3 Days To Kill - La Recensione

Forse se l'aspettava, forse no.
Il successo di "Io Vi Troverò" tuttavia un po' i piani del Luc Besson produttore li ha cambiati. Prevista o meno, l'esplosione di consensi incassata dall'action adrenalinico con Liam Neeson ha convinto il poliedrico, instancabile Luc ad aprire un vero e proprio ciclo. E parliamo di un ciclo piuttosto chiaro, composto da una formula che batte punti ben definiti, mischiando crimine e famiglia e variando ritmo a seconda delle esigenze di cast e copione.

La falsa riga di "3 Days To Kill" quindi è piuttosto collaudata e sicura e, per certi versi, simile anche alla più recente thriller-comedy "Cose Nostre: Malavita" che Besson ha curato in prima persona mettendosi anche dietro la macchina da presa. Il canovaccio è semplicissimo: un agente della CIA, congedato causa cancro, fa di tutto per riparare lo strappo con l'adolescente figlia trascurata nel corso degli anni, prima che i tre mesi di vita diagnosticati volino definitivamente e sia troppo tardi. Ripresi i contatti, però, una giovane ragazza tenebrosa e affascinante, lo convince ad entrare nuovamente nella CIA promettendogli in cambio dell'uccisione di alcuni criminali una cura sperimentale che dovrebbe allungare il tempo a sua disposizione.

Il regista McG - chiamato a dirigere quella che ormai potremmo considerare come un ossessione per Besson - fa il suo sporco lavoro seguendo passo passo le coordinate della sceneggiatura avuta tra le mani, e onestamente, per un po', "3 Days To Kill" funziona bene, oltre le aspettative. Funziona bene nel suo prologo, funziona bene nella sua trama trita ma restaurata e soprattutto funziona bene nella scelta di un attore, Kevin Costner, che dimostra di non perdere colpi e di essere ancora un cavallo di razza purissima.
Ciò nonostante qualcosa nel cammino poi comincia a sgretolarsi, e questo qualcosa è rappresentato con grande delusione dall'entrata in scena della bellissima e ambigua Amber Heard, per l'ennesima volta mal gestita nel deflusso di una pellicola in cui prende parte. Il suo scopo è necessario e senza dubbio utile alla causa, eppure la sua gestione appare incomprensibile e spaesante, se non altro perché dopo essere stata presentata ufficialmente come dark lady, viene fatta uscire dalla narrazione per oltre mezz'ora e poi fatta rientrare a singhiozzi poco logici e convincenti.

Che l'attaccamento forte e sanguigno trascini "3 Days To Kill" a dedicarsi più alla sottotrama famigliare e affettiva è evidente quanto comprensibile, però, l'amalgama obbligata con la nemesi criminale, anziché funzionare da rinforzo - come dovrebbe per la risoluzione dei conflitti - puntualmente sembra irrompere in maniera inopportuna, andando a smorzare qualcosa di più coinvolgente e assai più positivo. Lo sguardo di una ragazzina delusa, i sensi di colpa di un padre assente, i primi piani di una (ex) moglie diffidente e fiduciosa, attirano molto più di interrogatori ironici, torture assurde e incursioni di una femme fatale, appunto, agganciata con scotch e colla.

Se allora "3 Days To Kill" non regge le (eccessive) due ore di durata è perché sbaglia a gestire i turni dei compiti che lui stesso ha deciso di assegnarsi. Alla fine l'impressione è che stavolta Besson per la troppa foga di svagarsi abbia azzeccato gli ingredienti ma sbagliato le dosi, lasciando noi un tantino appesantiti e non proprio soddisfatti.

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