Avatar: Fuoco E Cenere - La Recensione

Avatar Fuoco E Cenere Poster

Prima di cominciare a scrivere queste righe, mi è venuto in mente di andare a rileggere quanto avevo scritto per "Avatar: La Via Dell'Acqua". L'ho fatto perché qualcosa, dentro di me, suggeriva che se non l'avessi fatto, avrei rischiato di fare un po' come James Cameron, ripetermi.
E rileggendo quella recensione, a dire il vero, mi è venuto da ridere, perché c'è un passaggio in cui sottolineo come - era il 2022 - Cameron con quel sequel - per così come l'aveva pensato, costruito e voluto - stesse giocando con il fuoco. Lo stesso elemento che diventa in qualche modo protagonista di questo terzo capitolo e che ancora di più, adesso, rischia di fargli male.

In quel frangente, infatti, parlavo di come le piattaforme avessero cambiato la situazione cinematografica, e di quanto fosse arduo smuovere lo spettatore dal divano di casa per chiedergli di andarsi a chiudere per più di tre ore in una sala. Passati tre anni, se vogliamo, la situazione è addirittura peggiorata: la gente al cinema va sempre meno e, cosa più preoccupante, comincia a soffrire di quel problema per cui i contenuti che guarda devono essere sempre più corti, immediati, rapidi: dei reel. Quindi un film della durata di oltre 3 ore, come "Avatar: Fuoco e Cenere" non rappresenta nemmeno più giocare col fuoco, ormai, ma scegliere direttamente di ammazzarsi col gas. Cameron però è Cameron e se qualcuno prova a dirgli una roba del genere, io sono sicuro che lui non indietreggia, avanza due passi alla volta. Anche perché da qualche tempo lui sta giocando un altro campionato, una lega anarchica, personale, quella dove il cinema è un pretesto e lo scopo è quello di spingere il livello di spettacolarità e di intrattenimento avanti ogni immaginazione. Tant'è che, se ci mettiamo a fare i piantagrane - cosa che purtroppo, da un lato, dobbiamo fare - questo sequel somiglia molto a una riproposizione di quello precedente che, a sua volta, somigliava già a una riproposizione dell'originale. E questo è un segnale evidente di quanto la storia in sé a Cameron interessi il giusto, quel poco che basta per far sì che il mondo che ha nella testa prenda vita, si animi, lasci ad occhi aperti.

Avatar Fuoco E Cenere Cameron

La saga di "Avatar" non è (più) una saga come le altre. Per Cameron è diventata un modo per (ri)dare senso al cinema, al motivo per cui esiste e vale la pena pagare un biglietto. "Avatar" per Cameron è come un parco divertimenti, come Gardaland o Mirabilandia, e ogni nuova storia che partorisce, è un'occasione per rimodernare una giostra, o presentarne una diversa, più mirabolante, mozzafiato (fondamentale vederlo in 3D e in sale attrezzate alla proiezione). Del resto, sfido chiunque a non restare a bocca aperta di fronte a tanta maestosità, bellezza: e quando uso questi aggettivi, nella mia testa appare subito la scena in cui la Kiri di Sigourney Weaver si prodiga per venire in soccorso del piccolo Spider in difficoltà di ossigeno. Vederla connettersi alla Terra, illuminare la foresta e ritrovarsi immersi in un mondo che, all'improvviso, pare esistere veramente, è il motivo per cui franchise come questo meritano di continuare a esistere e prosperare. Anche se un minimo di stanca - narrativamente parlando - comincia a farsi sentire, anche se Cameron mostra il fianco in alcuni passaggi dove meno frettolosità e maggiori spiegazioni potevano aiutare, anche se poi giunge a una conclusione - a un terzo atto - che, in fin dei conti, è piuttosto scontata e sa di già visto.

Che poi, qualcosa su cui vale la pena discutere e argomentare resta.
Come il personaggio di Spider, sopra citato, che qui rivela la sua centralità, tramutandosi in una sorta di protagonista e di game changer della saga. La sua evoluzione - come quella di Kiri, in fondo - cambia totalmente le prospettive di un futuro - incerto - che davvero, stavolta, potrebbe spingere Cameron a raccontare una storia diversa. A staccarsi dal solito canovaccio e ad aprire nuove porte, magari. Il ruolo dei figli, della loro crescita e del posto che devono andare ad occupare - nel mondo e nelle battaglie (del mondo in rovina) - è un tema importante in "Avatar: Fuoco e Cenere", forse il più importante (e attuale) di tutti, ed è chiarissimo che, semmai Cameron dovesse rivincere la sua battaglia contro il box office, incendiandolo e non scottandosi, fino a diventare lui cenere, sarà verso questa direzione che verteranno gli eventuali Avatar 4 e 5. Con un occhio e mezzo puntato verso la meraviglia e ciò che rimane sull'evoluzione socio-politica-ambientale (preoccupante e tragica) che ci riguarda. 
Quindi, che dire? In bocca al lupo, James. Qui, lo sai, tifiamo per te.

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