Filmlovers! - La Recensione

Filmlovers Poster Ita

Con un opera ibrida, divisa tra film di finzione, film biografico e documentario, Arnaud Desplechin ci racconta la nascita, la grandezza (e l'importanza) e le potenzialità del cinema (e della sala cinematografica), inteso non (solo) come mezzo d'intrattenimento, ma di crescita, di formazione, di vita.
Parte dall'infanzia - la sua - per costruire un viaggio meraviglioso in cui dalla teoria - tecnica e fredda - si arriva al raggiungimento di un risultato dalla portata immensa, straordinaria. Quella magia che accade ogni volta quando, in sala, le luci si spengono e le immagini cominciano a scorrere, a travolgere i nostri occhi, cambiando per sempre la percezione della realtà (che avevamo) e (per alcuni) dell'esistenza.

Per un cinefilo assistere a "Filmlovers!" è un po' come tornare a casa, e magari mettersi comodo sul divano, con una copertina di lana addosso e il suo comfort-movie in riproduzione. Un continuo gioco di rimandi, condivisioni e ricordi personali che hanno la forza visiva e l'universalità necessaria per sovrapporsi ai nostri, risvegliando antiche emozioni che sembra quasi di rivivere li, sul momento: come quella legata alla prima esperienza in una sala cinematografica, con tanto di aspettative, attesa e successiva folgorazione. Desplechin però è metodico, ha tappe specifiche da percorrere e quindi trova sempre il modo di staccare al momento giusto, compiendo i salti temporali di cui ha bisogno per aprire nuovi capitoli e approfondire la disamina. E cosi vediamo questo bambino crescere, innamorarsi, seguire orme simili a quelle seguite dal suo coetaneo, alter-ego di Spielberg in "The Fabelmans": e quindi portando anche lui il cinema nella quotidianità scolastica da adolescente - con cineforum discutibili, ma coraggiosi - e poi trasformarlo in ossessione pura quando, da giovane adulto, torna tre volte in sala per l'ultimo film di Coppola (e rigorosamente seduto in una fila e in un posto ben precisi). Un omaggio che non è affatto isolato, all'interno della pellicola, la quale si serve spesso di clip e citazioni di opere del passato, per illustrare quanto uno stile, un movimento di macchina e la composizione di un'immagine (e dell'immaginario) possano servire a cambiare la percezione (il significato) e l'impatto, di ciò che assorbiamo da spettatori.

Filmlovers Desplechin

Verità che non si esaurisce unicamente per quanto riguarda l'aspetto narrativo, creativo e artistico del mezzo, perché nel terzo atto "Filmlovers!" fa una deviazione inaspettata - ma forse nemmeno troppo - e si dirige in un territorio a dir poco cruciale. Approfittando della parentesi relativa al racconto di alcune proiezioni speciali del documentario "Shoah" di Claude Lanzmann, infatti, Desplechin ci mette di fronte alle testimonianze di alcuni sopravvissuti all'olocausto che, assistendo all'evento, si sono trovati a rivivere esattamente gli stessi terribili momenti, a riesumare emotivamente quella traumatica esperienza. Come se la realtà di ciò che è stato fosse stata in qualche modo catturata e resa eterna, incorniciata e, quindi, sperimentabile all'infinito. Un miracolo che, al di là del dolore che inevitabilmente provoca, concede l'opportunità a noi esseri umani di trovare un modo per non perdere mai traccia di ciò che è avvenuto, di mantenere vivide le prove del nostro passaggio sulla terra, conservando e restituendo importanza anche ad errori che devono continuare a restare scolpiti, proprio per non rischiare che vengano commessi ancora.

E, allora, proprio come accade al giovane ragazzo che ormai un adulto alter-ego di Desplechin - interpretato da Mathieu Amalric - incontra in un bar - poco prima di rivederlo in sala, per la proiezione dei "I 400 Colpi" di Truffaut - anche noi ci ricordiamo, davanti a "Filmlovers!", davanti alla maestosità del grande schermo e al buio di una sala, perché amiamo il cinema incondizionatamente. Magari, facendoci venire pure la voglia di prendere in mano una videocamera, scendere in strada e catturare immagini per una storia ad oggi sconosciuta.

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