A Star Is Born - La Recensione

A Star Is Born Gaga
Quello con il quale Bradley Cooper ha deciso di esordire alla regia – restando pur sempre davanti la macchina da presa, da protagonista – è il quarto adattamento cinematografico di “È Nata Una Stella”, o, più precisamente, il secondo remake del musical del 1954, con una sceneggiatura, assai più speculare, però, alla versione uscita nel 1976: e questo perché il film originale, datato 1937, in realtà, era ambientato nel mondo del cinema. Ma al di là della cronologia storica – che scommetto a qualcuno ha già mandato fuori fase – a catalizzare l’attenzione su “A Star Is Born” è stata, senza dubbio, la notizia di un altro esordio: quello cinematografico della pop-star Lady Gaga.

Serviva una scossa - se non un tuono - del resto, per rivitalizzare un progetto che, anni fa, era stato accostato a Clint Eastwood (che voleva realizzarlo con Leonardo DiCaprio e Beyoncé), prima di finire nel dimenticatoio, in attesa di un temerario disposto a sbatterci la testa. E bisogna ammettere che Cooper, come debuttante regista, dimostra di sapere il fatto suo, così come dimostra altrettanto di avere una bellissima voce e il phisique du role perfetto per interpretare un famosissimo cantante country, con il vizio incontrollato dell’alcol e della droga (a occhio e croce la sua migliore prova d'attore). Se, infatti, “A Star Is Born” riesce a stabilire una certa aderenza sulle emozioni dello spettatore, e a non risultare stantio o fiacchetto, è soprattutto per merito del suo personaggio e delle scelte registiche con le quali decide di raccontare l’evoluzione di quello affidato a una sorprendente e bravissima Lady Gaga. Basti pensare alla scena, meravigliosa (forse la più bella del film, in termini di costruzione), in cui la costringe a salire sul palco a cantare, davanti a migliaia di persone, per la prima volta nella sua vita: forzandola a lottare, in una manciata di secondi, con quella parte di sé da sempre frenante, perché preoccupata dei giudizi della gente. Una sequenza ricca di primi piani, di espressioni azzeccate, capace di crescere visceralmente con l'aiuto di un pezzo musicale, a far da motore, appassionante e orecchiabile.

A Star Is Born Lady GagaNon è la generosità degli attori, quindi, il punto debole di “A Star Is Born” che paga, specie nella sua seconda metà, alcune scelte che vanno leggermente in conflitto con delle intuizioni che, invece, risultano parzialmente positive e non scontate: una su tutte quella di avvicinare Ally, la cantante impegnata di Lady Gaga, alla pop-star che - magari in maniera meno superficiale - nella vita reale è veramente. Questo consente a Cooper di abbozzare un ragionamento intelligente – voluto o meno che sia – su cosa significhi, oggi, avere successo nel mondo della musica (e non solo), trasformando - a un certo punto - metaforicamente il suo malconcio Jackson Maine - parabola compresa - nella rappresentazione di quell’arte pura, profonda, fragile e quindi da salvaguardare. Quell’arte che sta pian piano soccombendo sotto le grinfie di un successo che se ne frega della sostanza, consapevole di riuscire a vincere più facilmente puntando tutto sulla forma: ruolo personificato, qui, da un produttore-diavolo che vorrebbe Cooper fuori dai giochi, lontano dai pensieri della moglie.

Un duello spirituale per il quale valeva la pena tradire il canovaccio originale della pellicola, cercando di trovare soluzioni alternative: non per forza incaricate a cambiare i destini delle pedine, ma quantomeno a elaborarne (coerentemente e) meglio il percorso.
Ma, forse, per un film che aveva meno ambizioni di quante, poi, è riuscito a trovarsene, effettivamente, in tasca, già questo è da considerarsi un risultato estremamente positivo. Di sicuro ottimo per quanto riguarda il Cooper-regista e la Lady Gaga protagonista: anime vibranti di un musical non indimenticabile, ma che sa benissimo come fare a scaldare i cuori.

Trailer:

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