La sceneggiatura di "American Bullshit", scritta da Eric Warren Singer, era considerata da Hollywood solo tre anni fa tra le migliori dieci ancora non prodotte. 
Oggi è diventata la settima pellicola diretta da David O. Russell.
Appena presa sotto la sua ala, però, il regista di "The Fighter" e de "Il Lato Positivo", ha voluto visionarla, riscriverla e adattarla secondo le sue esigenze, rinominandola, infine, con il titolo meno aggressivo e più elegante di "American Hustle". Tuttavia, l'intero processo di purificazione, non si è rivelato decisivo per trasformare il brutto anatroccolo in quel cigno bianco che tutti avrebbero voluto vedere, e così Russell, per non mandare all'aria i piani, si è visto costretto a giocare una carta che ben conosce e che già in carriera ha contribuito a portargli fortuna: quella dell'astuzia. Ha mantenuto quindi per il suo prodotto un profilo basso, mimetizzando l'anima da kolossal, a cui per natura era destinato, con una seconda anima di stazza inferiore, suscitando, di conseguenza, meno aspettative e maggior clamore durante i rarissimi momenti in cui poteva permettersi di andare a fare la voce grossa.
Vuole essere un lavoro sopratutto estetico infatti "American Hustle: L'Apparenza Inganna" e lo manifesta quando decide di aprire i battenti con la lunga scena disturbante che vede un Christian Bale ingrassato e imbruttito sistemarsi l'acconciatura pelata con ciocche di capelli finti e colla. Niente a che vedere, insomma, con il cinema intenso e viscerale a cui il regista ci aveva abituato nelle ultime uscite, nessun riscatto e nessuna conquista da compiere stavolta, ma solamente la necessità di vivere e sopravvivere - ognuno coi propri mezzi - a una vita disuguale e complicata. Il soggetto originale - liberamente ispirato all'operazione Abscam realmente allestita dall'FBI con l'aiuto di due truffatori professionisti, ricattati per smascherare politici corrotti e mafia - assume così un tono beffardo e distante dalle premesse, strizza l'occhio all'ironia e cerca spesso il contatto con i pizzichi di dolore e le alte aspirazioni dei protagonisti, tra l'altro discretamente abbozzati e mai davvero approfonditi.
 Se il cast stellare composto dal già citato Christian Bale, Amy Adams (straordinaria), Bradley Cooper, Jennifer Lawrence (sopra le righe) e Jeremy Renner (anonimo) fosse stato affidato nelle mani di qualsiasi altro regista, in questo momento staremmo parlando di capolavoro tradito o di grossa delusione, ma la furbizia di Russell è feroce abbastanza da trascinare la baracca in un limbo a sé stante e mettere in condizione lo spettatore di non gridare all'occasione persa e di accettare il conseguimento di una pellicola non eccezionale ma, anzi, di classe distinta.
Se il cast stellare composto dal già citato Christian Bale, Amy Adams (straordinaria), Bradley Cooper, Jennifer Lawrence (sopra le righe) e Jeremy Renner (anonimo) fosse stato affidato nelle mani di qualsiasi altro regista, in questo momento staremmo parlando di capolavoro tradito o di grossa delusione, ma la furbizia di Russell è feroce abbastanza da trascinare la baracca in un limbo a sé stante e mettere in condizione lo spettatore di non gridare all'occasione persa e di accettare il conseguimento di una pellicola non eccezionale ma, anzi, di classe distinta.
Plasmando corpi, variando costumi e spaziando tra le scenografie imponenti e chic dei migliori anni '70 "American Hustle: L'Apparenza Inganna" raggiunge pertanto il risultato finale che si era premesso: maschera alla perfezione la mancata potenza di uno script privo di sprint considerevole con l'artificio di un inganno ben architettato e pianificato già in fase di pre-produzione.
L'ennesimo trappolone collocato da Russel-il-furbacchione per far cadere con tutte le scarpe la densa massa degli incantati.
