Il francese Xavier Dolan imbastisce un thriller psicologico, affascinante e suggestivo, una storia inquietante, in cui la sincerità è soppressa per ostentare una normalità finta, sofferta, pronta a riversarsi in aggressività e disperazione. Adotta una regia convogliata nelle atmosfere e nel terrore, quelle di un fratello represso sessualmente che costringe chi ha deciso di vivere allo scoperto a tornare a nascondersi, offrendogli in cambio un surrogato di calore famigliare che, probabilmente, a causa del suo orientamento ha perduto da tempo. E’ assai merito dell’impostazione allora se “Tom à La Ferme” per una buona prima parte colpisce e rapisce brutalmente, usa l'estetica, e l'angoscia di un rapimento implicito e claustrofobico subito da una personalità ancora fragile mentalmente.

Pur non perdendo fascino, dunque, col suo decelerare e depotenziarsi “Tom à La Ferme” arranca agli ultimi metri, i decisivi, e comincia a soffrire una gestione forzata e meno stimolante di quella più fresca eseguita all’inizio. La pellicola si appiattisce notevolmente, si piega a una chiusura meno efficace e piuttosto prevedibile rispetto a quella che ci si poteva aspettare.
Leziosità di Dolan - o voglia di rimanere fedeli alla piéce da cui il film prende spunto - che si tramuta nell’ennesimo esempio di come percorrere fino in fondo determinate strade a volte, e nonostante il rischio, possa rivelarsi più remunerativo di un facile rifugio già utilizzato e poco intrigante.
Leziosità di Dolan - o voglia di rimanere fedeli alla piéce da cui il film prende spunto - che si tramuta nell’ennesimo esempio di come percorrere fino in fondo determinate strade a volte, e nonostante il rischio, possa rivelarsi più remunerativo di un facile rifugio già utilizzato e poco intrigante.
Trailer:
Commenti
Posta un commento