La Battaglia Di Hacksaw Ridge - La Recensione

Hacksaw Ridge Film
Sono passati dieci anni dall'ultima volta che Mel Gibson ha diretto un film. Era il 2006 e nelle sale usciva quell'oggetto abbastanza curioso e particolare chiamato “Apocalypto”. Successivamente una pausa piuttosto lunga condita di attriti e di polemiche ha preso il sopravvento, con dei film in cui era coinvolto nei semplici panni d’attore che ogni tanto sbucavano qui e là a testimoniare ancora la voglia di Mel di volersi dedicarsi a ciò che gli riesce meglio: il cinema.

Era probabile che ad un certo punto quindi la macchina da presa l’avrebbe rivisto nuovamente alle sue spalle, doveva arrivare solo l’occasione giusta, che a quanto pare si è consolidata con la storia dell’obiettore di coscienza – o consulente di coscienza, come lui preferisce – premiato con la medaglia d’onore, Desmond Doss, che nel 1942 decise volontariamente di arruolarsi nell'esercito americano per fornire aiuto medico ai soldati feriti in battaglia, con l’unica postilla però di non toccare nemmeno con un dito qualunque tipo di arma da fuoco. Una leggenda racchiusa interamente in “La Battaglia Di Hacksaw Ridge”, che come suggerisce il titolo, focalizza il suo interesse in quella che fu l’unica missione, di fatto, che permise a Doss di dimostrare il suo coraggio e la sua serietà: salvando 75 soldati feriti e compiendo letteralmente un miracolo, se consideriamo le (sue) imposizioni che lo vedevano totalmente disarmato. Questo, gettando uno sguardo, tuttavia, anche sulle sue origini famigliari e sugli eventi che lo condussero piuttosto rapidamente ad avvicinarsi alla parola di Dio, convertendolo da bambino violento, istintivo e addirittura pericoloso, a innocuo ragazzo, punto fermo della parrocchia del suo quartiere, tempestivo nel soccorrere abilmente chiunque avesse bisogno di aiuto (medico). Una figura, insomma, decisamente astrusa che proprio per questo, e per la connessione con l’Onnipotente, probabilmente è riuscita ad attrarre le attenzioni di un tipo come Gibson, il quale per quante uno glie ne possa dire o chiedere, più volte ha mostrato un certo interesse - se non forse avvicinamento - verso la religione e i suoi esponenti.

Andrew Garfield Hacksaw RidgeGrazie al cielo (o a Dio, fate voi…) comunque “La Battaglia Di Hacksaw Ridge”, sebbene di rischi ne avesse, eccome, riesce a scartare se non tutte almeno la maggior parte delle trappole che potevano affogarlo nella retorica e nella fastidiosa promozione spirituale che il suo protagonista sarebbe potuto andare ad articolare. Quella di Gibson è una pellicola che non punta il dito, non vuole insegnare nulla, al massimo il rispetto per le scelte del prossimo, ma forse neppure quello. Perché poi lo si vede dai piccoli dettagli, dall'applicazione, dal modo in cui la prima parte dedicata alle radici di Doss - distante dalla guerra - sia piena zeppa di approssimazioni, di parentesi meccaniche, ordinarie, nulla a che vedere insomma con i muscoli, la robustezza e la volontà di sporcarsi le mani, presente nella seconda: quella ambientata sul campo di battaglia di Okinawa, dove Gibson, sostanzialmente, comincia a girare il film che più voleva fare e più bramava. Messo piede in territorio nemico infatti la situazione si ribalta completamente, la lucidità della regia sale in cattedra, assume il comando, con sequenze di cinema altissimo che esibiscono straordinariamente, e come in pochissime altre occasioni, l’impatto fulmineo della guerra sull'essere umano. Un caos sfiancante, letale, dal sapore quasi veritiero, ai confini dell’esperienza pura e che da solo vale l’intero lavoro, un lavoro che se avesse avuto la medesima cura a trecentosessanta gradi, poteva aspirare davvero a diventare portentoso e pietra miliare del genere.

Si passa sopra a tutto allora, ad Andrew Garfield sospeso a mezz'aria neanche fosse la divinità scesa in terra, alle sue faccette e atteggiamenti da imbranato, a qualche strizzatina d’occhio relativa ai blockbuster un po’ fuori luogo e a una sceneggiatura che con poco poteva risultare più accurata ed efficace. Gli si passa sopra volentieri perché a “La Battaglia Di Hacksaw Ridge” basta un’ora per conquistare, una sola ora per farsi un war-movie di riferimento, giustificare la sua missione e legittimare ulteriormente la grande mano registica del sempre a noi caro Mel.

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