Terminator Genesys - La Recensione

La materia che muove "Terminator Genesys" è la medesima responsabile del ritorno in pista della saga di "Jurassic Park". Del resto a Hollywood tutto vale quando è il turno di fare box-office e con certi marchi, neanche a dirlo, il rischio delle perdite si accorcia mentre le percentuali di riuscita si allargano.

A nessuno importa allora se per proseguire una saga, scesa in decadenza dopo l'abbandono di James Cameron, ci sia bisogno di andare a rinegoziare pesantemente l'intera leggenda già raccontata, riscriverla da zero insomma, sbarrando con una bella croce rossa quanto finora visto, accettato e adorato. Era l'unico modo per avanzare un discorso altrimenti chiuso, l'unico modo per non abbandonarsi a quel punto definitivo, inamovibile e l'unico modo per permettere ad Arnold Schwarzenegger di rimettersi in pista, riagganciando i suoi massimi e infiammando folle di adepti.
Visto sotto l'aspetto puramente esaltante e nulla a pretendere infatti "Terminator Genesys" funziona forse oltre ogni previsione: trova una scappatoia discreta per giustificare la sua venuta e rielabora gli eventi con la dovuta dose di azione, colpi di scena e umorismo pertinente alle origini. Tracce di uno sforzo e di un impegno sicuramente rilevanti e ammirevoli, mantenuti con resistenza e rispetto per la totalità dell'operazione, in particolare per quel che riguarda il ruolo di Schwarzenegger, cucito su misura e colmo di situazioni e di battute pensate per decantare il suo personaggio, ma con significati multipli che esplodono fino al mito dell'uomo che lo rappresenta.

Tendenzialmente molto buono, dunque, se non fosse per un epicità e per un estasi obiettivamente strozzate da ciò che nuove linee temporali e sceneggiatori all'avanguardia non potranno mai rintracciare, eguagliare o sormontare. La tecnologia fa i suoi progressi, è vero, le scene d'azione oggi sono molto più avanzate e amplificate di trent'anni fa eppure il colosso di Cameron resiste allo scorrere del tempo e - citando una battuta di Schwarzy - invecchia senza diventare obsoleto. Niente da rimproverare ad Alan Taylor, ci mancherebbe, la sua è una regia concentrata e ordinata che non cessa di mettere in mostra le sue qualità neppure quando le sequenze d'azione gli impongono di inserire il turbo e decollare, ma per un film che chiede ai suoi spettatori più fedeli di accettare un taglio netto con quanto accaduto in passato era necessario, magari, portare nella manica qualche asso in più - se possibile pesante - da sfoderare e lanciare.

Questo asso "Terminator Genesys" non ce l'ha e si accontenta perciò delle buone carte con cui tuttavia riesce a tenere banco e a non perdere a una partita dove chiunque lo dava per spacciato e sconfitto. Quando accadono miracoli sportivi di questo tipo solitamente si è abbastanza felici, rasserenati da un pronostico sovvertito e spazzato, in questo caso ciò, però, potrebbe dare il via libera ad altri sequel e, ad essere sinceri, da queste parti, non siamo assolutamente convinti che sia una buonissima idea.

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