Richard Linklater: Dream Of Destiny - La Recensione

Richard Linklater documentario
Dal materiale raccolto e montato da Louis Black e Karen Bernstein emerge un ritratto di Richard Linklater che è più o meno lo stesso che - chi lo conosce - si poteva immaginare.
Quello di un sognatore, di un romantico, di un uomo attratto dalla realtà e dalla straordinarietà dell'esistenza, che con il cinema ha da sempre provato a catturare, riprendere e analizzare.

Una vocazione che il regista americano coltivava sin dalle sue prime bozze, dagli esperimenti di scrittura riposti nel cassetto che anticipavano e guardavano a quell'esordio fortunato, nutrito dal passaparola, che nel 1991, con "Slacker", lo portò alla ribalta del cinema indipendente. Un territorio che da quel momento in poi non ha più abbandonato, che nonostante le difficoltà gli permetteva di rimanere fedele a sé stesso, puro e libero da quella hollywood che in un filmato dipinge non come fabbrica di sogni, bensì come distruttrice. Di progetti come "Prima Dell'Alba", "Tape" e "Boyhood", del resto, un industria che ha come obiettivo (unico) quello di guadagnare non può permettersi di sentir parlare, se è ben disposta, forse, potrebbe premiarli, ma bisogna sempre stare attenti a quel che gli si dice nelle dichiarazioni pubbliche. Ma Linklater di stare appresso a questi giochetti non ha tempo, così come non ha tempo di preoccuparsi di ricevere riconoscimenti futili che il suo cinema meriterebbe, ma di cui non è e non sarà mai dipendente, perché in grado di seguitare ad esistere e di respirare a prescindere da essi.
Della (piuttosto) lunga filmografia del regista allora Black e Bernstein ripercorrono l'integra storia, citando e discutendo, praticamente, tutti i titoli che ne fanno parte e tenendo "Boyhood" in verticale, come spina dorsale e concentrato della sua essenza. Oltre alle interviste (dirette e indirette) che, ovviamente, vedono impegnato il diretto interessato, chiamano in causa i più importanti tecnici e attori che con lui hanno lavorato e collaborato, a cominciare dal duo eccezionale formato da Ethan Hawke e Julie Delpy, passando poi per Jack BlackMatthew McConaughey fino a produttori, montatori e avvocati.

Richard Linklater documentarioOgnuno di loro spende belle parole, esalta il lavoro con Linklater e rimarca la visione fuori dal coro di set e di cinema che lo contraddistingue: confezionando la dichiarazione con qualche aneddoto o particolare, sconosciuto o esilarate. Sta di fatto, tuttavia, che "Richard Linklater: Dream Of Destiny" non vuole essere una sorta di tributo inutile ad una personalità che, peraltro, di tributi non ne cerca e non ne ha mai richiesti, come documentario vuole aggiungere qualcosa di personale, ispirare, accendere una luce in più su quel soggetto illuminato benissimo, ma con ancora qualche lato da sviscerare. Cercano di intercettare allora l'anima di Linklater, i due registi, di afferrare il suo spirito nascosto, il suo dono, trovandolo, quasi per caso, attraverso la somma degli elementi che uniscono filmati di repertorio a domande secche e ben pensate. Improvvisamente infatti tutto il quadro sembra esser chiaro: la leggerezza del regista, dell'uomo, dell'autore, tutto racchiuso - e non poteva essere altrimenti - nella semplicità di fare cinema, di scrivere (sempre, ogni giorno, è importante), di fregarsene di qualunque cosa e buttarsi per la strada a sperimentare, sbagliare e mettersi alla prova.

Così facile che fa quasi venire una voglia matta di prendere e di cimentarci anche noi con la sua gavetta. Certo, erano altri tempi, lo dice lui in persona che oggi sarebbe più difficile sbarcare il lunario, ma provarci comunque vale sempre la pena, specie se dentro hai la voglia e la capacità innata di comunicare qualcosa che gli altri sanno, percepiscono, ma non riescono a esternare. Perché, come dice il fido amico Ethan Hawke, è un po' questo il succo del cinema di Linklater, quel saper dire cose banali nella maniera più magnifica e favolosa possibile.
E se in giro c'è gente con questo dono è bene che non sprechi il suo talento e si sbrighi ad uscire allo scoperto.

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