Noi 4 - La Recensione

La macchina da presa evidentemente non dispiace a Francesco Bruni e pur ponendola in posizione inferiore rispetto alla penna di sceneggiatore, non disdegna la possibilità di rimettersi dietro essa, migliorandosi. Lo fa nella maniera più prudente possibile, non esagerando, soffermandosi sulle tematiche che ben conosce e che sa manipolare e aumentando il livello di difficoltà di uno scalino, forse due.

Dal rapporto padre figlio da scoprire e costruire di "Scialla! (Stai Sereno)" con "Noi 4" Bruni resta dunque vincolato ai legami familiari (moderni?), estesi qui a una famiglia intera, la quale tuttavia, come nucleo, è rimasta tale solamente in una foto mentre ora vaga, divisa e in difficoltà, afflitta dalla mancanza di coesione e orfana degli appoggi a cui potersi aggrappare per non cadere a terra. Questo è il modo più elementare per il regista di allargare quindi la rete e aggiungere al mezzo cerchio del padre (qui in versione immatura e inaffidabile) e del figlio, già analizzato, l'altra metà prima mancante: montando dunque una trama intrecciata che segue, in una sola giornata, le vite dei quattro protagonisti sia singolarmente che intersecandole, aventi il comune denominatore dell'esame di terza media che il piccolo Giacomo deve effettuare e a cui tutti dovranno assistere.

Con queste dinamiche allora l'aumento del livello di difficoltà inserito da Bruni emerge e e si fa sentire, mostrando sullo schermo le oscillazioni di chi, ancora poco sciolto nel mestiere, non può fare altro che sbattere contro l'ostica battaglia della gestione delle interpretazioni e del bilanciamento scenico. Battaglia combattuta, pian piano, in corsa e riportando qualche livido, ma comunque riuscendo velocemente a raddrizzare il tiro e ad intercettare, infine, il giusto equilibrio necessario ad infondere attimi emozionanti e, a tratti, commoventi.
Del resto, pur essendone sceneggiatore di punta, Bruni non possiede ancora la mano ferma dell'amico e collega Paolo Virzì, sta di fatto che ciò non gli preclude comunque di ricercare con "Noi 4" i medesimi incontri/scontri e situazioni già intravisti e assaporati in "La Prima Cosa Bella" e "Tutti i Santi Giorni" (entrambi da lui scritti). Sullo sfondo di una società oramai alterata, infarcita di scompensi, che ancora non smette però di muoversi a tutta birra invece di fermarsi a riflettere, torna perciò quella stessa volontà autentica e sensibile - nascosta chissà dove in ognuno di noi - di voler agguantare ad ogni costo una piccola parte di felicità, quel piccolo frammento che ci spetta e che una volta almeno abbiamo avuto tra le mani, racchiuso nella maggior parte dei casi proprio in quel concetto di famiglia che poco prima ci sembrava impossibile guardare negli occhi.

Perché in fondo quello di "Noi 4" è un cinema che tenta di essere meno di finzione possibile, un cinema che fa sempre bene perché non cerca a tutti i costi il lieto fine, un cinema a cui, al massimo, si può rimproverare la leggerezza di qualche piccolo difetto legato al troppo affetto verso ciò che racconta ma a cui sarebbe ingeneroso annodare la falsità di tanti altri prodotti che sempre più di frequente inquinano la nostra industria.

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