Perfetti Sconosciuti - La Recensione

L'espediente è sempre lo stesso: uno scherzo preso seriamente - in questo caso un gioco estemporaneo, nemmeno troppo di buon gusto - che capovolge una cena tra amici in un massacro lento e doloroso, spaccando l'armonia, i rapporti e, ovviamente, le relazioni sentimentali.

Il francese "Cena Tra Amici", evidentemente, deve aver colpito parecchio la vena creativa dei sceneggiatori nostrani, così, dopo un remake rispettabile, in cui l'influenza italiana era limitata a qualche licenza, arriva un prodotto che potrebbe essere identificato come un suo surrogato nuovo di zecca: un film ispirato a quel film che non è quel film.
Già, perché in "Perfetti Sconosciuti" c'è lo stesso risvolto, più o meno, a fungere da catalizzatore (e lo stesso ambiente unico: una casa) ma dei fattori scatenanti decisamente differenti. Non centra nulla la politica, la voglia di scherzare o il passato: a spingere i sette commensali a condividere ogni chiamata, sms, email o WhatsApp per il tempo di una cena, infatti, è la noia che li ha avviluppati oltre la loro vita privata, rendendo, di fatto, anche la loro amicizia di lunga data uguale e identica a un matrimonio spento, privo di interesse e di desiderio. La conseguenza è quindi l'andare a stuzzicare quella vita segreta posta lontana dai radar, la stessa che la Kasia Smutniak suggeritrice del gioco sa di avere, ma di non dover temere, allestendo quindi una potenziale trappola per tutti gli altri che, per non far cadere subito la maschera, decidono di accettare la sfida e cercare una soluzione strada facendo. Sfuggire agli occhi e alla curiosità di chi, cosciente del proprio essere, sa benissimo di potersi aspettare qualunque cosa anche dagli altri, tuttavia, non è poi tanto facile come sembra e perciò, quei cellulari (pardon smartphone), resi di dominio pubblico, seppur per poche ore, si rivelano davvero la scatola nera che il regista, Paolo Genovese, sostiene: la cassaforte dove chiunque, nessuno escluso, custodisce ogni minimo particolare e peccato inconfessato, capace di ridefinire addirittura per intero la sua inquadratura e la sua natura.

In questo modo i perfetti conosciuti protagonisti, si fanno, a poco a poco, sempre più sconosciuti, franando squillo dopo squillo, in un burrone senza fine in cui non c'è alcuna speranza di salvezza o di fuga. A turno, uno dopo l'altro, vedono il proprio scheletro uscire dall'armadio, presentarsi pubblicamente e dare inizio a una spirale privo di controllo con destinazione caos totale: spirale in cui ogni sterile tentativo di negazione, giustificazione o inganno è costretto a tornare indietro come un boomerang provocando lividi e cicatrici maggiori se non permanenti.
Un risvolto che, per quanto telefonato e suggerito sin dal titolo, ha l'abilità di funzionare egregiamente per merito di una sceneggiatura brillante, ragionata e colma di tensione, capovolgimenti, risate e dosi di amarezza, una sceneggiatura dove probabilmente il lavoro di cinque teste si fa sentire in maniera positiva e costruttiva e in cui, restando vincolati all'economia della pellicola, non si vede un minimo segnale di sbavatura o approssimazione.

Pregio che sensibilizza e sostiene sicuramente il lavoro degli attori: precisissimi, in parte e padroni di un'alchimia che dimostra l'enorme preparazione d'impianto teatrale nascosta alle spalle del film. Ma soprattutto che mette in secondo piano la scelta registica di un finale negativo non in senso assoluto (come avremmo preferito), ma con l'innesto di una rassicurazione che, pur non cambiando, tecnicamente il senso dell'opera, forse, ne diluisce un po' i tratti e l'efficacia post-visione.
Lasciando ben distinta comunque la certezza che quando vogliamo anche il nostro cinema può ancora permettersi il lusso di scrivere commedie di un certo livello, senza alcun bisogno di depredare quello degli altri producendo rifacimenti più o meno buoni, ma essenziali e richiesti fino a un certo punto.

Trailer:

Commenti

  1. Già, il finale...
    in un primo momento avevo pensato: i personaggi, per sopravvivere, fingono che non sia successo niente e tornano a casa ("la volta prossima devi presentarci Lucilla...")
    ma gli altri componenti della ballotta sostengono l'ipotesi opposta: il terribile "gioco della verità" non è mai avvenuto e il regista ci ha voluto raccontare, con un espediente alla SLIDING DOORS, cosa succederebbe se la nostra privacy venisse sistematicamente violata

    RispondiElimina

Posta un commento