L'Evocazione: The Conjuring - La Recensione

E' una carriera costellata di successi di genere quella di James Wan, dall'esordio folgorante di "Saw: L'Enigmista" all'ottimo e cupissimo "Insidius", per il quale a breve è prevista l'uscita di un sequel piuttosto atteso. Il regista malese si è legato all'horror sin dai suoi inizi, imparando via via a guidarlo così bene da diventarne quasi una sicura garanzia se non addirittura un vero e proprio marchio di fabbrica.

In attesa di vederlo allora nella prossima sfida intitolata "Fast & Furious 7", che lo porterà a confrontarsi con l'action purissimo, la consacrazione che lo elegge a tutti gli effetti esperto del brivido arriva con "L'Evocazione: The Conjuring", ennesimo filone a sfondo demoniaco tratto da una storia vera, che prende in prestito uno dei casi più terrificanti trattati dalla famiglia Warren - esperta in rilevazione e rimozione di oscure presenze - con l'intento, ormai complicatissimo, di colpire e suggestionare lo spettatore e il suo cinismo.

La mano allenata di Wan dietro la macchina da presa dimostra perfettamente però come per fare la fortuna (e la paura) di un horror, spesso, sia indispensabile l'esercizio e la tecnica del suo regista. Saper imprimere suspance nell'immediato, lasciare che il timore navighi perenne sul filo del rasoio e quindi mettere costantemente in soggezione spaventando a priori prima ancora che il terrore si presenti o meno in scena, sono attitudini acquisite con il frutto di un lavoro meticoloso e attento sin dai minimi dettagli. A sostenerlo chiaramente c'è anche la presenza di una sceneggiatura scritta geometricamente, scandita con giusta calma e arricchita da numerosissimi crescendo in grado di distribuire tensione in maniera equilibratissima. La premessa dei fatti realmente accaduti infatti viene giocata alla grande, inserita similmente a un argomento di cronaca, mentre la promessa di assistere a quanto di peggio mai visto prima aiuta vertiginosamente nella creazione della tirata atmosfera.

L'ultimo accorgimento - non meno importante - è quello di un cast impeccabile su cui spicca, per bravura, una Vera Farmiga in partissima. Il suo volto espressivo mostra lampante il lavoro che l'attrice ha compiuto sul ruolo ed il piacere di vederla reagire nei momenti di chiaroveggenza dove l'apparente tranquillità vien tradita dai suoi sguardi preoccupati e intensi è semplicemente immenso.

Al contrario di quanto accade di solito in questi casi, ne "L'Evocazione: The Conjuring" è proprio il finale a lasciare un leggerissimo amaro in bocca, e non perché sia buttato via, o affrettato piuttosto che disordinato, ma soltanto perché troppo omologato e patinato da quel velo di prevedibilità seminato dai riferimenti cattolici e dal fattore storia vera ruotato intorno al racconto. Ciò nonostante James Wan incanta e trascina in maniera egregia, dimostra mestiere e maturità e fa funzionare ogni meccanismo alla perfezione convincendo la massa e non scordandosi di accontentare i più scettici. La sua sicurezza nel gestire la camera, tempi e climax fa intendere che l'ora di dedicarsi ad altro e cercare nuovi stimoli è davvero arrivata. E per salutare non poteva che scegliere uscita migliore ("Insidious: Chapter 2" compreso).

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