Che Vuoi Che Sia - La Recensione

Che Vuoi Che Sia Edoardo Leo
Ciò che stupisce di più dell’Edoardo Leo autore è quello sguardo fisso su una società contemporanea che non smette mai di fotografare e di sostenere. Una società che non funziona come dovrebbe, corrotta, deviata, brutta a vedersi, ma alla quale, in fondo, vuole bene e intende difendere perché non responsabile di tutte le (sue) colpe.
Un punto di vista abbastanza palese già nelle sue opere precedenti, che trova adesso massima espressione in quella che potremmo definire una maturazione personale coerente, stabile e fisiologica.

L’influenza dei social network, di internet, causa di quel cambiamento radicale e trasversale che mette i protagonisti di “Che Vuoi Che Sia” al centro di un misunderstanding volto a gonfiarsi e ad ingrandirsi a dismisura, infatti, è solo uno dei tanti sintomi che la pellicola di Leo mette in evidenza e su cui lavora. Esiste una visione più ampia della situazione, più stratificata, una visione decadente, se vogliamo: come quel palazzo altissimo, con vista incredibile su Milano, gestito da un gruppo di giovani imprenditori moderni che non intendono arredarlo, dando un nuovo tipo di significato al concetto di open-space e di disturbante. Un dettaglio su cui si calca (giustamente) poco la mano all'interno della storia, ma che basta avere sotto gli occhi per capire bene lo stato delle cose e andare ad immergersi in quella Generazione 3.0 che per i Claudio e Anna di Leo e Anna Foglietta si trova al limite della comprensione, mentre per i loro genitori, proprio, risulta inconcepibile. Parliamo di un contrasto neppure abbastanza netto, offuscato per lo più, che vien fuori completamente quando la fatidica proposta (in)decente di aprire le porte della loro camera da letto al popolo di Internet, fatta sotto l’effetto dell’alcol e per gioco, sfugge di mano andando ben oltre ogni genere di aspettativa, costringendo la coppia (e non solo) a riconsiderare un po’ ogni principio, certezza e progetto. Un processo da cui lentamente Anna e Claudio si fanno incuriosire e prendere la mano, accarezzandolo come pass rivoluzionario per mettere i primi mattoni di quella vita che volevano, ma che hanno capito non essere possibile con le loro uniche forze, mentre i loro genitori, vuoi per incoscienza, vuoi per ignoranza, faticano a condividere, o semplicemente accettano per falsa percezione.

Edoardo Leo Anna FogliettaDove siamo arrivati? Dove possiamo ancora spingerci? È giusto? È sbagliato? E le risposte a queste domande valgono per tutti o solo per alcuni?
Sono quesiti che inevitabilmente “Che Vuoi Che Sia” alza e a cui, in qualche modo, risponde con la frizzantezza della commedia all'italiana genuina, equilibrata e seria, non esente, quindi, di quell'amarezza, spesso dominante, fondamentale per il funzionamento dei suoi meccanismi. Un impianto in cui gli attori aderiscono praticamente al millimetro, tutt'uno coi personaggi che interpretano, inviando allo spettatore quel messaggio limpido di un coinvolgimento che va al di là del semplice compitino, perché è implicato, totale e affascinato da qualcosa che vale la pena esplorare e vivere senza filtri e/o distacchi. Così il fotografo deluso e incazzato di Rocco Papaleo sfugge alla macchietta della spalla comica costruendosi una solida identità e una sua evoluzione (idem per Marina Massironi e i suoi orizzonti americani), e uguale è per Claudio e Anna che realmente sembrano essere la coppia affiatata, acqua e sapone, con tanto di alchimia e di intimità segreta che in parte condividono (attraverso i loro scambi le loro intese al contrario) e in parte proteggono (con i dubbi e i blocchi legati a ciò che gli sta accadendo).

Identità che nella pellicola è parola chiave e fulcro principe, sempre messa a dura prova dalle avversità incontrollabili di un moderno dal quale è impossibile sfuggire, ma meno complicato del previsto controllare. Visto che in quel turbine sconfigurato, imprevedibile e assurdo che parte da internet per non aver confini, stringendo stringendo, siamo comunque noi a decidere come comportarci, cosa dire e dove tracciare quel limite da non superare. Sia per quanto riguarda la nostra persona, sia per quanto riguarda terzi.
Un limite che, chiaramente, varia da soggetto a soggetto e da cifra a cifra e che se sorpassato, a volte, rischia di dare vita a quegli episodi che la cronaca (nera), ultimamente, ha raccontato e che è destinata, probabilmente, a raccontare ancora. Episodi che - vale la pena ricordarlo - non sono stati da spunto per la pellicola di Leo, nata a prescindere, ma che inevitabilmente, oggi come oggi, ne vanno a rispecchiare la lungimiranza.

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