Ben è il figlio di Julia Roberts – interpretato da Lucas Hedges – e torna – appunto - dal centro di disintossicazione dove la madre - d’accordo col compagno - lo ha mandato sperando di guarirlo completamente dalla dipendenza di eroina, per passare a casa, con la sua famiglia, il giorno di Natale. Una visita inaspettata, precoce, che tutti temono, ma che il ragazzo giustifica tranquillizzando e esaltando gli ottimi risultati raggiunti e premiati dal suo sponsor con il ticket d’uscita. Ovviamente, malgrado vorrebbero, nessuno gli crede, pur accettando ognuno di restare al gioco e simulare (forzandola) un’unione famigliare senza crepe che, però, non può durare.
Perché c’è sempre un passato in queste storie che, se non sei tu il primo ad andarlo a cercare, allora è lui che ti viene incontro, a mano tesa, presentando il conto. Quel conto che, solitamente, hai lasciato insoluto, o che addirittura è proprio insolvibile, riguardante, o qualcuno meno fortunato, caduto in disgrazia, oppure qualche spacciatore al quale, in un modo o nell'altro, hai mancato di rispetto. E Ben, diciamo, che sotto questo aspetto non si è fatto mancare niente, a parte il vantaggio di far parte di una pellicola – scritta e diretta da Peter Hedges – che quantomeno prova a battere una strada che è, si, a senso unico, ma dal fare meno logoro e scontato. Ci evita l’intera parentesi – insopportabile, ormai - del figlio che prende in giro i famigliari e ricade nel tunnel da cui aveva giurato di essere uscito, infatti, “Ben Is Back”, che quando torna a contatto con quel mondo malato e pericoloso, abitato da dolore, malessere e solitudine lo fa per la necessità di appianare determinati sospesi e dare la possibilità al suo protagonista – a cui vuole molto bene – di redimersi e poter ricominciare. Un tragitto che, il giovane, deve compiere sotto la sorveglianza e il supporto ostinato di una madre che per Hedges rappresenta un po’ il modello tipo di tutte quelle madri (o genitori) che hanno dovuto affrontare situazioni drastiche - come quella di un figlio tossicodipendente - accumulando silenziosamente ferite invisibili, non rimarginabili.
Un punto di vista, questo, che viene messo, spesso, in secondo piano, o al massimo sul medesimo di chi è prigioniero e vittima delle proprie debolezze, ma a cui, invece, a un certo punto, Hedges dà l’impressione di voler dare peso maggiore, facendolo salire al di sopra di tutto e di tutti: e concedendo a Julia Roberts lo spazio per un paio di scene che sono, forse, la cosa che più resta impressa (emotivamente, almeno) del film. La prima è quella in cui la vediamo conversare in macchina con un amico del figlio che conosceva da quando era in fasce e che, ora, fatica a distinguere, tanto pietose sono diventate le sue condizioni (chiama tua madre, alla fine, gli dice). Mentre la seconda si svolge a casa di una madre che ha perduto la figlia, anche per colpa di Ben, e devastata le rivela che non salverai mai definitivamente suo figlio, ma ciò non significa che deve smettere di provarci.
Si tratta di due momenti molto repentini in cui “Ben Is Back” si prende il lusso di uscire leggermente fuori strada, di fare una pausa dalla sua scaletta rigida, ordinata e a tratti traballante, per diffondere una visceralità palpabile. Prima di tornare, infine, su quel tracciato più sicuro e dritto, in cui le ombre sparpagliate hanno un colore assai meno oscuro di quello che vorrebbero fare apparire.
Trailer:
Perché c’è sempre un passato in queste storie che, se non sei tu il primo ad andarlo a cercare, allora è lui che ti viene incontro, a mano tesa, presentando il conto. Quel conto che, solitamente, hai lasciato insoluto, o che addirittura è proprio insolvibile, riguardante, o qualcuno meno fortunato, caduto in disgrazia, oppure qualche spacciatore al quale, in un modo o nell'altro, hai mancato di rispetto. E Ben, diciamo, che sotto questo aspetto non si è fatto mancare niente, a parte il vantaggio di far parte di una pellicola – scritta e diretta da Peter Hedges – che quantomeno prova a battere una strada che è, si, a senso unico, ma dal fare meno logoro e scontato. Ci evita l’intera parentesi – insopportabile, ormai - del figlio che prende in giro i famigliari e ricade nel tunnel da cui aveva giurato di essere uscito, infatti, “Ben Is Back”, che quando torna a contatto con quel mondo malato e pericoloso, abitato da dolore, malessere e solitudine lo fa per la necessità di appianare determinati sospesi e dare la possibilità al suo protagonista – a cui vuole molto bene – di redimersi e poter ricominciare. Un tragitto che, il giovane, deve compiere sotto la sorveglianza e il supporto ostinato di una madre che per Hedges rappresenta un po’ il modello tipo di tutte quelle madri (o genitori) che hanno dovuto affrontare situazioni drastiche - come quella di un figlio tossicodipendente - accumulando silenziosamente ferite invisibili, non rimarginabili.
Un punto di vista, questo, che viene messo, spesso, in secondo piano, o al massimo sul medesimo di chi è prigioniero e vittima delle proprie debolezze, ma a cui, invece, a un certo punto, Hedges dà l’impressione di voler dare peso maggiore, facendolo salire al di sopra di tutto e di tutti: e concedendo a Julia Roberts lo spazio per un paio di scene che sono, forse, la cosa che più resta impressa (emotivamente, almeno) del film. La prima è quella in cui la vediamo conversare in macchina con un amico del figlio che conosceva da quando era in fasce e che, ora, fatica a distinguere, tanto pietose sono diventate le sue condizioni (chiama tua madre, alla fine, gli dice). Mentre la seconda si svolge a casa di una madre che ha perduto la figlia, anche per colpa di Ben, e devastata le rivela che non salverai mai definitivamente suo figlio, ma ciò non significa che deve smettere di provarci.
Si tratta di due momenti molto repentini in cui “Ben Is Back” si prende il lusso di uscire leggermente fuori strada, di fare una pausa dalla sua scaletta rigida, ordinata e a tratti traballante, per diffondere una visceralità palpabile. Prima di tornare, infine, su quel tracciato più sicuro e dritto, in cui le ombre sparpagliate hanno un colore assai meno oscuro di quello che vorrebbero fare apparire.
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