Biancaneve - La Recensione

La tendenza alla rivisitazione dei grandi classici fiabeschi in versione moderna o quantomeno più svincolata era scoppiata già qualche anno fa con Tim Burton e il suo "Alice in Wonderland”. La pellicola Disney infatti ha recitato suo malgrado un ruolo da apri pista, spianando la strada a successivi deboli esperimenti tra cui ricordiamo, non con molto entusiasmo, anche il "Cappuccetto Rosso Sangue" di Catherine Hardwicke.

Un brevissimo preambolo utile per aiutarci a comprendere le motivazioni del perché oggi, l'arrivo sullo schermo di "Biancaneve" di Tarsem Singh, non risulti ormai una proposta tanto interessante quanto nemmeno poi così sbalorditiva. E a pensarla in questo modo sembra persino il principe interpretato da Armie Hammer, quando nel film, commentando la scelta di Biancaneve di rinunciare al suo aiuto per combattere contro la regina cattiva, esprime un parere molto più che condivisibile formulando pressappoco questo concetto: "perché il bisogno di cambiare una struttura perfettamente consolidata e funzionante?".

Già, perché farlo? Quando poi tra le mani non si ha neppure un idea originale o concreta, oppure una capacità narrativa all’altezza di sostenere un racconto approssimativo e ricalcante? Vale davvero la pena andare a modificare degli automatismi certificati? La realtà è che non ci sono dei veri motivi per toccare un qualcosa che funzioni alla perfezione, esiste solamente un'attuale mancanza di idee e la necessità del cinema a sopravvivere. E così bisogna anche saper accettare alcuni tentativi vuoti e inefficaci analoghi a questo “Biancaneve”.

La pellicola di Singh deve girare a vuoto e a un’andatura piuttosto lenta e noiosa per circa un’ora prima di intercettare una stabilità ragionevole e poi procedere a bordo di essa fino alla fine. Per quanto sembri essere effettivamente molto in parte, non gli basta nemmeno una Julia Roberts regina cattivissima e onnipresente a rimediare alla larghissima e percepibile mancanza di ritmo della storia, mentre invece la povera e spaesata Biancaneve della candida e giovanissima Lily Collins sembra destinata a subire in continuazione una sovrastante presenza scenica da parte di tutti gli altri interpreti. Ad emergere forzatamente tocca allora ai simpaticissimi sette nani e all’imbranato principe Alcott (Hammer), i primi abilissimi a strappare le poche e uniche risate messe a disposizione dal film, il secondo bravissimo a sfruttare alcune scene piuttosto assurde che lo vedono protagonista.

Poco o niente però sufficiente a salvare un lavoro semplicemente evitabile e superfluo. “Biancaneve” non solo non esce a testa alta dalla sua ostinata volontà di provare a farsi largo e rompere le comuni consolidazioni ma addirittura arriva al punto di portare lo spettatore a rimpiangerle e lasciare che nella sua mente scatti la volontà di riesumarle nuovamente per apprezzarle ancora e ancora.

Trailer:

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