Giovani Ribelli: Kill Your Darlings - La Recensione

Avere le idee chiare spesso può essere determinante, nella vita come nel cinema.
Sapere se quello che si vuol raccontare è la scintilla di partenza di un movimento artistico, lo spaccato di vita di uno o più personaggi che ne furono promotori, o la ricostruzione di fatti (uno in particolare) realmente accaduti nel corso delle loro distruttive frequentazioni, è il primo passo da compiere per potere ambire alla combinazione di qualcosa che altrimenti non troverebbe forze per rimanere in piedi.

La mancanza di forza nelle gambe difatti è ciò che affligge principalmente il lungometraggio (il primo) diretto da John Krokidas, che con "Giovani Ribelli: Kill Your Darlings" aspira a sgusciare attraverso moltissime vicende e principali personalità protagoniste del movimento Beat Generation - emerso negli Stati Uniti a metà degli anni cinquanta - volendone scandire, in preda alla foga, sintomi e inclinazioni con la stessa fame di chi ha intenzione di riempirsi il piatto fino all'orlo col rischio di andarsi a strozzare poi con le sue stesse mani. Lo spunto furbo ma allo stesso tempo azzardato di realizzare un surrogato moderno (ma molto, molto meno appassionante e avvinghiato alla causa) del bellissimo, indimenticabile "L'Attimo Fuggente" purtroppo impiega appena poco più di quell'attimo per sbandare e tramontare, si perde vittima di una storia che usa a malapena (solo nella prima parte) l'interessante sfondo in cui è collocata per preferire l'entrata in un tunnel di adagiamento torpido e incline a stereotipi già calpestati, che rimarcano le radici di una ribellione ancora fine a sé stessa e ancora troppo ondivaga per estendersi con convinzione e contagiare una sostanziale maggioranza.

Krokidas ha a che fare con una sceneggiatura (scritta da lui stesso e Austin Bunn ) folta e contemporaneamente mozzata in ogni ramo, potenzialmente possente ma concretamente confusa. Da parte sua non fa nulla per mascherare gli evidenti tentennamenti di stesura, vaga senza metà seguendo un flusso generico e approssimativo, limitandosi a portare a termine, con mestiere, il compito che gli è stato commissionato senza il minimo guizzo. Gestisce piuttosto bene un cast amalgamato e in forma, evitando a Daniel Radcliffe di evidenziarsi come anello debole della catena, e fa sapientemente di Dane DeHaan un riferimento per la cinepresa mostrandone il gran talento con l’incoraggiamento di una virata narrativa che sempre più lo spinge a zoommare sul suo Lucien Carr.

Troppo, tuttavia, è ciò che "Giovani Ribelli: Kill Your Darlings" chiede a sé stesso, si carica di un contenuto più pesante del suo peso corporeo, non accettando i suoi limiti e finendo col rimanerne soffocato e schiacciato. Evitare di farsi risucchiare dalla componente romantica e meno interessante della pellicola poteva essere una mossa assai più intelligente e vantaggiosa ma Krokidas non ci ha fatto caso. Indaffarato a vagare spaesato, privo del corretto orientamento.

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