[LIBRI] Incontri Alla Fine Del Mondo: Conversazioni Tra Cinema E Vita - A Tu Per Tu Con Werner Herzog
Con Werner Herzog ho sempre avuto uno strano rapporto.
Mi ha sempre intrigato il suo modo di fare cinema, di indagare sugli argomenti – spesso anche in maniera molto furba e approfittandosi di chi c’era dall’altra parte – sebbene io della sua filmografia – piuttosto lunga – posso dire di aver visto solamente un piccolo pugno, e tutto recente.
Dell’Herzog iniziale, o di quello più stimato, apprezzato, non ho visto nulla, ancora. Eppure quando mi sono trovato al cospetto di un libro con tutte le sue interviste e, girandolo, mi è caduto l’occhio su quella frase – riportata sulla quarta di copertina – dedicata agli aspiranti registi, una vocina nella mia testa continuava a ripetermi: devi leggerlo, devi conoscere meglio questo imperscrutabile personaggio.
Che poi, in realtà, leggendolo quel libro – dal titolo “Incontri Alla Fine Del Mondo: Conversazioni Tra Cinema E Vita”, edito da Minimum Fax per la sua collana Cinema – mi sono accorto che imperscrutabile non è nemmeno l’aggettivo giusto per descrivere Herzog: per il quale, forse, non ne basta uno solo, ma ne servirebbero una manciata. Perché nelle varie interviste in cui si racconta, e in cui racconta il suo cinema, il regista, sceneggiatore, autore e attore si lascia andare parecchio e a vari livelli: parla della sua infanzia, delle difficoltà che lo hanno visto crescere e che fanno il paio con quelle ritrovate nell’inseguire la passione verso il lavoro che lo ha reso famoso, degli amici, delle leggende che lo rincorrono e di aneddoti che, se vogliamo, riescono ad essere addirittura più assurdi delle leggende stesse (come quando racconta – spiegando il motivo – di aver mangiato una scarpa).
Un uomo di mondo, che ne ha viste (e affrontate) di tutti i colori, e che a volte trasmette addirittura la sensazione di non essere sincero al 100%: specie quando sminuisce certi fatti che la stampa, o persone che sono state al suo fianco, hanno messo in giro – dipingendolo nei peggiori modi possibili – attraverso una parlantina e una furbizia propri di chi ha imparato a cavarsela e a farla franca. Una qualità che gli è servita, sicuramente, per affermarsi nel suo mestiere e per portare a termine la maggior parte delle sue (faticosissime) opere: e che in maniera un po’ più diplomatica esorta a sviluppare a chiunque abbia intenzione di inseguire la follia che si cela dietro la grande e seducente macchina chiamata cinema.
Consigli – questi sì – sinceri di un uomo un po’ fuori di testa, un po’ ostinato e un po’ romantico, che non puoi dire di conoscere bene neppure dopo le oltre quattrocento pagine lette. Ma un uomo, anche, capace di illuminarti con dei ragionamenti elaborati e spiccati, spesso in anticipo sui tempi, che, al di là di quelle ombre che gli si celano intorno (e che fanno parte del personaggio, ormai), per quanto e come ha vissuto, ha molto da insegnare.
E che ogni volta che apre bocca non si lascia mai sfuggire concetti di natura superficiale.
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