Che pazzi.
Loro, ovviamente.
Perché a vedere “Freaks Out” viene da chiedersi come mai si sia aspettato tutto questo tempo per
mettersi al passo, per tirare fuori le unghie, e non tanto per quel riguarda la fondazione del cinecomic all’italiana (o
all’amatriciana) – del quale potremmo pure fare a meno, volendo – quanto per anticipare quell’evoluzione
di potenzialità e di immaginazione che ora, grazie alla lungimiranza e alla sperimentazione di Mainetti, è
definitivamente scoperchiata. L’idea di base è quella di mescolare “Bastardi Senza Gloria” e “X-Men” per
continuare a parlare degli emarginati, dei diversi, nel caso specifico, dei mostri. Quattro mostri dai poteri
magici più disparati, prestati a un circo spazzato via dall’invasione dei nazisti in Italia e spaventati, dunque,
da un posto nel mondo che improvvisamente faticano a individuare. Una componente fantasy bilanciata
simmetricamente dall’entrata in scena dello spietatissimo pianista Franz: stella del circo tedesco, con la
capacità nascosta di proiettarsi avanti nel futuro – quello che vedrà e che tenterà di evitare, non c’è
nemmeno bisogno di scriverlo – e vagamente ispirato all’esuberante Colonnello Landa di Christoph Waltz.
Tant’è che la sua ossessione è quella di catturare la Shosanna della storia, ovvero la Matilde di Aurora
Giovinazzo che è un po’ Mélanie Laurent e un po’ la mutante Rogue: se non altro per il suo dono che le
impedisce di avere contatti umani diretti.
E pure se nel finale qualcosina scricchiola e, magari, si propende troppo verso il modello caos-alla-Marvel
come prerogativa imprescindibile ed efficace, resta la bellezza e la solidità di un’operazione
impossibile, portata a termine egregiamente. Di uno sforzo, sicuramente ragguardevole, dove il cuore,
l’amore e la cultura cinematografica di Mainetti – unita a quella dei fumetti – fa la differenza.
E a confermarcelo c’è una tempesta di citazioni e riferimenti sparsi, che sarà simpaticissimo mettersi lì a
intercettare.
Trailer:
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