-off (che avremmo gradito forse maggiormente) e rispettare l’incarico delegatogli, Wadlow deve però frenare gli impulsi e dedicare una equa parte della sua operazione a quello che costituisce poi il reale seguito di "Kick-Ass". Decide di farlo forgiandone una sorta di potenziamento, rimettendo ancora uno contro l'altro il personaggio di Aaron Taylor-Johnson e quello di Christopher Mintz-Plasse e affiancando ad entrambi un team di super-eroi e di super-cattivi improvvisati che mirano a pareggiare - in un certo senso - quelle che sono diventate le inclinazioni dei cine-comics recenti: stra-abbondanti di individui, azione e spettacolarità.

Sebbene la paura dei fan di vedersi sgretolare il mito di "Kick-Ass" fosse altissima con le sue scelte Wadlow riesce, senza eccellere, a mantenerne quantomeno stabile il binomio tra buona reputazione e ottimo coinvolgimento. Non eleva né penalizza nulla, avanza tra molti medi, piccoli alti e qualche basso, confezionando tutto in una modalità piuttosto piacevole che mira a proseguire il percorso dei protagonisti e, probabilmente, (speriamo) a dare un meritato spin-off completo a un personaggio e ad un'attrice che puntualmente si rivela sbalorditiva nello spaccare sia schermo che culi sederi.

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