Irrational Man - La Recensione

In "Magic In The Moonlight" era il sovrannaturale, in “Irrational Man” ad opporsi alla nuda e cruda realtà è la filosofia.

Le tematiche non cambiano, o meglio, in parte lo fanno, ma non cambia l'attitudine di Woody Allen a girare intorno, analizzare e cercare il famoso senso della vita. Quel senso della vita che se nella precedente uscita sembrava ancora voler rimettere in discussione e rivalutare, in "Irrational Man" pare, invece, aver accettato con sportività e anima in pace. Non ha scoperto nulla tra un film e l'altro il vecchio Woody, anzi, ciò che ci dice era già li, poggiato sul tavolo chissà da quanto, l'unica difficoltà era quella di volerlo guardare dritto negli occhi, di volere accettare una vita che fa del caos e dell'ironia la sua principale forma di oscillazione. Ma volenti o nolenti le cose stanno così, basta terapie, basta perdere tempo, lo pensa anche il Joaquin Phoenix professore universitario di filosofia, il quale, dopo aver rincorso per anni il senso della vita tra le masturbazioni verbali, come le chiama lui, ora ha capito di poter risolvere la sua depressione passando dall'altro lato della barricata, quello in cui a fare da padrone è il concreto, la sua consapevolezza, il movimento, che nel caso specifico significa omicidio premeditato, ma moralmente ineccepibile. Del resto per vivere, o meglio, per sentirsi vivo, l'uomo ha bisogno di agire e di farlo nel modo che lui ritiene più giusto, se non altro per lasciare al mondo quel segno infinitesimale che non permetterà di poterlo cambiare, ma perlomeno di migliorarlo un pochino.

Ogni volta, quando un mio film ha successo, mi chiedo: come ho fatto a fregarli ancora?
Ci scherzava anni fa, Allen, sulla sua tendenza a fare pellicole e a farle ogni volta assai simili tra di loro, eppure le sfumature con cui ad ogni scrittura riesce a colorare quelle che potremmo chiamare le sue di "masturbazioni verbali", sono i caratteri che fanno la differenza sostanziale, rendendo ogni storia padrona di un suo motivo di esistere e diversa da un'altra. Diverso, sotto alcuni aspetti, lo è anche lui, specie in questo momento storico, a confermarlo è soprattutto il rientro in scena di uno dei suoi cavalli di battaglia come il delitto perfetto, alterato, stavolta, nella sua elaborazione per permettergli di adattarsi ad un contesto in cui a comandare non è principalmente il dramma, ma la commedia grottesca a sfondo filosofico. Sebbene quindi lo stampino di "Crimini e Misfatti" o "Match Point" sia ancora vivo e vegeto, il credo del suo regista sembra aver assunto un colore meno nero del solito, come se avesse assorbito lo spirito di una positività inaspettata, ma intravedibile nella sua interezza nelle inquadrature che "Irrational Man" dona in modo generosissimo alla studentessa confusa Emma Stone, mai fotografata così bene al cinema e dal volto così radioso.

E' lei la vera protagonista della pellicola, la persona con tutta la vita davanti a cui Woody Allen ha intenzione di regalare la sua piena maturità, è lei a raggiungere il vero senso della vita, a dover tenere il peso di una scoperta che seppur non appagante al 100% è indispensabile a scacciar via quel disordine che, al contrario, abitava nella sua testa dal primo incontro col professore di Phoenix.
Così, nella passeggiata in riva al mare, che la accompagna tra le sue riflessioni, la Stone ci mostra il più distintivo cambiamento di Allen. Quello con cui è andato a spostarsi dal nero scuro, di cui sopra, alle tonalità di un grigio piuttosto chiaro e confortante.

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