Black And White - La Recensione

Il problema legato alla diversità razziale in "Black And White" viene composto e sciolto in appena cinque minuti. Il tempo di essere verbalmente tirato in ballo da Octavia Spencer e famiglia e di venire esorcizzato, in tribunale, da Kevin Costner e dal suo monologo da applausi.

E' evidente, dunque, che la pellicola diretta da Mike Binder - nonostante il titolo fuorviante - abbia intenzione di raccontare non solo un preconcetto ma anche molto altro. E in quel molto altro lo scontro tra bianchi e neri c'entra lo stesso, ma per puro caso, poiché legato all'affidamento di una bambina orfana di madre (bianca) e priva di padre (nero e tossicodipendente), da rimettere in discussione a seguito della morte della nonna materna, per lei principale tutrice ed enorme punto di riferimento. Diventano quindi elaborazione del lutto e ripristino della quotidianità, i semi su cui coltivare la compattezza e la resistenza di una sceneggiatura (scritta da Binder stesso) affatto monotematica, ma che ambisce ad aderire alle regole rigide e consolidate del cinema classico, pur riuscendo solamente a sfiorarle e mai a conquistarle in pieno.

Sono molte infatti le lacune manifestate da Binder, sia in fase di scrittura che in fase registica. E le più evidenti riguardano proprio la parentesi razziale, tirata in ballo in maniera del tutto forzata, ai limiti dell'incomprensibile, quasi appositamente per andare a gonfiare il valore di un opera che altrimenti sarebbe stato di gran lunga inferiore. A salvargli la baracca – per sua fortuna – ci pensano le colonne portanti di Kevin Costner (anche produttore) e Octavia Spencer, il primo tramite l’esperienza magistrale con la quale riesce a mettersi in salvo dal ruolo piatto e stereotipato di alcolizzato cronico e la seconda per l’immensa bravura con cui è capace di restituire al suo personaggio uno spessore e un ironia, sulla carta altrimenti assente. Ma l’ordine e l’eleganza che andava cercando e con cui sarebbe potuto entrare davvero in contatto con quel tipo di cinema a cui aspirava “Black And White” non lo trova mai, pur avendo dalla sua quel cuore e quella furbizia che gli impedisce di non farsi amare e di non farsi voler bene e la competenza di un Costner che probabilmente preferisce non approfittare della sua caratura e non interferire con le decisioni del suo regista.

Al netto di tutto perciò Binder pur fallendo il goal della sicurezza la sua partita la vince lo stesso, merito anche di una causa legale inserita nel finale con cui la sua pellicola (tratta da una storia vera) risolleva le sorti e mette a segno un paio di colpi di coda che strappano persino qualche lacrimuccia e brivido.
Certo, qualcosina avrà sicuramente da recriminare, ma nonostante ciò con l’onestà e le buone intenzioni messe sul piatto, è faticosissimo negargli il calore di un abbraccio.

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