Morto Tra Una Settimana (O Ti Ridiamo I Soldi) - La Recensione

Morto Tra Una Settimana Poster
John Lennon diceva: La vita è ciò che ti succede mentre stai facendo altri progetti.
Chissà, però, se lui quando pensava ai progetti considerava, tra questi, anche la morte.
Perché è quello che capita al giovane William, l’aspirante suicida e l’aspirante scrittore che - dopo il settimo tentativo di farsi fuori andato fallito e il manoscritto del suo libro, rispedito al mittente - decide di ingaggiare un killer professionista per firmare un contratto che gli garantisca di morire entro sette giorni, altrimenti i duemila dollari spesi per l’acquisto gli verranno comodamente rimborsati sul suo conto corrente bancario.

Si, è un incipit surreale, uno di quelli capaci di attirare per l’originalità e spaventare per la smisurata probabilità di fallimento. Ma ovviamente è una commedia, quella scritta e diretta dall'esordiente Tom Edmunds, una commedia che parte dal desiderio di morte, certo, ma come spesso accade in questi casi, lo fa per potersi, poi, spostare e parlare dell’esatto opposto: la vita. Se il suo protagonista, infatti, vuole a tutti i costi farla finita, chiudere i battenti per delusioni, significati esistenziali che non riesce a trovare e pianifica su post-it nuovi tentativi per arrivare laddove fino ad ora ha fallito, non è – come gli dice l’assassino Tom Wilkinson, che assolda – perché pensa troppo. Non è la testa, il problema, o meglio lo è per alcuni, anziché per altri: per quelli più esigenti, a cui la quotidianità e il piattume devasta l’anima. Ma, in sostanza, è tutta una questione di cuore. Del resto, si sa, non è un segreto ammettere che – al costo di sembrare banali e antiquati - quello che ci riempie e che ci fa dimenticare la maggior parte delle pene che portiamo dentro è l’amore. Con l’amore tutto si alleggerisce, senza esso tutto è più pesante. Un colpo di fortuna (e di fulmine) che a William capita esattamente dopo aver apposto la firma su un pezzo di carta irreversibile, che prova a ritardare, a rinegoziare in un secondo momento, ma che si accorge di non poter annullare anche per via di un record necessario che, in tempi di crisi e di vecchiaia, al suo assassino serve come il pane raggiungere.

Morto Tra Una Settimana WilkinsonAssume perfettamente il ruolo grottesco ed esilarante che prometteva e in cui speravamo, allora, “Morto Tra Una Settimana (O Ti Ridiamo I Soldi)”, con un immaginario fantasioso alla “John Wick” a fare da sfondo - dove i killer sono illegali, ma hanno un’associazione che li tutela e gli impone delle regole - e le peripezie di chi, troppo presto, ha scelto di tirare le cuoia e ora è costretto a schivare pallottole per non far sì che quella fiamma, finalmente accesa, si spenga. Un canovaccio che rischiava di rivelarsi corto, stretto e incapace di coprire gli ottantasei minuti di una pellicola che, al contrario, dimostra poi, colpo si colpo, di essere stata scritta con grandissima intelligenza e competenza di narrazione: stracolma quindi di cambi di direzione, stravolgimenti e strappi. Su tutti, quello di ampliare il raggio d'azione di Wilkinson, mostrando il conflitto che lo tormenta di una pensione ormai alle porte, ma da lui non accettata: che si rivelerà il trampolino fondamentale per arrivare a quell'esaltazione della (forza della) donna, in generale, su cui Edmunds ci tiene a porre l'accento.
Così, se proprio bisogna rimproverargli qualcosa, al suo film, forse è il non aver trovato il modo di inserire quel lampo decisivo che avrebbe potuto garantirgli un profilo maggiormente roboante (più informazioni sulla chimica e il legame che travolge William e Ellie, per esempio), sebbene anche così, nel suo (voler essere) piccolo, riesce comunque a risultare accattivante e all'incirca privo di (eclatanti) difetti.

Ennesima vittoria di un cinema - quello britannico, indipendente - che ci conferma che per convolare a nozze non c'è bisogno obbligatoriamente di avere a disposizione budget stratosferici. A volte è sufficiente un cast all'altezza, idee brillanti e la fiducia in giovani autori innamorati del mestiere, disposti a portare tutto l’entusiasmo che ultimamente sembra mancare all'ambiente (o a gran parte).
E se questi son fichi secchi, ben vengano.

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