Avengers: Infinity War - La Recensione

Avengers: Infinity War Film
Dei cine-comic è stato detto ormai tutto e il contrario di tutto. Dai sostenitori accaniti, amanti del genere, che lo difendono a spada tratta, a chi - come James Cameron di recente - spera in un arresto imminente, utile a salvaguardare un cinema, forse, divenuto eccessivamente monopolio (e schiavo) di un intrattenimento grossolano, ridondante e fine a sé stesso. In mezzo a loro c'è poi - e io ne faccio parte - chi crede in una possibile convivenza, da allestire diminuendo la mole infinita di progetti e tornando soprattutto a quei toni leggeri, ironici, tipici dei fumetti, al momento appartenenti solo e parzialmente al filone dei "Guardiani Della Galassia".

Eppure - bisogna dargliene atto - sebbene sia cosa rara, questo tipo di storie riesce ancora - quando nessuno pare disposto a concedergli altro credito - a trovare il modo di sorprendere e far sobbalzare il (suo) pubblico. All'interno di quello che appare uno stampino abbastanza collaudato, dissimile nei preamboli, ma comunque finalizzato a raggiungere sempre il medesimo spettacolo distruttivo e caotico da grande schermo, c'è chi - per fortuna - non ha perduto lo stimolo della sfida e, anziché accomodarsi sulla poltrona seguendo gli schemi, decide di alzarsi in piedi e provare a sparigliare le carte. Ci riferiamo, in particolare, ai fratelli registi Anthony e Joe Russo che attraverso l'ottimo lavoro compiuto dagli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely affrontano il capitolo probabilmente più complesso e difficoltoso dell'universo Marvel, gestendolo nella maniera migliore in assoluto e andando oltre qualunque campione di aspettativa. Quella di "Avengers: Infinity War" infatti era una patata bollente che si aspettava al varco più per misurarne il grado di collasso, che per andare a nutrire le smanie di un divertimento avvincente, potenzialmente sprigionabile. Il motivo, più che una questione di pregiudizio, era legato al fatto che la pellicola avrebbe visto convergere in un unico gigantesco calderone tutti i personaggi del marvelverse visti fino ad ora (o quasi), assemblandoli in un gigantesco e spaventoso team da scagliare contro un villain altrettanto gigantesco e spaventoso, ma a cui dover dare necessario spessore, come Thanos.
Parliamo quindi di un parco super-eroistico affascinante, prodigioso e colossale, munito di una problematicità di amministrazione, riposta negli ingranaggi, mai tentata prima, con l'unico comparabile precedente di "Captain America: Civil War" a far da garante, non propriamente da considerarsi come ciambella venuta col buco.

Avengers: Infinity War ThanosA dispetto di ogni pronostico, però, i fratelli Russo trovano il modo di giocare una partita poderosa e inverosimile; compiono un balzo in avanti significativo in quanto a regia (vedi le sequenze delle battaglie) e, cosa più importante, danno a Thanos un vestito che nessuno si sarebbe mai aspettato di vedergli indossare: quello del cattivo sensibile che uccide e distrugge, non gratuitamente, ma con lo scopo di riequilibrare la difficoltà di risorse naturali di ogni pianeta. E’ un personaggio chiave allora quello affidato a Josh Brolin, un personaggio che letteralmente si fa anima della pellicola e metronomo di stabilità, andando a spaccare, fondamentalmente, in due parti il terreno della battaglia definitiva e permettendo così a ogni stella presente in scena di avere il giusto spazio per brillare. Una comodità che giova praticamente in trasversale, capace di restituire addirittura le atmosfere che furono del primo “Avengers”, grazie a un umorismo ben spalmato lungo la narrazione, costantemente azzeccato e pungente.

Un umorismo che - senza fare spoiler - ad un certo punto è destinato a farsi da parte per far salire in cattedra - a scapito anche di una brillantezza che tende a sbiadire leggermente - gli eventi di cui si è tanto sparlato, ipotizzato e predetto, ponendo le colonne iniziali e portanti di una terza fase che volge al tramonto. Una terza fase che, rispetto alle precedenti (ed è già stato annunciato ufficialmente) dovrà segnare una cesura rivoluzionaria, una cesura sicuramente dolorosa per la maggior parte dei fan, ma tuttavia rigenerante per il franchise e totalmente distante, perciò, da quella mostrata da "Avengers: Infinity War". E probabilmente è anche per questa ragione che certe scelte, a livello emotivo, fanno meno male di quanto dovrebbero, magari se si fosse evitato di annunciare anticipatamente determinati progetti futuri, il beneficio del dubbio avrebbe avuto la meglio e un pizzico di scompiglio viscerale sarebbe deflagrato.
Ma, forse, ora, stiamo chiedendo un po' troppo a quello che già è da ritenere un intrattenimento solido e distintivo.

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