Data di Uscita: 1 Gennaio 2014
Trailer:
Oggi è diventata la settima pellicola diretta da David O. Russell.
Appena presa sotto la sua ala, però, il regista di "The Fighter" e de "Il Lato Positivo", ha voluto visionarla, riscriverla e adattarla secondo le sue esigenze, rinominandola, infine, con il titolo meno aggressivo e più elegante di "American Hustle". Tuttavia, l'intero processo di purificazione, non si è rivelato decisivo per trasformare il brutto anatroccolo in quel cigno bianco che tutti avrebbero voluto vedere, e così Russell, per non mandare all'aria i piani, si è visto costretto a giocare una carta che ben conosce e che già in carriera ha contribuito a portargli fortuna: quella dell'astuzia. Ha mantenuto quindi per il suo prodotto un profilo basso, mimetizzando l'anima da kolossal, a cui per natura era destinato, con una seconda anima di stazza inferiore, suscitando, di conseguenza, meno aspettative e maggior clamore durante i rarissimi momenti in cui poteva permettersi di andare a fare la voce grossa.
Vuole essere un lavoro sopratutto estetico infatti "American Hustle: L'Apparenza Inganna" e lo manifesta quando decide di aprire i battenti con la lunga scena disturbante che vede un Christian Bale ingrassato e imbruttito sistemarsi l'acconciatura pelata con ciocche di capelli finti e colla. Niente a che vedere, insomma, con il cinema intenso e viscerale a cui il regista ci aveva abituato nelle ultime uscite, nessun riscatto e nessuna conquista da compiere stavolta, ma solamente la necessità di vivere e sopravvivere - ognuno coi propri mezzi - a una vita disuguale e complicata. Il soggetto originale - liberamente ispirato all'operazione Abscam realmente allestita dall'FBI con l'aiuto di due truffatori professionisti, ricattati per smascherare politici corrotti e mafia - assume così un tono beffardo e distante dalle premesse, strizza l'occhio all'ironia e cerca spesso il contatto con i pizzichi di dolore e le alte aspirazioni dei protagonisti, tra l'altro discretamente abbozzati e mai davvero approfonditi.
 Se il cast stellare composto dal già citato Christian Bale, Amy Adams (straordinaria), Bradley Cooper, Jennifer Lawrence (sopra le righe) e Jeremy Renner (anonimo) fosse stato affidato nelle mani di qualsiasi altro regista, in questo momento staremmo parlando di capolavoro tradito o di grossa delusione, ma la furbizia di Russell è feroce abbastanza da trascinare la baracca in un limbo a sé stante e mettere in condizione lo spettatore di non gridare all'occasione persa e di accettare il conseguimento di una pellicola non eccezionale ma, anzi, di classe distinta.
Se il cast stellare composto dal già citato Christian Bale, Amy Adams (straordinaria), Bradley Cooper, Jennifer Lawrence (sopra le righe) e Jeremy Renner (anonimo) fosse stato affidato nelle mani di qualsiasi altro regista, in questo momento staremmo parlando di capolavoro tradito o di grossa delusione, ma la furbizia di Russell è feroce abbastanza da trascinare la baracca in un limbo a sé stante e mettere in condizione lo spettatore di non gridare all'occasione persa e di accettare il conseguimento di una pellicola non eccezionale ma, anzi, di classe distinta.Plasmando corpi, variando costumi e spaziando tra le scenografie imponenti e chic dei migliori anni '70 "American Hustle: L'Apparenza Inganna" raggiunge pertanto il risultato finale che si era premesso: maschera alla perfezione la mancata potenza di uno script privo di sprint considerevole con l'artificio di un inganno ben architettato e pianificato già in fase di pre-produzione.
L'ennesimo trappolone collocato da Russel-il-furbacchione per far cadere con tutte le scarpe la densa massa degli incantati.
Data di Uscita: 1 Gennaio 2014
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