Gli Occhi Degli Altri - La Recensione

Vedendo il Lelio di Filippo Timi prendere in mano la telecamera e registrare la Elena di Jasmine Trinca, mentre fa sesso con degli uomini pagati da lui, mi è tornato in mente l'Uomo Misterioso di "Strade Perdute". Un paragone non casuale, perché nella pellicola diretta da Andrea De Sica, il personaggio di Timi, oltre ad essere un fiero voyeur è prima di tutto una figura inquietante, minacciosa (e violenta).

Idealmente, ispirato al delitto di Casati Stampa - dal quale ruba l'essenza, evitando la ricostruzione fedele dei fatti - "Gli Occhi Degli Altri" è una di quelle storie che, per come ha intenzione di strutturarla De Sica, nel nostro cinema sono rischiose e non trovano mai grande spazio. E, probabilmente, perché quando l'intenzione è quella di giocare molto sulle atmosfere, sul turbamento e sull'alone di una minaccia imminente che devi far percepire allo spettatore, non siamo esattamente i più bravi, o comunque non tutti ne sono all'altezza. Sta di fatto che De Sica ha l'audacia di osare, di provarci, allestendo un film principalmente cupo (e capace di restare tale, persino nelle bellissime scene illuminate dal sole) e sedotto dalle ombre dei suoi protagonisti, dalle loro perversioni che sono quelle di una borghesia che si fa beffa del popolino - niente brioche, stavolta, semmai proiettili - e se la spassa con battute di caccia e festini su isola e in barca che riportano a quelli frequentati da Jep Gambardella, se solo avesse scelto di frequentare una cerchia più spocchiosa, eccentrica e depravata. E di questa cerchia, Lelio è una specie di Grande Gatsby, è l'organizzatore, il dittatore, è colui che invita e che decide chi può e chi non può avere l'onore di presiedere. L'incontro tra lui ed Elena è a dir poco folgorante, due anime che si riconoscono e che - sembra - condividano gli stessi desideri, le stesse voglie, la stessa crociata contro un'ipocrisia (benpensante) che decidono di agitare dall'interno.

Gli Occhi Degli Altri Film

Una liaison clandestina, trasformata subito in matrimonio, la loro.
Una complicità surreale, disarmante, che brucia qualsiasi perplessità e pregiudizio a colpi di spregiudicatezza, sensualità, ed erotismo. Almeno fino a quando in Elena qualcosa non si rompe, la luna di miele appassisce e Lelio è così perso nel comprendere cosa le stia succedendo da affidarsi alle ipotesi e ai trattamenti di una fattucchiera. Il loro rapporto comincia a incrinarsi e lui sente di dover rispondere nell'unica maniera che da patriarca, egoista e virile gli appare normale. Ma nel raccontare questo cambiamento, questa tossicità e prigionia (maschile) subita da Elena, "Gli Occhi Degli Altri" perde terreno e lucidità. Le premesse abbastanza positive con le quali aveva aperto non trovano la giusta (e naturale?) evoluzione (nel melodramma) e, alla fine, la sensazione è che per funzionare davvero avrebbe dovuto rischiare qualcosina in più, in termini di genere (strizzare maggiormente l'occhio a Lynch, all'orrore) originalità e inventiva.

Invece resta leggermente troppo ancorato a terra il film di De Sica, con una voglia di slancio e di azzardo che non smette di traboccare dallo schermo, ma che deve rassegnarsi ad essere frenata. Restano, allora, gli sguardi taglienti di un Timi spaventoso e la bravura e la misura (e la generosità) di una Trinca, in un ruolo per lei sicuramente atipico e sfidante.
E, forse, un pizzico di amaro in bocca.

Trailer:
NON DISPONIBILE

Commenti