Hitchcock Truffaut - La Recensione

Il fatto che "Hitchcock Truffaut" sia un documentario tratto da da un'opera letteraria basterebbe a far capire quanto maestosa e fondamentale questa opera letteraria possa essere. Gli otto giorni passati da François Truffaut nella stanzetta personale di Alfred Hitchcock, ad Hollywood, sono un manuale fondamentale sia per i cinefili più agguerriti che per chiunque abbia avuto o abbia voglia di fare (e capire) il cinema. Un trattato approfondito, ricco, in cui il Maestro del Brivido si apre al regista francese (e al mondo) come forse mai aveva mai osato fare prima, raccontando la sua Storia personale di uomo e di cineasta.

Un po' confuse allora erano le intenzioni del regista Kent Jones, il quale con la sua trasposizione del libro/manuale sul grande schermo non lasciava intendere chiaramente se avesse lo scopo di rendere fruibili quelle informazioni su larga scala oppure se volesse farne tutt'altro uso. Ma con il libro il suo documentario, sebbene sia indissolubilmente legato, ha ben poco in comune (e per fortuna), orientandosi principalmente sulla figura di Hitch (come lo chiama Truffaut) e sul dilemma che per una vita lo ha tenuto in bilico tra chi lo considerava un leggero intrattenitore e chi, invece un artista, dilemma, neanche a dirlo, che il suo intervistatore voleva risolvere. Che la risposta a questa domanda, adesso, sembri più semplice del previsto è normale, e forse il merito va attribuito anche al lavoro e alle questioni che Truffaut insisteva a sollevare, sottolineando come, solo in America, le persone erano ancora indecise su quale tipo di definizione concedere a Hitchcock (in Francia era già un Maestro). Ci avessero parlato quelle persone con il regista di "Psyco" e "Vertigo", probabilmente ci avrebbero messo di meno per convincersi, avrebbero capito in uno schiocco di dita quanta arte ci fosse in quella testa e quanto nulla fosse lasciato al caso in un cinema che proprio agli spettatori era rivolto e proprio con loro voleva giocare e scherzare.

Ma si sa, il cinema è così, la critica è così, ci vuole poco per essere messi al rogo o per essere stroncati ancora prima di aver esercitato in pieno il talento a disposizione. All'epoca di Hitchcock i mesi erano tre (oggi molto meno) e se in quel lasso di tempo il box office non premiava, non importa chi fossi o cosa avessi da dire, i giochi erano fatti. Ecco come dal dilemma iniziale allora il lavoro di Jones riesce a dilatarsi, ad estendersi, andando a imbastire discussioni più ampie che non risultano, neppure con il tempo, essere giunte a una fase di risoluzione o di chiusura. Semmai peggiorate.
A partecipare, e a dire la loro con interviste montate a intermittenza (ovviamente registrate appositamente per il documentario) registi di enorme spessore, che da Hitchcock ammettono di aver rubato, imparato e capito tutto o buona parte di ciò che sanno del (loro) cinema: Martin Scorsese, David Fincher, Wes Anderson, James Gray, Richard Linklater, Olivier Assayas, Paul Schrader, Kiyoshi Kurosawa e molti altri. Con loro diventa decisamente più limpido il rendersi conto di quanto grande sia stato l'operato compiuto da Hitch, dal suo sguardo e dalla sua filmografia, che Truffaut tenta di riassumere come perennemente mossa da dilemmi morali e da quel peccato originale da cui tutto potrebbe avere avuto inizio: un'analisi che non ci mette molto per essere avallata dal diretto interessato che aggiunge persino di invidiare, un poco, il suo intervistatore per non aver osato abbastanza nella sua carriera (mentre Truffaut, ogni tanto, in scena amava improvvisare).

Sicuramente di dilemmi al termine di "Hitchcock Truffaut" ce ne sono pochi, a dispetto delle certezze che, al contrario, tornano a galla e stimolano l'amore, l'attrazione e la passione verso due cineasti immensi, che una volta incontrati e condiviso il loro sentimento per il cinema hanno iniziato a stimarsi a vicenda e a non perdersi più di vista. Come quell'eredità che ci hanno lasciato, che oltre a non smettere di essere attuale ed incredibile, seguita a fare innamorare, di generazione in generazione, chiunque, eternamente.

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