The Fall Guy - La Recensione

The Fall Guy Poster

The fall guy
è (stato) David Leitch.
Ovvero l’uomo che oggi (e da qualche anno, ormai) siamo abituati a trovare dietro la macchina da presa. Andando a leggere il suo curriculum, infatti, salta immediatamente all’occhio come il suo esordio nel mondo del cinema sia avvenuto nei panni di stuntman, mestiere che ha esercitato per quasi vent’anni, prima di meritarsi una promozione. 
Chi meglio di lui, allora, sarebbe stato in grado di valorizzare al meglio l’adattamento – firmato da Drew Pearce – della serie televisiva “Professione Pericolo”? Mettendo in risalto il lavoro e la fatica (e il pericolo e i rischi) di una figura così fondamentale, ma allo stesso tempo così bistrattata, da non avere neppure il riconoscimento di una categoria agli Oscar (e qui la frecciatina c'è ed è d’obbligo)? 

Perché asciugato della sua sottotrama romantica e dell’altra (da comedy) thriller – che scopiazza un po’ i “The Nice Guy” di Shane Black (o comunque il suo stile, in generale) – questo film sembra proprio voler approfittare dell’opportunità a disposizione per dare profondità e valore al ruolo dello stuntman. Una rivincita, probabilmente, per il Leitch giovane e ammaccato che fu, ma pure una chiave di lettura che consente di alzare a dismisura la quantità di divertimento presente sulla scena: con Ryan Gosling che viene sbattuto avanti e indietro e poi su e giù, senza trovarsi mai nelle condizioni di poter rifiutare l’offerta. Dinamica che quando comincia a verificarsi altrove – l’attore protagonista di cui prende le veci sul set, improvvisamente scompare – diventa immediatamente surreale e irresistibile, con gangster fuori di testa, loschi figuri e fidanzate iperattive, che non vedono l’ora di scagliarsi con violenza contro di lui, obbligandolo, di fatto, a portarsi il lavoro a casa. Ed è questo paradosso l’arma vincente della pellicola, quella che gli permette di funzionare costantemente e di non calare mai di ritmo, tenendo lo spettatore interessato, a prescindere dall'investigazione di fondo che non si fa mai realmente intricata, trainante o essenziale da risolvere.

The Fall Guy Gosling

Tutto, anzi, da l’impressione di essere stato messo lì apposta per continuare a mostrare “i trucchi” (e le magagne) che si celano dietro le quinte dell’industria hollywoodiana. Quelli che permettono ai blockbuster di incassare milioni di dollari e alle star – appunto – di trasformarsi in brand da proteggere e assecondare a qualunque costo. Motivo per cui non gli conviene prendersi sul serio, a “The Fall Guy”, nemmeno per un secondo. Può permettersi, però, di fare in modo che lo spettatore comprenda e scavi – attraverso alcuni snodi della trama, rendez-vous e alcune battute azzeccatissime – nel mondo nascosto che la tecnologia moderna e i tagli di montaggio hanno da sempre il dovere di mascherare nella maniera migliore possibile. Un mondo che, oggi, soprattutto per quanto riguarda i progetti dedicati al mainstream, è arrivato forse un tantino all’esagerazione (e all’esasperazione), vittima di produttori senza scrupoli, troppo avidi di denaro, che sfruttano l'ambizione di registi (e sottoposti vari) facilmente malleabili.

Un manifesto sullo stato delle cose che, pur subendo direttamente in parte (anche qui tocca subirci un finale fin troppo scalmanato e caciarone), “The Fall Guy” riesce a disegnare e a demolire con ironia e leggerezza. Restando nei confini del film d’intrattenimento puro che deve essere e concedendosi pure il lusso di qualche brillante e vivace duetto tra il personaggio di Ryan Gosling e quello di Emily Blunt

Trailer:

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