Guardiani Della Galassia: Vol. 2 - La Recensione

Guardiani Della Galassia: Vol. 2 Film
Di tutti gli autori alle prese con lo sviluppo di una saga appartenente al marvelverse, James Gunn è sicuramente il più anarchico. Quello che non deve rendere conto a nessuno, che ha carta bianca, che può permettersi di dare sfogo a ciò che gli passa per l’anticamera del cervello senza badare troppo a traguardi narrativi da raggiungere e elementi chiave da toccare. I suoi Guardiani della Galassia, del resto, con gli Avengers c'entrano e non c'entrano, a breve collideranno, è vero, ma stiamo parlando di un futuro prossimo che, al momento, appare lontano quasi anni luce.

Può ancora spassarsela allora il regista, scrivere spensieratamente un copione dall'animo scanzonato e in fortissima connessione col precedente capitolo: preservando quello spirito pop che era stata fortuna di Star Lord e compagnia e spendendo assai meno energie nella composizione di quell'ossatura drammatica con la quale fornire profondità ai personaggi e al contesto. Concede grande spazio alla comicità e alle battute quindi questo "Guardiani Della Galassia: Vol. 2", a una tracklist di brani scelta nuovamente con cura e ad altre furbizie stra-funzionanti tra cui spicca un Baby Groot dagli occhioni dolci che ad ogni inquadratura produce tenerezza e strappa via risate. Un patto con gli spettatori in perfetta linea con le (loro) aspettative, attraverso il quale Gunn cerca di fare ciò che gli riesce meglio, insabbiando le sue carenze e confezionando uno spettacolo composto da pochi fronzoli, tanta azione e già dai titoli di testa visibilmente in contrapposizione con quel taglio più serio formalizzato dalla Marvel in "Captain America: Civil War". Viaggiano su dei binari paralleli infatti questi Guardiani Della Galassia, binari in cui le conseguenze delle loro azioni sono superficiali, dove le responsabilità possono attendere e dove, se c'è da togliersi qualche sfizio, tanto vale farlo senza mettersi lì a rifletterci troppo su: perché mal che vada, comunque, alla fine una soluzione per sfangarla la si trova sempre, semplice o complessa che sia.

Guardiani Della Galassia: Vol. 2 GunnNulla di strano, perciò, quando Rocket ruba delle lampadine che non gli servono solo per cogliere l'occasione che sente essergli stata servita su un piatto d'argento, e nulla di strano soprattutto più avanti, quando con l'entrata in scena di Kurt Russell, la situazione si muove a tal punto da scatenare degli episodi rocamboleschi per i quali a rimetterci è pure la terra: la stessa terra che cercava di proteggersi e che viveva con drammaticità le incursioni degli Avengers, ma che qui, nel contesto galattico e nei toni leggeri gestiti da Gunn, sembra più un territorio fittizio con cui giocare distrattamente, tirando i dadi e incrociando le dita. Un approccio diverso alla materia che non per forza deve essere valutato negativamente, anzi, forse nei Guardiani Della Galassia c'è proprio quell'andatura che i cinecomic dovrebbero avere e che, nel tempo e nella quantità industriale prodotta al cinema hanno perduto di vista, con l'unica pecca di una trama dai risvolti evolutivi non scintillanti, che ricorda un pochino la falsa riga di Beautiful, rivisto in salsa fantascientifica.

Imperfezioni sulle quali Gunn può e speriamo vada a migliorare, che non pregiudicano un prodotto perfettamente incisivo come puro intrattenimento, ma che a volte vanno ad appesantire l'elasticità e l'aderenza di una visione altrimenti agile e plastica. Certo, poi resta da capire come la saga intenderà procedere il suo cammino, come uscirà dall'urto di "Avengers: Infinity War" e se sarà in grado, alla lunga, di preservare tosta la frizzantezza e la serenità che la contraddistinguono.
Ma queste sono domande che al momento non rientrano nell'anarchia ostentata da Gunn, quella con la quale il regista può addirittura concedersi di utilizzare cinque - e sottolineo cinque - scene post-titoli di coda senza che nessuno provi a emettere fiato.

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