Due storie diverse, parallele, che forse - ma non è detto - si incontreranno presto fuori dalla scena. Dal palcoscenico. Riassumendo, racconta questo, "Ciarlatani", anche se, in realtà, racconta pure di tanto altro. Del mestiere dell'attore, dell'artista. Dei rapporti tra genitori e figli, e di paure, eredità, aspettative. Della realtà e della finzione.
Da una parte c'è Anna Velasco - Blu Yoshimi - figlia d'arte che sogna il David di Donatello ma per ora deve accontentarsi di animare feste per bambini e fare piccole parti in soap opera discutibili. Nulla a che vedere con il padre Eusebio, regista di successo che per correre incontro alla fama, un po' l'ha trascurata e abbandonata. E ora che è morto le ha lasciato in eredità un grande vuoto, colmabile solo - chi lo sa? - con la soddisfazione di riuscire a ottenere un ruolo importante. Uno di quelli che anche lui, da lassù, sarebbe fiero di vedere. Dall'altro lato, Invece, c'è Diego Fontana - Silvio Orlando - un attore, ma pure un regista, appena scampato a un incidente aereo e, quindi, improvvisamente lucido su cosa fare della sua vita. Niente serie tv con attrice internazionale per cui ha già firmato un contratto, l'obiettivo è realizzare la sceneggiatura del suo maestro di recitazione, Eusebio Velasco, rimasta incompiuta dopo la sua scomparsa. Esatto, il padre di Anna.
Si alternano le due storie, senza incontrarsi mai, aprendosi al pubblico attraverso monologhi o parentesi che ci aiutano a scoprire intimamente il carattere dei personaggi, il loro vissuto, chi sono veramente. E per farlo "Ciarlatani" ha bisogno anche di concedersi a momenti di metateatro, di rompere la quarta parete, coinvolgendo il pubblico come fosse un interlocutore diretto. Lo fa a più riprese, e con intenti differenti: inizialmente servendosi di una voce fuori campo, incaricata a descrivere (quasi cinematograficamente) la storia di Anna, e poi troncando proprio la narrazione con l'incursione di uno sceneggiatore squinternato (idealmente l'autore del copione) che prova a giustificare la sua tendenza al plagio, appellandosi a una patologia che lo affligge. Ed è una satira efficace, sincera - spesso prepotente - che il regista e sceneggiatore dell'opera, Pablo Remón, utilizza per prendere in giro il mondo del cinema e del teatro, per contrapporla al dramma caratterizzato dalle fragilità e dalle insicurezze delle anime che lo vivono e che lo alimentano. Creando così una sorta di corto circuito, in cui realtà e finzione si mescolano, si abbracciano, non trovando più distinzione alcuna, se non in un luogo ideale, in un limbo, dove ci si può concedere finalmente, temporaneamente, di essere davvero sé stessi.
"Ciarlatani" sarà in scena al teatro Ambra Jovinelli dal 19 al 30 marzo.
Potete trovare qui ulteriori info.
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