La Mummia - La Recensione

La Mummia 2017
Parte tutto dalla Marvel (o dalla Disney, fate voi). Dall’universo cinematografico che ha creato, dalla risposta di pubblico (ed economica) ricevuta, seguita a ruota dalla Warner Bros. con l’universo parallelo targato DC Comics, approvato anch’esso e quindi divenuto di conseguenza formula vincente su cui vale la pena costruire un progetto a lungo termine, all’occorrenza diviso in fasi. Progetto che mancava ancora, tra le grandi case, alla Universal, che nel cassetto aveva però un intero filone dedicato ai mostri, di cui deteneva integrali diritti, inaugurato intorno al 1920 e facilmente reinventabile secondo le regole entrate in vigore negli ultimi anni.
Ecco, in sostanza, nasce da qui l’idea di voler formare un dark universe. Che la cosa piaccia oppure no.

Quelli che in altri lidi sono i super-eroi in questo universo oscuro e parallelo allora diventano Mostri, l’identificazione del male, del male puro ovviamente. E a fungere da apripista verso queste terre colme di ombre, maledizioni e scoperte ci pensa “La Mummia”, remake del film uscito nel 1932 con protagonista Boris Karloff, rifatto in seguito più e più volte tra cui l’ultima, datata 1999. In questa versione è una donna ad essere stata rinchiusa dentro a un sarcofago sotterrato nel profondo del deserto della Mesopotamia secoli e secoli prima, Mesopotamia che - ci ricorda la pellicola - oggi altro non è che l’Iraq: una terra di conquista, invasioni e guerra. E, guarda un po’, è proprio durante una perlustrazione non autorizzata e autogestita che il soldato Tom Cruise – che soldato lo è al massimo quando ha la divisa, altrimenti è semplicemente un Ethan Hunt fuori dal suo universo – scatena, spalleggiato dal suo braccio destro, uno scontro diplomatico che, a furia di mitragliate e bombardamenti apre una voragine sul terreno rivelando il luogo del misfatto contenente la cripta dedicata alla sepoltura della principessa Ahmanet. Cripta che proprio lui, assetato di materiale prezioso da rivendere al mercato nero, deciderà di profanare, dando il via al processo di vendetta e di riscatto della donna.

La Mummia Tom CruiseUn blockbuster preparato ad hoc, insomma, con tutti gli ingredienti giusti al posto giusto. Ecco, come si potrebbe riassumere questa nuova edizione de “La Mummia” scritta da Jon Spaihts e diretta da Alex Kurtzman. C’è la star protagonista, la spettacolarità dell’azione e degli effetti speciali, l’umorismo leggero e quella punta di horror corredata da jump-scare che piace tanto al pubblico di riferimento. Mix quasi ineccepibile di fattori che tuttavia non riesce a restituire i risultati sperati e stimati su carta a causa presumibilmente di quel contraccolpo prevedibile e fisiologico, trascurato con superficialità da chi di dovere per evidenti motivi. Perché la sensazione è che si sia giunti alla saturazione, al limite sostenibile di un genere che, per quanto possa curarsi, innovarsi e spremersi per stupire, continua a frugare nel cassetto dei medesimi archetipi, a seguire coordinate conosciute e ad accontentarsi di consegnare quel compitino sufficiente, con l’aspettativa di prendere un distinto poiché confezionato con rigore.

Rigore che in questo caso si vede, si percepisce, ma non basta a distribuire interesse verso una storia che al netto delle sue variazioni e accrescimenti, non ha dalla sua quella freschezza tale da stimolare lo spettatore tenendo viva la sua partecipazione in maniera costante. Quella che per intenderci, invece, potrebbe avere lo spin-off praticamente annunciato sul dottore interpretato da Russell Crowe, di cui per sensibilità agli spoiler non facciamo il nome, ma che appena lo sentirete nominare non vedrete l’ora di vederlo anche voi.

Trailer:

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