Fast & Furious 8 - La Recensione

Fast & Furious 8 Film
Toretto ha tradito, ha mollato la sua famiglia per unirsi a quella di Charlize Theron (e chiamalo scemo!), la Cipher per cui lavoravano anche gli ultimi due villain della saga e che adesso lo sta ricattando per rifarsi del tempo che gli ha fatto perdere mettendogli, ogni volta, il bastone in mezzo alle ruote. Lei ha una leva molto importante da usare contro di lui, una leva che aumenterà di spessore non appena verrà svelata ufficialmente anche a noi spettatori, per i quali è stato allestito uno spettacolo ancora più grande che mischia le carte e prepara il terreno verso un futuro che dovrebbe andare a chiudere definitivamente il franchise della saga (che pare arriverà a dieci capitoli complessivi).

Ho capito la regola numero tre. La regola numero tre è che non ci sono regole!” Dice più o meno così, ad un certo punto, il galoppino Scott Eastwood al suo superiore Mr. Nobody: il personaggio del Governo, interpretato da Kurt Russell, che recluta la squadra di Toretto aiutandola ad uscire dalla prigione (o potenziale prigione) in cui era finita a causa della retromarcia e del repentino cambio di rotta del suo leader. Un concetto che a noi era chiarissimo già da tempo, ma necessario probabilmente a chiunque si fosse perso qualche puntata precedente e quindi le evoluzioni di un prodotto lanciato obiettivamente verso l’intrattenimento più aggressivo, estremo e lontano da ogni logica. Ci sono macchine che si suicidano buttandosi dall’ultimo piano di un palazzo in “Fast & Furious 8”, altre controllate sempre da remoto che da parcheggi o da soste temporanee attivano improvvisamente il pilota automatico e si lanciano alla rincorsa di veicoli blindati con dentro proprietari e/o passeggeri, per non parlare poi di inseguimenti con tanto di esplosioni su ghiaccio e di sommergibili da cui fuoriescono missili aria-aria con obiettivo esseri umani specifici. Più si va avanti e più si alza l’asticella, insomma, è questo il messaggio chiaro inviato esplicitamente al pubblico, rischiando magari di non riuscire sempre a farla franca, ma quantomeno morendo provandoci.

Fast & Furious 8 Gary GrayLe corse clandestine e la passione per i motori allora finiscono per stare sempre più ai margini e, quando fanno capolino, oltre a sembrare fuori luogo, hanno il dovere di rispettare la policy generale, infiammando lo schermo e dando vita a qualcosa di assurdo, mai visto o concepito fino ad ora. Un istinto di sopravvivenza opinabile, ma a conti fatti appropriato, sia per non deludere gli appassionati incalliti, sia per non annoiare chi casualmente si trova a bordo, seduto sul sedile posteriore, impreparato ad uno show che definire fuori di testa sarebbe quasi minimizzante. Ma il fatto è che ormai l’action a “Fast & Furious” non gli basta più, per non perdere la spinta deve montare all’interno del suo cofano qualcos’altro, qualche trucco che in corsa, sul rettilineo, possa concedergli una spinta maggiore: come, ad esempio, quel nonsense di cui fa uso Jason Statham nella scena più divertente del film - che non sveliamo per ovvi motivi - con al centro un protagonista dolcissimo, inatteso e irresistibile.

La butta in caciara, quindi, questo ottavo capitolo diretto da Felix Gary Gray, il quale deve andare a gestire tanti nodi, alcuni davvero inutili, che comunque riesce a sbrogliare uno ad uno compiendo, infine, con meno acciacchi di quanto si poteva prevedere, quel passetto in avanti che gli era stato commissionato dalla produzione, combinato ovviamente al destino del marchio.
Un marchio la cui anarchia è racchiusa integra nell’aver posizionato al numero tre quella che, inevitabilmente, è la sua regola numero uno. Croce e delizia di inesauribile carburante.

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