Re della Terra Selvaggia - La Recensione

La natura, la vita, il mondo, visti perpetuamente con gli occhi innocenti di una bambina di appena sei anni. Deve essere stato questo a fare di “Re della Terra Selvaggia” un piccolo grande gioiello.

La pellicola d’esordio del giovane regista Benh Zeithlin, servendosi del cammino della piccola protagonista Hushpuppy - inteso sia senso letterale, ma soprattutto di crescita - allarga gli orizzonti di un’avventura che non finisce mai di vivere e di ruotare una volta posizionata nella testa dello spettatore. Una storia che oltre ad affrontare la maturazione, si riserva di rivendicare il senso di appartenenza nei confronti di una terra natia, e di sopravvivenza alla stessa nel momento in cui questa si pone ostile verso di noi.

Tra realtà e magia viene presentata allora La Grande Vasca (in originale Bathtub), la zona paludosa abitata da una comunità che ha scelto di continuare a vivere a contatto con la natura, abbracciando uno stile di vita selvaggio e ripudiando con disprezzo quello evoluto corrente. In essa vivono anche Hushpuppy e suo padre Wink, sorretti da un duro legame, in apparenza severissimo, ma che in più di un’occasione si lascia sfuggire in tutta la sua dolcezza. Gli equilibri stabili che ne regolano l’esistenza all'improvviso però saltano come facessero parte di un effetto domino: una malattia sembra colpire il cuore di Wink e, in sequenza, un uragano si scaglia addosso a La Grande Vasca allagandola e rendendola inabitabile, costringendo così i suoi abitanti a migrare o a sopravvivere in condizioni di scarsa sicurezza.

Se un piccolo pezzo si rompe, tutto l'universo si rompe. E’ la teoria con cui guarda alla vita la protagonista del film, e che la porta a sentirsi responsabile – per via di un dispetto al padre - della serie di eventi che colpiscono il suo genitore e il posto in cui vive. Inizia qui il senso di responsabilità che spinge Hushpuppy a dover trovare una soluzione a quelle che crede conseguenze di suoi sbagli, (non) consapevole di ciò che una bambina della sua età può e non può permettersi di aggiustare. Prova quindi a spostarsi oltre i propri confini, non sentendo inamovibile il legame che la lega alla sua terra d’origine e incoraggiata da un secondo, ignoto, mondo che, un giorno, ha fatto andar via dal suo anche la madre, che oggi vede raffigurata da una luce lontana lungo il tramonto a cui rivolgersi nei momenti di solitudine e di mancanza di sostegno.

Lo sguardo verso l'assenza di una figura materna che nel momento più alto di dolore e di confusione le si materializza in carne ed ossa davanti agli occhi, giusto il tempo che ad Hushpuppy serve per rendersi conto di quanto le sue radici siano piantante ne La Grande Vasca più di quanto lei potesse immaginare. E' il richiamo di una svolta che mette finalmente ogni pezzo del puzzle al posto giusto, tagliando il traguardo di un viaggio incredibile che culmina in una dimostrazione d’amore talmente potente da far commuovere un padre, una figlia e tutti i presenti intorno a loro.

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