Tom à La Ferme - La Recensione

Un pennarello blu macchia un tovagliolo di carta con parole d’amor perduto, compone una frase di perdita, alludendo alla morte di qualcuno che dovrà, ma non potrà essere sostituito. Ad appuntare quello che poi si rivelerà l’inizio di un discorso funereo è Tom, ragazzo che ha appena perso il compagno e sta oltrepassando il Canada per prendere parte al suo funerale.

Il francese Xavier Dolan imbastisce un thriller psicologico, affascinante e suggestivo, una storia inquietante, in cui la sincerità è soppressa per ostentare una normalità finta, sofferta, pronta a riversarsi in aggressività e disperazione. Adotta una regia convogliata nelle atmosfere e nel terrore, quelle di un fratello represso sessualmente che costringe chi ha deciso di vivere allo scoperto a tornare a nascondersi, offrendogli in cambio un surrogato di calore famigliare che, probabilmente, a causa del suo orientamento ha perduto da tempo. E’ assai merito dell’impostazione allora se “Tom à La Ferme” per una buona prima parte colpisce e rapisce brutalmente, usa l'estetica, e l'angoscia di un rapimento implicito e claustrofobico subito da una personalità ancora fragile mentalmente.

Racconta una storia d’amore diversa “Tom à La Ferme”, distorta, in cui i due partner che nutrono attrazione reciproca si impongono con sofferenza di non manifestare i propri sentimenti in pubblico. Lo fanno per non deludere le aspettative di chi potrebbe non accettare, in particolare di una madre anziana che faticherebbe a comprendere la cosa e a cui è stato sempre più facile coprire che divulgare. Peccato però che si compiace un po’ troppo nella sua sicurezza Dolan, eccede un tantino nella maniera e nelle segnature, appesantisce quello che per gran parte era somigliato a un lavoro piuttosto sobrio e pulito, perdendo qualche pezzo con l’entrata in scena di un quarto personaggio, evitabile, che sposta l’equilibrio sbilanciandolo e spezzando quindi la concentrazione.

Pur non perdendo fascino, dunque, col suo decelerare e depotenziarsi “Tom à La Ferme” arranca agli ultimi metri, i decisivi, e comincia a soffrire una gestione forzata e meno stimolante di quella più fresca eseguita all’inizio. La pellicola si appiattisce notevolmente, si piega a una chiusura meno efficace e piuttosto prevedibile rispetto a quella che ci si poteva aspettare.
Leziosità di Dolan - o voglia di rimanere fedeli alla piéce da cui il film prende spunto - che si tramuta nell’ennesimo esempio di come percorrere fino in fondo determinate strade a volte, e nonostante il rischio, possa rivelarsi più remunerativo di un facile rifugio già utilizzato e poco intrigante.

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