Gli Incredibili 2 - La Recensione

Gli Incredibili 2 Brad Bird
Comincia laddove era terminato il precedente, “Gli Incredibili 2”: col Minatore sbucato dal sottosuolo, deciso a devastare la città e la famiglia di super-eroi finalmente compatta, pronta a intervenire. Una mossa che lascerebbe pensare a un sequel immediato, naturale, incurante dei quattordici anni di spazio che lo dividono dal suo capostipite; cosa che narrativamente è anche vera e assodata, ma che risulta decisamente falsa una volta che la nuova storia sceglie di rivelare i suoi sviluppi.

Perché non appena entra nel vivo, non appena il canovaccio del primo film torna a bussare alla porta nelle vesti di due nuovi personaggi pronti a voler aiutare i nostri super-eroi a combattere la loro battaglia verso la legalizzazione del diverso, ecco che questi quattordici anni di spazio fanno capolino, portando all’interno della pellicola una realtà che, contestualizzata nell’animazione, forse, non ha nulla di stravagante, ma che era decisamente sconosciuta quando il franchise ha aperto i battenti. Nel 2004 infatti non era possibile – a meno che non fossi un precursore lungimirante, o qualcuno venuto dal futuro - scrivere un copione in cui immaginare di poter spostare i consensi del pubblico attraverso documentazioni video private, reperibili in tempo reale e in grado di catapultare chiunque nella vita di una persona specifica. Per farla breve, all’epoca non c’era Instagram, non esistevano le stories, il mondo non era così radicato nei social-network, né tantomeno quest’ultimi erano così forti e pericolosi da riuscire a spostare giudizi popolari, governi e mode. Non era immaginabile, insomma, pensare di applicare tale espediente, e nemmeno un genio come Brad Bird poteva pensare di provare a ribaltare l’illegalità dei suoi protagonisti con una micro-camera perennemente accesa sulle loro azioni, capace di mostrare al pubblico non solo i danni finali degli interventi (i contro), bensì anche le imprese, le decisioni e i rischi assunti per conquistare gli obiettivi (i pro).

Gli Incredibili 2 PixarEppure non c'è da stupirsi, non è la prima volta che alla Pixar dimostrano di vederci lungo, talmente lungo da archiviare il Minatore - nonostante resti a piede libero e la faccia franca - per concentrarsi su un secondo villain che usa gli schermi (cellulari, televisivi e chi più ne ha, più ne metta) per ipnotizzare la gente e manipolarla a proprio piacimento. Un potere decisamente più attuale ed efficace, oggi come oggi, che nella profondità sconfinata de “Gli Incredibili 2” è utilissimo per aprire questioni piuttosto interessanti sullo stile di vita moderno e sulla padronanza che abbiamo verso noi stessi e ciò che ci riguarda: sempre più incapaci ad agire autonomamente e con la speranza che qualcuno si batta, magari, al posto nostro.
Analisi di rilievo e molto lucide che non tolgono, tuttavia, superficie alle vicende di un nucleo famigliare che resta prepotentemente insediato al centro. Lo fa prendendo una piega per lo più femminile (per restare aggrappato ancora all'attualità?), con Elastigirl che torna alla ribalta e Violetta alle prese con l'adolescenza (ma non solo loro), sorretta precariamente da Mr. Incredibile che come padre e casalingo dovrà rivalutare in maniera sensibile il significato concreto di essere eroe: specialmente quando il tenero e irresistibile Jack-Jack darà sfogo plateale alle sue abilità e la figlia accarezzerà l'amore.

A venir fuori, allora, non può essere che un sequel maggiore uguale all’originale, scritto semplicemente e, sotto certi aspetti, anche prevedibile, ma imbottito di una serie di dettagli (tra cui strizzatine d’occhio al marvelverse), di colpi di genio e di situazioni che esulano dal mondo dell’animazione, rendendolo un’esperienza visiva totale e matura, che fa uscire dalla sala felici, divertiti e conquistati.

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