Blinded By The Light: Travolto Dalla Musica - La Recensione

Blinded By The Light Film
Esplorando la filmografia della regista e sceneggiatrice britannica Gurinder Chadha, salta subito all'occhio quanto le sue origini indiane – e probabilmente la sua formazione – l’abbiano influenzata e portata a raccontare storie che orbitassero sempre intorno alla sua cultura di origine e alle difficoltà che questa può generare se si è (o si vuole essere) cittadini del mondo, o più semplicemente ci si vuole integrare in un altro paese. Ne era stato grande archetipo il suo più grande successo commerciale: quel “Sognando Beckham” di molti anni fa che ora rischia - con l'arrivo di quest'ultimo lavoro - di dover cedere lo scettro a una celebrità e ad un mito decisamente superiori.

Poteva chiamarsi “Sognando Springsteen” – e, sinceramente, vista la fantasia di chi traduce i titoli nel nostro paese, ci saremmo stupiti il giusto – ma per fortuna, ”Blinded By The Light: Travolto Dalla Musica”, è riuscito a mantenere il suo titolo originale (il sottotitolo è il male minore). Gli estremi c’erano, però, perché anche qui il protagonista – il pakistano Javed – trova la forza di ribellarsi e di smarcarsi dai meccanismi e dai nodi della cultura pakistana - fortemente patriarcale, introversa e antiquata - non appena entra in (fortuito) contatto con la musica e le parole del Boss: che sembra leggerlo dentro, capirlo e spingerlo verso quei sogni e quel futuro da scrittore (e da scrivere) che prima gli sembravano illusori e irraggiungibili. Un coming-of-age a tutti gli effetti, insomma, liberamente tratto dal romanzo Greetings From Bury Park di Sarfraz Manzoor – che mi confermano essere assai più articolato e quindi molto rivisitato – e costruito attorno ai pezzi più rappresentativi di Springsteen che, molto spesso, oltre che accompagnare, vengono rimarcati sullo schermo da stralci di testo utili ad accentuarne la forza: diventando parte integrante della trama, delle motivazioni e dell’evoluzione di Javed.
Una scelta stilistica e artistica che farà indubbiamente felici i fan della Star, ma che non basta a sostenere pienamente l’economia della narrazione.

Blinded By The Light SpringsteenC’è un pizzico di confusione, infatti, nel copione di “Blinded By The Light: Travolto Dalla Musica”: personaggi battezzati come importanti che entrano, spariscono, poi rientrano e poi spariscono ancora dalla scena; quella voglia di mantenere toni leggeri e piacevoli, ma allo stesso tempo non sorvolare su alcuni eventi (rilevanti) del libro, affrontati quindi in maniera troppo superficiale e frettolosa e, infine, l’energia esplosiva emanata da un’artista come Springsteen che non si vede l’ora di far deflagrare, perché in grado di mandare al diavolo ogni (consapevole, forse) ingolfata, esitazione o negligenza e tornare a far vibrare gli animi. Ed è proprio a questo prodigio che Chadha si aggrappa, dopo le pause nelle quali mette in risalto l’ottusità di un muro culturale che non ci sta a cadere o ad ammorbidirsi (ma tanto lo sapevamo), oppure quando si serve della Storia, ricordando gli episodi di fascismo foraggiati dal governo Thatcher (che a noi ci ricordano il presente), il suo rifugio, l’interruttore valido a ridare la scossa e a riportare stimoli, passione e risate è imprescindibilmente quello del Boss.

La forza dei suoi pezzi, l’ispirazione che le sue parole riescono a dare a Javed è un po’ quella che influisce anche su noi spettatori: che alla fine con la pellicola riusciamo a empatizzare lo stesso, a scendere a patti (passando sopra anche a eccessiva retorica e buonismo), commuovendoci, addirittura, per un discorso meraviglioso volto a rileggere il significato della canzone che dà il titolo al film. Basta chiusure, bisogna aprire dei ponti. Quelli che Javed, lungo un cammino che non può arrestarsi, promette di tendere – ricambiato – alla sua famiglia e alle sue origini e quelli che noi esseri umani, in questo momento storico, magari, dovremmo pensare di tendere nuovamente verso il prossimo.
Questo, perlomeno, parafrasando lo Springsteen pensiero.

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