L'Abbiamo Fatta Grossa - La Recensione

Mette in pausa i rapporti generazionali e famigliari degli ultimi lavori per buttarsi a capofitto nella commedia italiana più classica, Carlo Verdone, scegliendo come spalla un attore completo come Antonio Albanese, capace di restituire certezze sia sotto il profilo comico che sotto quello drammatico.

E' tra questi due toni, infatti, che "L'Abbiamo Fatta Grossa" costantemente è chiamato ad oscillare, servendosi di una storia che unisce, un po' per forza e un po' per colpa loro, un detective squattrinato e abituato a casi di bassa lega (interpretato da Verdone) e un attore di teatro non più in grado di memorizzare le battute dei copioni perché in crisi dopo la fine del suo matrimonio (interpretato da Albanese). Due talenti mediocri, che fingono di esser più di quello che sono, beffati puntualmente dalla sfortuna e dal destino: che li mette sulle tracce di una valigetta piena di soldi, inizialmente, identificata per contenere tutt'altra merce. Situazione ben più grande di quella che entrambi sono in grado di affrontare, la quale però, oltre alle paure del caso, porta con sé l'opportunità di quel riscatto che tutti e due, da una vita, stanno cercando di ottenere per migliorare quello status reale e scarso che nascondono.
Lega quindi indissolubilmente due caratteri diversissimi seppur simili, la pellicola, puntando unicamente a far ridere con momenti e gag dissacranti e irresistibili, dove la comicità di Verdone e quella di Albanese riesce a fondersi o, più semplicemente, a coesistere dando vita a qualcosa di fresco e di originale. Opportunità che, almeno in teoria, sembra destinata a concretizzarsi positivamente, specie se, a fare da test ufficiale, è il primo incontro/scontro con il quale i due, durante un pranzo casalingo, sanciscono l'avvio della loro collaborazione, evidenziando nettamente quei contrasti con cui andranno a misurarsi nella serie di imprevisti che, poi, a lungo termine, gli cadranno addosso.

Con la pratica, tuttavia, è un'altra faccenda.
Mentre infatti l'alchimia tra i due attori è ineccepibile e non smette mai di risultare efficace, a non convincere pienamente è la costruzione di una trama composta principalmente da sketch che poco esaltano le qualità dei loro interpreti. Un mash-up con cui, forzatamente o meno, si cerca di mandare avanti una storia che, per quanto potenzialmente vincente nella sua forma, risulta poi concretamente scarna e affaticata nella sostanza. Si nota allora una libertà di scrittura e di movimento che ultimamente era diventato difficilissimo rintracciare nelle opere del regista romano, una briglia sciolta che da anni aveva messo da parte per intraprendere discorsi ben più delicati e importanti. Chiave di lettura, questa, che probabilmente aiuta anche un po' a comprendere i motivi di quella ruggine che si cela dietro un copione in cui Verdone per primo aveva pensato di agire lasciandosi trasportare dal suo personaggio e dall'assurdo, sebbene poi concretamente i risultati raccolti non siano precisamente speculari a quelli preventivati in partenza.

E' solo questione di ritmo, insomma, pur trattandosi dello stesso mestiere, l'aver cambiato solo l'intento a volte può essere uguale a l'aver rivoluzionato ogni cosa. Di buono c'è sicuramente l'intuizione di una coppia che, a prescindere del caso specifico, sa di andare perfettamente d'accordo e di poter dare al cinema comico, d'intrattenimento, assai più di quanto, questo collaudo di riscaldamento, ha saputo mostrare.

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