[In Concorso] L'Intrepido - La Recensione

Quello della crisi è un tema intrascurabile al momento, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Perciò c’è poco da stupirsi se il cinema risenta fortissimo di questa situazione e si ostini ad esprimerla, ad esaminarla e, perché no, ad aspirare di sanarla.

Col suo “L’Intrepido” quindi Gianni Amelio non si esenta da questo incarico e incanala una storia in cui un uomo - che evidentemente ha perduto il lavoro - si arrabatta come può nella professione di rimpiazzo occupando il posto di chi ancora un lavoro ce l’ha e, per determinati motivi, ha necessità di allontanarsi ed esser coperto per un’ora, un giorno o più. Si chiama Antonio Pane, ed è un quasi cinquantenne che pur di non stare con le mani in mano ogni mattina cambia lavoro a seconda delle opportunità che gli vengono proposte (cantiere, miniera, autista di autobus, operatore ecologico) mentre aspetta che bussi alla porta la seconda possibilità che lo collochi in via definitiva.

Uno sguardo grottesco sui tempi che Amelio inizialmente apre con ingegno, inquadrando bene il suo personaggio e dimostrando di volergli bene e di compatirlo per la situazione. Ma in realtà con la sua pellicola il regista aspira a voler dire molto altro, a non focalizzarsi su chi la sua possibilità l’ha avuta e perduta, e che probabilmente non potrà più riaverla, ma su chi non ha ancora avuto modo di sfruttarla e di toccarla. Sono i giovani infatti il vero bersaglio che “L’Intrepido” cerca di colpire con le sue frecce, quelli che vivono una situazione complicata non avendone mai conosciuta una migliore, i giovani impauriti, deboli, che han perduto le speranze e lottano ogni giorno con la preoccupazione di non spuntarla per pagare l'affitto a fine mese.

Ha intenti positivissimi Amelio, un soggetto niente male, peccato allora che vada a perdersi in uno sviluppo che concede piacere e trascinamento solo a singhiozzi. Dissipa il controllo dell’intreccio esattamente quando prova a mischiare alla vita del personaggio di Antonio Albanese (bravissimo) quelle dei due personaggi più giovani su cui poi la sua pellicola dovrà, in qualche modo, poggiare il punto di vista. Esce da un impostazione a canale unico e si introduce nell’altra a canale triplo nella quale poi il suo sguardo si distrae troppo e spesso, perdendo di messa a fuoco ed esposizione.

Scopriamo quindi che Amelio la crisi la guarda si ma da lontano, che la sua apertura visiva è più orientata a chi questo mondo deve continuare a viverlo e a costruirlo piuttosto che a coloro che han già dato molto e ad arrangiarsi, non solo sono molto abili, ma spesso trovano più stimoli. Seppur carico di speranza “L’Intrepido” non trova comunque la forza per sbarcare il lunario e affermarsi in pieno, si lascia influenzare troppo dal suo protagonista magari, accontentandosi di tenere botta e di sopravvivere onestamente.

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